Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

tollerarsi, ma anche a volersi bene, con la conseguenza che il mondo sembrerà · più largo, più vario e più lieto. Alla tolleranza non si nasce, ma ci si coltiva, con la lettura di scrittori come Voltaire, Sainte-Beuve, France e 1vianzoni. E Pancrazi conclude: << ieri fu di moda essere fanatici, esclusivi e terribili, anche senza convinzione; se oggi diventasse di moda essere, anche senza convinzione, intelligenti, com1 prensivi e buoni figliuoli, sarebbe già un bel guadagno». Ma la tolleranza non è l'unico aspetto di questa rinnovata civiltà auguratasi da Pancrazi, altro elemento essenziale è la mancanza, la morte della propaganda. Croce aveva stigmatizzato con parole incisive che si viveva in un mondo ove il posto che si dava alla cultura era sensibilmente diminuito e a questa erasi sostituita la incultura della propaganda che lascia sussistere e per di più avvelena la ignoranza, e Pancrazi auspica che venga il giorno in cui si lotterà per le idee come sono e non truccate, perchè << la finezza vera di un ingegno, anche più che dalla sua refrattarietà a subire la propaganda, si rivelerà sempre dalla sua ripugnanza a imporla». Altre questioni più particolarmente letterarie lo interessano, ed· egli osservando cerca di trarre una moralità. Discorrendo della terza pagina, per esempio, dà una lezione di critica oltre che di morale. La terza pagina moderna - dice - ha scarsezza di problemi umani e risolve tutto in una classificazione netta e sbrigativa, a volte completamente inadeguata a farci sentire e capire l'arte, ben diversamente da quello che facevano i , precedenti critici della terza pagina, quale ad· esempio fu Ferdinando Martini. Questi avevano meno chiaro il concetto di arte, ma sapevano meglio indirizzare i gusti e orientare i lettori, e arricchivano la presentazione degli scrittori (e tanto più valido il metodo quando, come spesso accadeva, restavano solo nel vestibolo dell'opera d'arte), considerando il fatto artistico come un fatto psicologico, morale, sociale e politico, dando ad esso il colore e il calore del tempo. E mostr~ come per fare questo, nello studio dei moderni e dei minori, si possa prendere a modello proprio il Croce, non quello di Poesia e non poes,:a e di Poesia di Dante, ma quello delle Var,:età e degli Aneddoti di var1:aletteratura. Come si vede, gli scritti raccolti sono di occasione, circoscritti in un periodo di tempo che fu di riadattamento alla vita culturale e civile, e quindi risuonano moniti ed esemplificazioni che dovrebbero condurre ad una rieducazione psicologica e morale resa ormai possibile dalle cambiate vicende patrie. Ma Pancrazi supera il punto di partenza (e per questo egli è un vero moralista), e quelle parole dette alla fine del triste ventennio, si possono leggere ancora oggi a dieci anni di distanza con interesse, e possono esserci di I guida e di incoraggiamento. Vedi le pagine su L'inviato speciale, ove si delineano le origini e i limiti di questo aspetto del giornalismo che è stato messo così spesso in discussione anche su questa rivista. Con quella chiarezza che gli è propria e quel sottile umorismo che dà maggior rilievo e presa al suo dire, Pancrazi esamina le trasformazioni graduali che la figura del giornalista viaggiante (così preferisce chiamare l'inviato specia- [126] Bibloteca Gino Bianco

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