rare nel prossimo cinquantennio, anche a causa dell'aumento relativo. dei <<vecchi>>l,a cui importanza percentuale è tuttora scarsa nella com:posizione qualitativa della popolazione del Mezzogiorno. Lo sfavorevole rapporto tra individui attivi e improduttivi nel Mezzogiorno concorre a im;pedire l'allineamento dei redditi unitari delle popolazioni meridionali a quelli delle popolazioni del Nord (29 ). Per quanto riguarda il numero assoluto delle forze di lavoro del Mezzogiorno, la drastica riduzione delle emigrazioni transoceaniche nell'ultimo trentennio ha alterato la precedente tendenza alla stazionarietà. Negli ultimi anni le forze di lavoro sono andate rapidamente aumentando nel Mezzogiorno, salendo, da milioni 5,8 nel 1941, a milioni 6,9 nel 1954. Le previsioni demografiche fanno altresì prevedere un loro notevolissjmo incremento fino alla fine di questo secolo. Come conseguenza delle elevate f econdità del Mezzogiorno nei recenti decenni, il rapporto tra entrate ed uscite delle forze di lavoro, cioè tra il numero di giovani che entrano in età lavorativa e di vecchi che ne escono, si mantiene molto più elevato nel Mezzogiorno (4: 1) che nel Nord (2,5: 1), creando una più larga necessità di nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno. Numeri indici delle forze di lavoro previste per il Mezzogiorno e per il complesso del Paese (30 ) (ipotesi intermedia). Anni Indici 1951 1961 1971 1981 1991 2001 Mezzogiorno Italia 100,0 109,8 120,9 127,0 130,2 130,9 100,0 105,6 111,4 112,3 110,8 108,1 Nel Nord si prevede che l'aumento delle forze di lavoro non supererà le trecentomila unità nel complesso del ventennio 1951-1971; tale aumento va paragonato ai 2 milioni d'incremento prevedibili nelle forze di lavoro del Mezzogiorno (31 ). Nell'ambito del periodo 1955--1964cui si riferisce il Piano Vanoni, su ( 29 ) Ibidem. ( 30 ) Svimez: Popolazione e forze di lavoro, cit.> pagg. 60 e 85. ( 31 ) Ibidem, pag. 92. [60] Bibloteca Gino Bianco
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