con un venditore di lupini. 'Con permesso? Vorrei piangere, dovendo assolutamente sfogarmi', disse. Invece foglie e sole lo avevano già rasserenato. »••• (10 ). ··- Poi venne la guerra. Don Ignazio « si era ridotto a vivere in un ' basso ' a Mergellina >>, ma anche su quella rudimentale abitazione, doveva abbattersi, sotto forma di bomba, la sventura, a saggiare definitivamente l' « oro » della sua rassegnazione. Il narratore si lascia andare al calore di un'apostrofe, ch'è una sorta di codice delle doti umane di << questa nostra pazza città di Napoli >>: « Posso immaginare ogni cosa, don Ignazio Ziviello. Davanti alle macerie della tua ennesima casa sconvolta, hai gesticolato e pianto. Chiunque, osservandoti, avrà pensato: ecco un uomo, gobbo quanto volete, che non sopravviverà alla sua disgrazia. Figuriamoci. Tu in un'ora qualsiasi dello stesso giorno hai scoperto una buca di bomba e un pezzo di lamiera. Sapevi dove trovare, inoltre, un tavolino e una sedia... Questo è soltanto il tuo ufficio; c.,heti ci lascino o no, e in attesa che ti assegnino una dentiera, tu a bocca vuota già ricominci a sorridere, Ziviello. Ciò è molto importante; suggerisce qualche considerazione, forse ... Il mare è a due passi, assorto e solenne davanti a questo martirio come un'acquasantiera. Non appena il cielo sarà sgombro di minacce - pensavo nel maggio del 1943 - i napoletani intingeranno le dita in questa cara acqua benigna, e fattisi il segno della Croce ricominceranno a lavorare e a ridere. » (11 ). Sembrerebbe che, anzichè tenersi costantemente al centro tra i due cliché, questa Napoli tenda più volentieri ad accostarsi al primo, ch'è il più antico, e di gran lunga il più facile, giocondo ed orecchiabile. Non che il « napoletano all'estero » non faccia anch'egli professione di verismo ( « i 11arratorioggi debbono ritrovare il coraggio dei fatti o andarsene al diavolo come ogni altra splendida superfluità» (12 ) ), o che non agganci talora a ben precisate proteste economiche il pittoresco << colore >>. dei suoi personaggi (<<alleradici di tutto il dolore di Napoli c'è questa grande assenza del denaro, il quale o manca o non si fida; non vive la sua vita, esiste solo ( 10 ) Ibidem, p. 12. ( 11 ) Ibidem, p. 17 segg. ( 12 ) Ibidem, p. 32. Bibloteca Gino Bianco [95] I "
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