lismo di ispirazione cattolica, mentre alla UIL aderiscono per la quasi totalità i si,ndacalisti della democrazia laica. E così, nel fatto che la CISL ponga l'accento sull'attività contrattuale e la negoziazione, piuttosto che sulle rivendicazioni; sull'integrazione del movimento operaio nello Stato, piuttosto che su una sua funzione direttiva dello Stato, e via dicendo, è certo da ravvisare un interessante svolgimento della tradizionale posizione interclassista dei cattolici. Anche se, non tanto in ciò, quanto nel tentativo di creare una forza sindacale dalle caratteristiche spregiudicatamente tecnico-professionali consiste la modernità dell'esperienza cislina e l'interesse che essa desta. Noi non ci sentiremmo, comunque, di sottoscrivere, sulla base degli I elementi finora passati in rassegna, una superiorità dell'una sull'altra organizzazione. Indubbiamente, la consistenza attualé in voti e in socii indica una forte prevalenza cislina (nella proporzione, pressappoco, di 3,3: 1); e probabilmente ha ragione la Segreteria della CISL indicando (nella sua relazione al Congresso, pagg. 22-23), quale causa di questo fatto, la implicita scelta ·di natura politica che l'UIL pone ai suoi aderenti, a differe11za della CISL. Indubbiamente, questa ritrova nei suoi metodi, nella spregiudicatezza e modernità delle sue ampie formule associative, e perfino in certe carat- • teristiche dell'ambiente italiano (poco proclive, malgrado certe apparenze, alle alte te11sioni ideologiche, e più sensibile al richiamo delle questioni particolari e concrete), tutti gli elementi per essere e restare in ogni caso uno dei maggiori organismi sindacali del Paese. Ma che cosa avverrà domani," qua;ndo, per il già profilatosi mutamento di indirizzo della CGIL (si legga a tale proposito il significativo saggio di G. Di Vittorio nel volu1ne laterziano ), verranno presumibilmente ad esaurirsi i motivi più appariscenti dell'attuale insofferenza operaia verso la regìa sindacale comunista; e quando, d'altra parte, per l'altrettanto prevedibile maturare di nuove situazioni politiche, saranno posti sul tappeto almeno alcuni di quei problemi di fondo che tormentano la realtà italiana? Che avverrà, cioè, quando più difficili si faranno i termini e le possibilità del ricambio da dare alla CGIL nella direzione del movimento operaio italiano (che, nei riguardi dei sindacati ~emocratici, essa controlla ancora oggi nella notevolissima proporzione di 5: 2,6 o 2, 7); e quando ai sindacati, come ad ogni altra organizzazione e forza viva del paese, si riproporrà il vecchio imperativo della p,olitique d'abord? A queste prove pii1 severe l'UIL, fin da oggi, si accinge, promuovendo la « formazione di un ampio movimento 'laburista', a struttura federativa, imperniato innanzitutto sulle masse sindacalmente organizzate, entro il quale possano confluire forze politiche dalle tradizioni diverse e dall'azione in passato non sempre omogenea » (A. Battaglia, cit.). Una tale azione, tanto ardita quanto originale, sta ormai penetrando come operante realtà nel [45] Bibloteca Gino Bianco
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