Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

statare, in grandissima parte del territorio dello Stato Pontificio, condizioni di arretratezza e di miseria che nulla hanno da invidiare alle regioni meridionali. L'analfabetismo, la malaria, la deficienza di attrezzature civili, la primitività dei mezzi di produzione in cui quei territori furono tenuti per secoli, hanno lasciato tracce ancora ben visibili fino alle porte di Roma. Ancora oggi intiere provincie del Lazio sono in penosissime condizioni di arretratezza e di miseria, che impressionano il visitatore, ma sfuggono all'osservatore superficiale di statistiche regionali, in cui le medie dei redditi e dei consumi per abitante si formano sommando i dati (lell'Alto Reatino o di certe zone di Ciociaria con quelli della popola- • z1one romana. Anche nel resto d'Italia le cifre globali regionali che segnano generalmente un graduale progresso generale, nascondono le vicende che in quasi un secolo di vita unitaria hanno fatto sviluppare ,e progredire alcune provincie o parti di esse e ne hanno lasciato indietro altre; così che appare oggi consigliabile ricercare i confini topografici oltrechè i confini storici o geografici delle zone depresse. Questa ricerca va fatta comunque se si vogliono comprendere le ragioni più profonde del disagio meridionale e inquadrarle in un fenomeno più vasto che affligge tanta parte d'Italia e di altri paesi d'Europa; se ne gioverà la polemica meridionalistica perdendo quel tono di asprezza e di risentimento che talvolta affiora verso il resto d'Italia e spesso si esaurisce r1elle tesi del doveroso indennizzo. Giustino Fortunato aveva previsto che il maggior problema della vita unitaria sarebbe stato appunto << nell'equilibrio tra le forze economiche dell'alta con quelle ,della bassa Italia>>. Quell'equilibrio si è rotto, ma non già per colpa dell'Unità o. di una volontà di sopraffazione del Nord, ma piuttosto come conseguenza di un più vasto fenomeno .sociale dovuto alla fase della rivoluzione industriale che ha caratterizzato il nostro tempo: cioè, alla rottura dell'equilibrio tra -città e campagna. Le grandi attività manifatturiere hanno chiesto per decenni (è una fase che va avviandosi al superamento) il concentramento ,di masse sempre più ingenti di lavoratori accanto alle fabbriche. Ne è derivata una improvvisa e anormale espansione delle città industriali a scapito delle campagne. Le guerre e le svalutazioni monetarie, che han distrutto i piccoli suBibloteca Gino Bianco

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