Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

I r lotta di classe diventata integrale e completamente consapevole, rièonosceva e proclamava se stessa >>. Quale il posto degli studi sul movimento operaio nella visione complessiva della storia unitar,ia ? Più intense ricerche su questi problemi, da condurre prevalenteme11te su scala locale, già da tempo erano state auspicate, nell'intento di allargare l'ambito della visione tradizionale della storia d'Italia. Ma questo mod,o di intendere gli studi sul movimento operaio e sulla storia locale in funzione integrativa della storia dello Stato e delle classi dirigenti è stato recisamente rifiutato qualche anno fa da Ernesto Ragio.. nieri (70 ); e la sua tesi riscosse sulle prime in campo marxis~ larghi consensi, che sembrano -però alquanto attenuati negli ultimi tempi. Il Ragionieri ritiene, partendo dalle osservazioni del Gramsci sulla storia delle classi subalterne, che la storia di esse debb,a svolgersi su basi local!i, per il carattere frammentario e disgregato che è proprio di quelle classi; solo per questa via si giungerebbe a quella storia << integrale » dei ceti subalterni che Gramsci aveva auspicato. A giudizio del Ragionieri si porrebbero in tal modo le premesse di un totale rovesciamento della concezione dominante deiia storia d'Italia, che non apparirebbe più accentrata sullo Stato liberale e sulla classe dirigente, ma sulle grandi masse popolari. Compito degli studi òi sto~ia locale così concepiti è perciò la preparazione di materiale « per una storia nazionale di tipo diverso, la quale trovi il suo centr.o e il suo momento di maggiore importanza nella attività degli uomini costituenti il complesso della sooietà civile>> (71 ). Ma si tratta, in realtà, di un progr;imma intimamente contraddittorio. Già par discutibile, ed è stata discussa, la visione della storia locale come storia, essenzialmente, delle classi subalterne, quando è chiaro che ogni vicendja della vita locale non può non essere strettamente legata all'attività del ceto dirigente; e ancor più rischiosa appare la pretesa di costruire una storia nazionale incentrata sulle masse popolari, fuori del nesso connettivo realizz,ato dalle classi dirigenti e dall'apparato politico.statale. Proprio in quanto le masse popolarii sono ancora scarsamente partecipi della vita dello Stato, è inn_egabile che non si dà storia nazio- ( 70 ) E. RAGIONIERI: Un com_une social,:sta: Sesto Fiorentino, Roma, 1953. ( 71 ) Ivi, pref., p. 11. Un tentativo di ampliamento di quest'ordine di ricerche ha compiuto il RAGIONIERsItudiando La formazione del programma amministrativo social.istain ltali·a, in Movimento Operaio, N.S., V, 1953, nn. 5-6, p. 685 sgg. [24] Bibloteca Gino Bianco ...

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