Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

resto narrato sul « Reporter » del 5 maggio scorso. Quel che va messo in rilievo nel suo caso è l'impegno con il quale la burocrazia addetta al funzionamento del Refugee Relief Act., con a capo l'ormai ben noto Scott McLeod, è riuscita, sotto l'influenza di alcu,ni senatori ispirati da pregiudizi razzisti e maccarthisti, a frustrare la buona volontà sia del Presidente degli Stati Uniti che dello stesso Congresso. Bisogna riconoscere che l'abilità degli oppositori ad oltranza dell'immigrazione europea è stata di una stupefacente sottigliezza, a partire dalle melliflue accoglienze fatte all'uomo invitato telegraficamente da Dulles con parole di alto elogio, per passare all'astuzia di non fargli trovare a Washingto,n nè un ufficio, nè un tavolo, nè una poltrona. Nell'ostilità verso Edward Corsi ha certamente giocato un ruolo importante il pregiudizio verso le sue origini di immigrato italiano, meridionale per di più, dell'Abruzzo; nè sono valsi a salvarlo gli anni di lavo.ro prestati al servizio di Hoover e di Roosevelt, e i dodici a11ni trascorsi in collaborazione con il governatore Dewey. Poichè le prime ostilità non valsero comunque a scoraggiare l'italo-americano, deciso a mettere in moto· il meccanismo della nuova legge immigratoria con una interpretazione più umana della stessa e con l'assicurarsi sia la cooperazione dei consolati statunitensi in Europa sia quella dei datori di lavoro americani, si ricorse all'estrema risorsa della diffamazione. Il senatore ,valter accusò Corsi di collusioni con il sovversivismo; Corsi smentì recisamente senza che il senatore potesse arrecare alcuna prova a sostegno de]le sue accuse; sino a che non intervenne lo stesso Segretario di Stato, prima per invitare il Corsi a un viaggio negli stati del1 'America del Sud, poi per licenziarlo bruscamente. In fondo chi in tutta la questione ha finito con l'adeguarsi al più ambiguo comportamento è stato proprio Dulles; ed è difficile stabilire se a determinarlo abbiano giocato più la buona fede sorpresa o il timore d'essere tacciato di connivenza con l1n presunto sovversivo. A questo punto, e quando sembrava che no,n restasse altro ai fautori dell'emigrazione europea negli Stati Uniti che rassegnarsi all'ineluttabile_. è venuto il 27 maggio scorso il messaggio presidenziale al Congresso, con il quale Eisenhower, per un moto di resipiscenza che non è senza positivo signi- _ficato politico, ha chiesto una revisione che acceleri e liberalizzi l'attuazione del Reful 5ee Relief Act nei modi che lo stesso Corsi aveva consigliato; in particolare facendo coprire da altri paesi (e in ciò l'Italia sarebbe maggiormente favorita) le quote non interamente coperte da alcune nazioni come la Germania e l'Inghilterra. Eisenho\\ 1er ha quindi implicitamente dato torto ai McLeod, ai Walter e ai Dulles e ragione al Corsi; anche se non si è spinto a raccomandare, come era stato auspicato dal dirigente italo-americano, che la nuova legge immigratoria venisse amministrata non dal capo dell'Ufficio di Sicurezza del Dipartimento di Stato, ma, al di fuori del Dipartimento stesso, Bibloteca Gino Bianco

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