Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

le) ha subito dai primi del secolo ad oggi. Ai primi del secolo si poteva nettamente individuare nei giornali la parte giornalistica e quella del letterato. Letteratura e cronaca, invenzione e fatti, colore e cose vere tenevano posto in due sezioni separate. Poteva capitare che si affidasse ad un letterato un << servizio speciale», ma erano casi eccezionali, come quando si chiese ad Edmondo de Amicis il << servizio » della presa di Roma (e De Amicis saggìamente, aggiunge Pancrazi, prima di scrivere, ci dormì sopra: << Tutto quello che ho veduto ieri mi pare ancora un sogno... »). In ogni modo i giornalisti si occupavano di sociologia, di economia e di statistiche, e i letterati stavano nei giornali come un roseto in un orto utilitario, per lo svago dell'occhio, del naso e delle farfalle... un posto minore, n1a non per questo me!1o ambito. Poi le cose mutarono. Il cambiare dei gusti, il desiderio del nuovo, o forse, come è detto scherzosamente, un processo di endos·mosi per un rapporto di vicinanza, fecero sì che letteratura e cronaca divenissero tutt'uno. A questo più tardi si aggiunge un ben più serio motivo, quello politico. E venne il tempo in cui anche giornalisti molto intelligenti impararono a dissimulare la loro intelligenza sotto una forma di vago impressionismo, dato che un troppo acuto prevedere, confrontare e riflettere poteva essere pericoloso. Così quel fenomeno che si era iniziato per un cambiamento di gusti e quasi un desiderio di adeguarsi ai nuovi mezzi che si avevano a disposizione, il telegrafo e il telefono (e si ricordi Luigi Barzini), degenerò in l~ggerezza e superficialità; impressionismo e colore divennero il carattere prevalente ed assorbente di tutto il giornalismo, non solo di quello dei servizi speciali, e ancora si perpetua questo vezzo, donde altri ha ben_individuato in esso una deformazione professionale sui generis dovuta soprattutto a ragioni politiche. << Più sillogi~mo e meno tavolozza» - consiglia Pancrazi - << e che i giornali tornino ad essere sempre soprattutto e a ogni costo giornali ragionevoli ». Nelle Idee a perpendicolo è ancora un esame della mentalità comune del mondo in cui viviamo, e sarebbe tempo di ben diversa maturazione: << è da credere » - conviene citare per l'evidenza e chiarezza del passo - << che nelle teste degli uomini le idee, a contar le, siano oggi più che mai non fossero. Solo che, nelle teste di molti uomini, oggi le idee amano starci per ritto, rigide, direi proprio allo stato verticale; non vi si adagiano, non riposano, non si allargano, per bisogno o desiderio che abbiano di incontrarsi con le idee vicine. E quandole idee, anche le più belle idee, stanno nella testa in posizione verticale hanno già una certa tendenza a diventare idee fisse; e le idee fisse già si possono dipingere con immagini di bastoni ». Ritratto di uomini che hanno perduto il gusto,, il piacere e sopratutto il costume di intendersi, di arricchirsi e migliorarsi con, il riavvicinarsi reciproco. Il volumetto comprende anche altri saggi che aggiungono particolari a già note preferenze letterarie di Pancrazi, e si chiude con un saggio su Constant come moralista. Pancrazi aveva molta predilezione per Constant, per l'essere egli fra [127] Bibloteca Gino Bianco

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