Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

del ceto borghese dell'isola» (88 ); e poco più oltre riconoscerà che !~alleanza con l'aristocrazia « rivelò ai borghesi che i rapporti sociali esistenti servivano <Jtlimamente a far perseguire i fini econ.omici che essi si proponev,ano, senza perciò dover condividere necessariamente i frutti di quell' azio11e, e tanto meno una parte del potere politico, con gli strati contadini >> ( 89 ). Insomma: una classe come il <<ceto civile» dei municipi siciliani, priva di attività produttive, legata alle professioni, all'usura, alla piccolissima proprietà, redditizia solo grazie allo sfruttamento del lavoro contadino, era parte costitutiva d·elLa struttura feudale esistente; e non poteva mettersi alla testa delle insurrezioni contadine senza perciò stesso mirare alla distruzione delle basi economiche della propria esistenza sociale, senza cioè negarsi com·e classe: che è esattamente il contrario di quel che ~vvenne in Francia. La differenza radicale tra le due sistemazioni si coglie in maniera evidente pel fatto che in Sicilia, come s'è visto, i colpi dei contadini insorti si rivolgono anzitutto contro il ceto civile, anche laddove, come a Bronte, un tentativo di direzione borghese vi fu; che è appunto l'espressione dell' <<oggettivo>>antagonismo delle due classi, che in Francia appaiono invece solidali contro il mondo feudale. E si aggiunga poi -il carattere utopistico della <<legge agraria » auspicata per la Sicilia, come di un po' tutta la tradizione della legge agraria nell'Ottocento. Il Romano ironizza il Corleo per il suo concetto 'scientifico' della inopportunità di dar terra a contadini senz,a mezzi, che gli sembra potersi « riassumere nell'affermazione del diritto del governo a togliere in anticipo ai piccoli e medi pr,oduttori ciò che nel corso del tempo sarebbe stato loro tolto dalle 'leggi naturali dell'economia'>> (90 ). Eppure, anche Cattaneo, che di agricoltura se ne intendeva, aveva scritto al Crispi nel luglio 1860: « Il distribuire le terre incolte ai soldati non ~vrà effetto. Dar terra senza capitale, è come dar bottiglie senza vino» (91 ). E senza, per di più che quelle tali <<leggi naturali dell'economia » potessero agire, oltre che come forza spogliatrice dei ( 88 ) I vi, pp. 53-54. ( 89 ) I vi, p. 63. ( 90 ) lv~, pp. 244-45. ( 91 ) Cit. ivi, p. 240. BiblotecaGino Bianco [32]

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