interpretazione del primo decennio di storia del socialismo nell'Italia unitaria. L'intuizione dalla quale muove il Romano, la continuità cioè fra la tradizione garibaldina e il primo socialismo nostrano, e in particolare la persistente vitalità del pensiero del Pis,acane e di quello federalista in alcuni importanti filoni di quel moto, era certo assai seducente: ma a questa ricerca si sovrappone, fino a soffocarla, il tentativo di dimostrare a ogni costo che il Bakunin fino al 1872 non ebbe alcuna influenza in Iia1ia dove fino a quella data solo il Consiglio Generale di L.ondra, guidato da Marx ed Engels, avrebbe suscitato e diretto l'organizzazione socialista. Tesi, questa, di impossibile dimostrazione, m.a per la quale il Romano si impegna, 'affatto gratuitamente, in uno sforzo che par quasi di destrezza e di abilità combinatoria di testi e di documenti che .occupa quasi interamente i primi due volumi, e che fallisce interamente al suo scopo. Per il Romano il bakuninismo, quasi inesistente in Italia fino al settembre 1872, avrebbe fatto irruzione e conquistata tutta l'organizzazione dell'Internazionale in Italia nei pochi mesi che vanno dal settembre al dicembre di queil'anno (57 ). Assolu~amente non intesa rimane p.oi la figura di Bakun1 in, ridotto alle dimensioni di uno scroccone, vanesio, ambizioso, intrigante e persin traditore e deviazionista (58 ), invece che illuminato nella eredità romantica e nel ribellismo individualista che lo caratterizzarono e che gli permisero di farsi strµda entro larghe masse arretrate che in tal modo si accostarono per la prima volta al socialismo. Per di più, questi atteggiamenti non sono neppure ben fermi in tutta l'oper,a: chè alla fine è dato leggere un giudizio di tutt'altro tono sul Bakunin (59 ), mentre nell'esposizione delle vicende dell'internazionalismo dal 1872 alla « svolta >> di Andrea Costa il piglio polemico si attenua in un tono d,i lieve ironia non scevra tutt,avia di rispetto, che appare in verità assai più accettabile. Ed è questa incertezza di idee direttive e questa contraddittorietà un limite di un po' tutta l'opera, qua e là inficiata anche da equivoci assai singolari (60 ). ( 57 ) Ivi, vol. II, pp. 164-65, 208. ( 58 ) Di tradimento e di deviazionismo si parla nel vol. I, p. 126. ( 59 ) Ivi, vol. III, p. 251. ( 60 ) Ne segnaliamo due, di un certo rilievo. Nel vol. III, p. 33, a riprova del1' affermazione che lo Stato della Destra faceva una politit1a nell'interesse dei capitalisti si cita l'ovvia presa di posizione del Sella a favore della tassazione sui redditi e non sui capitali: principio, questo, valido per qualsiasi ordinamento finanziario. [19] Bibloteca Gino Bianco
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