Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

Saremo noi certamente gli ultimi a contestare l'arretratezza e la gravità ,della situazione meridionale e la conseguente necessità di mobilitare, contro le forze che al mantenimento della situazione attuale sono interessate, un ampio schieramento di forze democratiche. Così non saremo neppure noi a contestare la parte che, nei progressi compiuti sulla via della demo- · ,cratizzazione della vita pubblica meridionale in questi anni, spetta all'azione delle forze di sinistra. Ma qual' è stata la funzione reale che il Movimento per la Rinascita ha svolto a questo riguardo? Per chi non voglia rendersi schiavo di vuote formule, non dovrebbe essere discutibile che centro ispiratore, guida e sostanziale realizzatore della politica del Movimento è stato in effetti il P.C.I .. Dovrebbe anzi essere chiaro che, - anche là dove la formula del Movimento non era vòlta in primo luogo a rendere possibile l'assorbimento di forze politiche restie per opportunismo e per riserve psicologiche ad un'aperta collaborazione con il comunismo - essa non ha mai cessato di essere una sovrastruttura organizzativa del P.C.I. nel Mezzogiorno, in vista di particolari fini della politica nazionale ed internazionale di questo partito. Nè ci risulta che finora il Movimento sia mai stato quell'organismo con proprie ragioni di vita, autonomo e funzionale, di cui parlano i nostri interlocutori. D'altra parte, non sarebbe potuto essere diversamente: 1) perchè il Movimento stesso aveva assunto .a propria esclusiva base ideologica l'interpretazione gramsciana della lotta politica meridionale e quindi nazionale, della quale interpretazione non è possibile postulare altra strumentazione che il tipo di partito leninista della classe operaia, quale in Italia si è venuto concretamente sviluppando in questi anni attraverso l'impetuosa avanzata dal P.C.I.; 2) perchè delle forze .che costituivano il Movimento il P.C.I. era il solo a possedere una salda .struttura organizzativa e una reale efficienza, ed insieme il solo a trovarsi in una fase di prepotente dinamismo. Ci sembra pertanto assolutamente inaccetta·bile l'asserzione dell'Arfè, secondo la quale << attraverso la pratica della politica della Rinascita venivano a su'bire trasformazioni notevoli, di natura tanto politica che organizzativa, gli stessi partiti socialista e comunista, che si erano praticamente rifusi in quel movimento». Di conseguenza ci sembra ancora che l'Arfè sopravvaluti l'importanza di quella traduzione ideologica del meridionalismo di Rinascita che, a suo ·parere, è rappresentata dall'opera di Carlo Scarfoglio, e che è stata rappresentata anche (aggiungiamo noi) dall'azione [10] Bibloteca Gino Bianco

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