, è una somma di dati storici che giacciono al di fuori del calcolo economico, così nella teoria della popolazione come in ogni altro campo della teoria economica. Quello che influisce sulle scelte dell'individuo, come dell'uomo di governo, è la situazione presente, congiunta alle prospettive del-- l'avvenire. Il valore economico dell' uomo risulta quindi soltanto dalla sua capacità di produzione, e cioè dalla produttività del suo lavoro. Il modo corretto, anzi l'unico ragionevole, di calcolare il valore del lavoratore non è quello di capitalizzare i costi sopportati per la sua formazione, ma quello di scontai-e i rendimenti futuri del suo lavoro. Se questi sono negativi o insussistenti, lo Stato non ha nulla da perdere esportando capitale umano, anzi ha tutto da guadagnare, in quanto solleva la collettività dall'onere di ·mantenere un soggetto improduttivo. Il costo di formazione del lavoratore è certamente un costo reale che è stato subito inutilmente; ma questo vale quanto dire che sarebbe stato meglio se quel lavoratore destinato ad emigrare non fosse mai nato. Perchè è certamente inutile e dannoso allevare lavoratori per poi donarli ad altri paesi. Ma una volta che il lavoratore esiste, senza che il s.uo lavoro abbia una produttività positiva, la sua emigrazione può essere fonte di soli vantaggi. Il danno quindi ..non è originato dalla emigrazione, che è solo un rimedio ad un fatto compiuto, ma dalla errata politica demografica, che, in vista di discutibili fini politici, stimola la produzione di un ingente capitale umano, che nella migliore delle ipotesi è destinato ad essere donato prima o poi ad altri paesi. Impostata. cosi la questione si tratta di stabilire se e fino a qual punto la diminuzione della densità della popolazione possa essere un vantaggio per la collettività; e qui soccorre la teoria dell'optimum di popolazione. Se l'aumento delle forze lavorative si risolve in un aumento più che proporzionale o almeno esattamente proporzionale del reddito della collettività, allora il lavoratore ha un valore economico e. la sua emigrazione è una perdita per il paese. Ma se, come è il caso tutte le volte che si determina una tendenza emigrato-· ria, il lavoratore non è in grado di produrre un aumento del reddito nazionale pari almeno al reddito medio attuale, la sua presenza causerebbe un declino del reddito individuale, e la sua emigrazione è quindi un indubbio vantaggio. Tutto ciò prescindendo naturalmente dai problemi della qualificazione del lavoro, come da quelli dei vantaggi indiretti dei flussi • I\ m1grator1. Purtroppo il Buquet non ha ritenuto di soffern1arsi su questi aspetti di interesse immediato, per dare la precedenza alle argomentazioni teoriche di cui si è detto;. componendo un'opera di indubbia probità scientifica, che fornisce una sistemazione organica degli svariatissimi contributi che si hanno intorno ad un argomento, che, almeno per il momento, pare aver esaurito ogni possibilità di trattazione originale. AUGUSTO GRAZIANI [124] Bibloteca Gino Bianco ...
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