più lecito sostenerla con un minimo di serietà se non si dimostra che, contrariamente a quel che Krus:cev ha affermato, la situazione sovietica del 1936-'38 era tale da giustificare politicamente il terrorismo rivoluzionario, con tutto ciò .che esso ha ·compo,rtato di crudeltà, di delazioni, di avvili1nento mo·rale collettivo, nella gara alla denuncia reciproca e al'lo spiOIIlaggio, sotto l'impero del sentimento, cosi liberale e progressivo, della paura universale e ind,iscriminata. Cosi poco Gabriele Pepe ha da ridire sul regime staliniano, da appigliarsi persi1no alla tesi, tipicamente reazionaria, del cc disgelo » come prodotto di sole esigenze di politica estera. Non è l'insensibilità umana e morale che più urta in questi atteggiame11t,i; ma la prova sconfortante ch'essi danno di abitudini ormai connaturate di superficialità e di frettolosità mentale. Lo stesso storicismo si è convertito in meccanico formulario, in -comodo rifugio per la pigrizia menta'le e ,i,I bisogno conformistico di sfuggire agli interrogativi e ai prdblemi più inquietanti. Nel confronto, anche la sottile ipocrisia dell'on. Togliatti appare decisamente no·bilitata dalle esigenze pratico-politiche che la sorreggono. In tutto ciò c'è qualcosa di p·articolarmente triste per chi, come noi, ha appreso a guardare a questi uomini, negli anni più difficili, come maestri di una cultura che era conforto e speranza. Esaurimento, in ogni senso, di uomini che nell'antifascismo hanno dato le iloro forze migliori? Forse: ma, forse anche - è lecito il dubbio per lo meno - emergere di vecchie e avvertite debolezze, intellettuali e morali, che già p,reesistevano e che adesso sembrano rimaste sole a dominare in un campo altrimenti sterile , e deserto. Fortunatamente, però, si ·deve dire che manifestazioni carne queste ,del Pepe, del Flora, del Russo, sono ,diventate ormai episodiche: il fro,ntismo intellettuale, come quello politico, attraversa una crisi che ci sembra molto seria. Dispiace però che siano proprio qt1esti uomini i protagonisti di tali manifestazioni, i '.Più ostinati a perseverare sulla strada che gli eventi hanno così duramente •condannato, intervenendo a dar ragione a tutti coloro che si erano rifiutati di imboccarla e che avevano cercato di trattenere chi incautamente vi si inoltrava. Si deve aggiulllgere pure che più severi• suonano oggi i giudizi contro ,gli atteggiamenti che abbiamo descritto. Così, in una nobile lettera aperta, pubblicata sul Messaggero) a1 l Flora ha ris,posto Mario Vinciguerra. E non si dica che il Vinciguerra ha rivelato tendenze conformiste, clerico-moderate, forcaiole magari; an·che questo albbiamo sentito 1 dire i1nfatti. Del Vincigt1erra deve dirsi invece che egli appartiene alla stessa famiglia dei Pepe, Russo, Flora; ma più di essi ha conservato la preoccupazione della coerenza e meno di essi si è abfbandonato a incontrollati im- - ·pulsi; e quelli tra noi che modestamente sono venuti ultimi a poter s.cegliere quella stessa famiglia come la propria non possono non essere grati [47] Bibloteca Gino Bianco \
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