Nord e Sud - anno III - n. 22 - settembre 1956

·non si è mai differenziato dal partito socialista in tutti questi anni. E si dice che il P.C.I. è subordinato al P.S.I. per sottolineare che qui è stato sempre quest'ultimo a prendere l'iniziativa, soprattutto perchè agli uomini qualificati che hanno diretto il socialismo locale non hanno corrisposto, fra i comunisti, personalità di rilievo. Anche oggi la deficienza di quadri dirigenti preparati è pressocchè assoluta nel partito comunista. E, per la verità, anche nel P.S.I. si rileva carenza di uomini politicamente e culturalmente maturi. U11discorso a parte merita per questo riguardo la D.C., la quale sembra ispirarsi al principio della « direzione collegiale >>, non già nel senso che la linea di partito sia determinata da un giudizio comune del direttivo, ma piuttosto nel senso che ciascun esponente si conforma alla deliberazione comune, in attesa di poter raggiungere e rovesciare il dirige11te più in alto. La D.C. è il partito che raggruppa il più nutrito numero di professionisti, molti dei quali si danno assai da fare per ·eccellere nell'interno del partito. La lotta assume talora aspetti violenti, e ai suoi sviluppi personalistici s'interessa gran parte dei cittadini. Di tanto ii1 tanto qualcuno viene estromesso e qualcun'altro gli subentra. Un fatto però è certo: le redini sono ben salde nelle mani della corrente di destra, nonostante le co11trarie affermazioni dei dirigenti. È chiaro che, in tali condizioni, un taglio netto debba distinguere la D.C. dal P.S.D.I. Questo ultimo, dopo la consultazione del '48, è andato progressivamente decadendo, in conseguenza soprattutto delle particolari circostanze in cui è venuto a trovarsi: prima l'allontanamento dell'on. ·Di Napoli, intorno al. quale si raccoglieva gran parte del proletariato; poi, riel '52, la legge maggioritaria che lo costrinse a isolarsi. Isolamento ancora più marcato per l'assoluta assenza di formazioni di democrazia laica, estranee alla tradizione di questi paesi. L'assenza di questi gruppi laici è favorita dalla scarsa maturità politica dei ceti medi, come dall'ancor troppo recente risveglio politico dei ceti contadini. Progredendo verso la prima e dando tempo al secondo di produrre i suoi frutti, chissà che non si debba tenere su Melfi, fra qualche anno, un assai diverso discorso. ENZO CARBONE [117] Bibloteca Gino Bianco

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