PIETRO PANCRAZI: Della tolleranza, Pi- quilibrata da molto buon senso; il che renze, Le Monnier, 1955. ha dato sempre ai suoi scritti un colorito Vittore Branca ha voluto riprendere la interrotta collezione in ventiquattresi1no della casa editrice Le Monnier con un volumetto che ci riporta Pancrazi fra noi, Pancrazi che a quella collezion·e aveva dato nuova vita nel 1941 e l'aveva curata e arricchita di testi sempre amorosan1ente scelti fino al 1952, anno della sua morte. Gli articoli raccolti .nel volumetto comparvero su vari giornali, tra il '45 e il '47, i più nel settimanale La nuova Europa di Luigi SalvatoreHi, e sono di carattere più spiccatamente moralistico che letterario, così che il titolo di uno di essi, Della tolleranza, può bene adattarsi a tutta la raccolta. Li precede una introduzione, di Pietro Paolo Trompeo, che è un ritratto dell'uomo e dello scrittore: Pancrazi ci viene presentato come un << moraliste», nel senso che a questa parola dànno i francesi, un autore di riflessioni sui wstumi, il carattere e le azioni degli uomini: che non è un limitare la sua capacità di critico, ,ma un coglier.ne lo spirito più intimo, e cioè l'ispirazione naturale e spontanea che lo indirizzava al ripensamento delle favole di Esopo e al vagheggiamento della società umbertina con l'elogio del Collodi; che soprattutto lo guidava nella scelta, ed era già una critica, degli scrittori contemporanei dei quali faceva la cronaca letteraria, la critica giornaliera, come egli stesso diceva. Non è cosa nuova che al fondo della vena letteraria di Pancrazi vi fosse quel particolare atteggiamento dell'animo che fa guardare le cose del mondo con una sorta di commossa partecipazione, riedi saggio e avveduto morali9mo, con il sottinteso invito, anche negli scritti letterari, alla << tolleranza », al fine di una migliore comprensione di noi stessi e degli altri; ma in questo volumetto quel co• lorito è divenuto contenuto. Giustamente il Trompeo si !ifà alle poetiche pagine che Pancrazi pose come prefazione alle Cronache della guerra nel comune di Cortona: è qui il punto di partenza degli scritti raccolti: la guerra passa su Cortona, la piccola patria, e l'amore della piccola patria fa maturare gli animi. Nessuno resterà lo stesso, chi non diverrà più cattivo, diverrà migliore, ciascuno scrollerà da sè molto del di più, del vano e del privilegio, per cui più spesso l'uomo è estraneo o ne1nico all'uomo, << per un momento almeno gli uomini si accorsero che quello che li unisce può valere assai più di quello che li divide». E per questo alto senso di quella << qualcosa» che ci unisce nonostante tutto, Pancrazi fa un elogio così sentito della tolleranza, << la virtù colla quale si comportano senza alterarci le opinioni, le obiezioni altrui, e si compatiscono gli altrui difetti », secondo la ciceroniana definizione. E sottilmente distingue fra tolleranza per carità del prossimo, e tolleranza per intelligenza del prossimo: la prima « virtuosa », ma pericolosamente ambigua ·e in definitiva propensa a sfociare proprio nell'intolleranza, mentre l'altra, che nasce dall'intelligenza, può portare con lo scambio delle idee a una migliore intesa, per cui ciascuno finirà col correggeiie qualche idea sulle idee dell'altro, e i due avversari avranno imparato non solo a [125] BiblotecaGino Bianco
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