Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

L positiva valutazione della Destra, alla quale, sulla scorta dell'Omodeo, del Rosselli, dello Chabod, si rico11osceil merito di avere risolto « problemi giganteschi», assicurato « efficienza e continuità>> agli ordini costituzionali, conquistato indipendenza morale e autonomia politica nelle relazioni internazionali, smorzato il grave dissidio religioso del Risorgimento. << Per la politica economica, l'aver saputo superare le gravissime ,diffico,ltà finanziarie ,dovute all'unificazione, e pur attraverso sacrifici gravissimi, l'aver raggiunto l'equilibrio di un bilancio modesto ma stabile: ferrovie, strade, ordinamento amministrativo, danno ora alla nazione il carattere di Stato moderno» (55 ). E' chiaro che con ciò siamo fuori non solo delle po,sizioni gramsciane, ma anche di qualsiasi forma di revisionismo, e di mitologia della << rivoluzione fallita»; perchè l'affermazione limitativa che un,a siffatta rivoluzione e una siffatta politica lasciarono tuttavia fuori della vita delloj Stato .interi settori della società rurale e cittadina, e che di conseguenza dopo il 1860 suona nella storia d'Italia l'ora delle masse, che con le agitazioni e le varie forme di s.ocialismo cer~ano di aprirsi la via a _un adeguato assetto della società nazionale e nello Stato, non designa affatto una posizione revisionistica, ma un concetto scientificamente maturato e p.Ccettatoda tutti gli studiosi. Senonchè, proprio in tale quadro complessivo appaiono p1 iù difficilmente comprensibili le violente requisitorie, di tono acerbamente moralistico, alle quali l'autore si abbandona a ogni pie' sospinto contro la ·borghesia e i governi del Risorgimento e dello Stato unitario. Rileggendo l'esposizione dei rapporti tra il capitalismo e lo Stato (56 ) durante ii.I governo deJla Destra, raffigurati non solo in termini di asservimento di questa ai peggiori affaristi del paese, ma spesso addirittura in termini di scandali e di lo,sche complicità, vien fatto di chiedersi come possa giustificarsi questa esposizione di fronte al giudizio complessivo sulla politica eco·nom1 ica della Destra riferito di sopra; come possano sostenersi, di fronte a questo più ampio e spiegato atteggiamento storico, le critiche alla politica del pareggiio di un Sella, tanto meno audace e creativa certo di quella di un Cavour, ma re,alizzata anche in tutt'altre circostanze, e quando tutt'altro era l'ordine dei compiti che si ponevano agli uomini di governo. Perplessità non minori suscita la ( 55 ) Ivi, vol. III, p. 240 sgg. ( 56 ) Ivi, val. III, pp. 11-105. [18] BiblotecaGino Bianco

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