sbocchi siano principalmente nei territori inglesi è, a questo fine, irrilevante (tanto varrebbe definire coloniale la produzione lombard,a di seta, data la sua dipendenza dal mercato londinese). Carattere addirittura concorrenziale ha poi l'industria tessile più sviluppata, la tessitura di cotone, che verrà liquidata quand.o l'isola sarà annessa, dopo il 1860, al mercato mondiale; e altrettanto si dica per una buona parte dell'industria della seta. Perplessità varie suscita anche la ricostruzione delle vicende politicl1e del Risorgime.nto siciliano tentata dal Romano. Non già che non vi sia ricchezza di punti di vis~a e di osservazioni interessanti; e in particolare sembrano apprezzabili le pagine dedicate alla rivoluzione del 1820, che esattamente ne indicano la deficienza fondamentale nella mancanza di una borghesia dem,ocr,aticadecisa a mettersi alla testa delle masse artigiane. Inaccettabile invece, come si è visto, l'interpretazione del moto liberale del '12; mentre per la rivoluzione del ~48 va sottolineato eh' essa non può in alcun modo intendersi come espressione delle esigenze della borghesia industriale protezionista, qt1ando proprio i propagand.isti del sistema protettivo, i Malvica, i Mortillaro, si riveleranno alla fine agenti borbonici, e saranno invece libero scambisti come il Ferrara, il D'Ondes, il Busacca ecc., che saranno al centro della rivoluzione; e, ancora per il '48, appare affatto inadeg~ata la val11tazione della frazione radicale guidata dai C.or- . dova, La Farina ecc. Ma sopratutto val la pena di discutere le conclusioni dell'ultimo e più ampio saggio sui contadini nella rivoluzione del 1860, che più chiaramente rivela lo sforzo di tradurre la tesi del Gramsci nella concreta interpretazione storica. Si tratta in effetti di un lavor,o assai notevole, fondato su una ricca documentazione e che molto contribuisce, insieme allo studio di poco anteriore del Mack Smith (80 ), a mostrare che nel 1860 si ebbero agitazioni contadine più ampie che non si credesse. Il Romano afferma che i problemi e decreti di Garibaldi sulla spartizione dei demani, la concessione di terre ai volontari e alle vedove ecc., legittimavano l'attesa popolare che la rivoluzione sarebbe sboccata nella divisione della terra; e si attarda a descrivere, con compiacenza, le gesta delle squadre che, p. es. a Biancavilla, « si facevano giudici ed esecutori della volontà popolare, prelevando e fucilando i civili contro i quali maggiormente si rivolgeva l'odio ( 85 ) D. MAcK SMlTH: The Peasants' Revolt of Sicily in 1870, in Studi in onore di G. Luzzatto, Milano, 1950, vol. III. [30] BiblotecaGino Bianco
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