dati risparmi e le precarie fortune di contingenza, han sospinto gli uomini dei campi e della borghesia rurale alla ricerca di un reddito maggiore, apparentemente più facile e più stabile, nelle città ove maggiori erano le attrattive offerte dal progresso e più numerose le opportunità offerte dal concorso di tanta gente industriosa. I I centri che attiravano gli insediamenti industriali è ovvio che fossero quelli più vicini alle più economiche fonti d'energia, o comunque meglio situati, o tecnicamente meglio organizzati per ricevere e trasformare le materie prime e diffondere i prodotti. Queste condizioni, nei passati decenni, si sono trovate più facilmente riunite nel triangolo Genova-Torino-Milano; ed è naturale che quella zona venisse prescelta dai complessi industriali che si andavano creando spontaneamente o per effetto di una politica protezionistica; inevitabile che essa divenisse perciò sempre più il centro d'attrazione delle principali ' iniziative. Per alcuni decenni lo sviluppo del nostro paese si è verificato secondo linee di caratterizzazione in senso sempre più industriale per determinate zone ed in senso sempre più agricolo per altre zone. Il fattore demografico ha inoltre influito ulteriormente ad accentuare questa caratterizzazione. Il forte incremento naturale della popolazione nelle zone agricole e soprattutto nel Sud, per la mancanza di uno sviluppo industriale capace di adeguare le possibilità di occupazione alle capacità lavorative disponibili, si risolse in una generale tendenza all'emigrazione. Oltre il limite delle possibilità di sostentamento, quando non funziona il correttivo della riduzione dell'incremento naturale, entra in gioco, come un ver sacrum delle antiche stirpi, il. fenomeno dell'emigrazione. L'eccedenza di popolazione del Meridione ha cercato lavoro oltremare o si è riversata nel Nord. L'apparente armonia di sviluppo che le ) statistiche denunciano nei loro dati (come il solito complessivi e riassuntivi) nasconde, dietro le quasi identiche cifre di aumento della popolazione dal 1861 al 1951 (82% nel Nord e 83% nel Sud), non solo l'imponente e, in un certo modo, al di là delle personali sofferenze, vitale e gioioso rivolgimento sociale di masse di emigranti meridionali riversatesi 1 a colmare le deficienze demografiche delle regioni settentrionali, ma anche_il dramma del decadimento delle restanti popolazioni selezionate in senso peggiorativo dalla eliminazione sistematica dei più intraprendenti e dei più attivi. [8] Bibloteca Gino Bianco
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