CISL e UIL Il recente II Congresso Nazionale della CISL e una benemerita pubblicazione Iaterziana (I Sindaicati in Italia, saggi di autori vari, B~ri, aprile 19~5) hanno segnato il momento in cui è divenuto possibile ed utile tracciare un primo bilancio delle innovazioni che nell'·organizzazione sin?~cale italiana si sono venute delineando nel corso degli ultimi anni. Sono anni caratterizzati dallo sforzo dei lavoratori italiani di darsi un inquadramento libero dagli schemi di lotta politica e di azione sindacale imposti dalla prevalenza comunista nel seno della CGIL. Schemi (è bene ~petere ancora una volta) nel complesso assolutamente negativi, anche solta,nto ai fini di una efficace difesa delle più elementari rivendicazioni operaie. Nè ·=-.• _poteva essere diversamente, dato che questi schemi - lungi dallo scaturire da una spontanea eleborazione degli interessati e da una approfondita visione della realtà in cui avrebbero dovuto operare - erano invece il frutto di una meccanica applicazione di formule ormai sterili, imposte dall'esterno nel 1nodo meno accettabile: attraverso, cioè, l'esclusività di iniziativa che gli l uomini dell'apparato comunista avevano imposto in seno all'organizzazione confederale unitaria. Si aggi11nga a ciò che l'impostazione stessa data dai comunisti alla loro politica italiana in questo dopoguerra si è risolta, per quanto riguarda i sindacati, in una palese contraddizione. l\f entre, infatti, la linea politica del partito era immessa su un binario di accentuato lealismo democratico, fin troppo corrivo alle mimetizzazioni più inaspettatamente trasformistiche e frontiste, si è ritenuto invece di poter egualmente tener viva nel Paese un'adeguata pressione rivoluzionaria mercè un'accorta direzione del movimento sindacale in tal senso. A questa ispirazione ha obbedito in tutti questi anni l'azione sindacale guidata dai comunisti, che solo recentemente - di fronte al realismo, alla tempestività ed al senso di responsabilità dimostrato, in varie realizzazioni, dai sindacati democratici - ha accennato a cambiar metodo e rotta. E certo - come è stato notato nella relazione della Segreteria Confederale al Congresso cislino (pag. 144) - « se ]a CGIL non avesse una capacità di recupero nel fatto che buona parte dei suoi iscritti sente soprattutto il lealismo nei confronti dei partiti socialcomunisti che ne guidano l'azione », le brucianti sconfitte da essa subite sul terreno più propriamente sindacale (accordi per gli assegni familiari, per il conglobamento, ecc.) avrebbero avuto per essa conseguenze ben più disastrose di qt1elle, pur gravi, 1che le elezioni delle Commissioni Interne palesan·o ormai da oltre un biennio nelle aziende di tutta quanta l'Italia. Da tutto ciò, comunque, l'esigenza, in vasti strati di lavoratori italiani, di impedire - come ancora si dice nella relazione citata (pag. 16) - che « le sorti della classe operaia in Italia fossero sempre più legate alle sorti delle corBibloteca Gino Bianco \
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