Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

altri la vedessero; ma ciò non vuol dire che si debba svisarne la natura e l'ispirie1zionepiù profonda. Una storia che volesse essere veramente « sociale » del movimento cattolico dovrebbe proporsi, ancora più che lo studio delle sue basi e della sua organizzazione economico-sociale, l'indagine nel profondo della vita religiosa delle masse cattoliche italiane, dai ceti più alti ai contadini, sforzandosi di ricostruire nei .suoi lineamenti concreti il dramma aperto nella coscienza dei credenti dalla questione romana e dal trionfo del liberalismo. Una storia siffatta, insomma, dovrebbe essere anzitutto una storia della vita religiosa delle grandi masse del popolo italiano. Storia assai difficile, e tuttora da scrivere, che certo il Candeloro non poteva darci d'un tratto: ma di essa nel suo volume non si trova, nonchè il· tentativo, neppure il disegno (96 ). Un'analisi approfondita dei rapporti strutturali che dopo il 1870 vengono stabilendosi tra mondo cattolico e borghesia italiana, accennata appena dal Candeloro, è stata compiuta invece, limitatamente a Roma, da Alberto Caracciolo, nel recente v.olume ch'egli ha dedicato alla storia della capitale · ( 96 ) Della larga eco che le tesi del Gramsci hanno avuto anche nei modesti tentativi storiografici di parte cattolica non può qui esser discorso. Vaie tuttavia la pena di ricordare che la tesi generale del Gramsci sul Risorgimento venne subito fatta propria dal gruppo dei comunisti cattolici., Franco RoDANOi,n Rinascita, III, 1948, pp. 471-72, ha fatto della critica gramsciana alla insufficienza storica della borghesia italiana il punto di partenza per un declassamento della rivoluzione risorgimentale a moto di classi privilegiate, inette a porre in modo rivoluzionario il problema dei rapporti con la Chiesa per la loro diffidenza delle masse, e costrette quindi a trasferire il conflitto sul piano << ideologico '> dell'anticlericalismo. E questa concezione del Risorgimento come moto << borghese '> e non creatore di libertà è stata fatta propria anche da G. DE RosA: L'Azione Cattolica. Storz:apolitica dal 1874 al 1953, vol. I, Bari, 1953, pp. 118-19, nota. È una visione caratteristica della confusione mentale propria di tutto questo gruppo. Che il Risorgimento abbia rovesciato solo l'aspetto politico-statale e non quello sociale del mondo feudale, è un'affermazione che basta da sola a mostrare a quale livello sia la conoscenza che il Rodano ha del Risorgimento. Tutto il libro del De Rosa, che, per altro, non manca di qualche intuizione felice, è anch'esso viziato dall'equivoca riduzione del Risorgimento a rivoluzione << borghese >, come rivoluzione di privilegiati, il cui anticlericalismo sarebbe appunto [35] Bibloteca Gino Bianco

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