Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

.... Cultura popolare: cose semplici e cose semplificate Dal 7 al 10 aprile si è tenuto a Bari il 3° Congresso Nazionale dell'Unione Italiana della Cultura Popolare, che riunisce 42 enti associati, tra pubblici e privati, volti, con mezzi svariati, al problema della cultura popolare ·in Italia. Il congresso prevedeva due relazioni, di Bauer e di Melino, sull'attività dell'Unione e degli enti che ad essa fan110 capo, e sei relazioni su temi più specifici e su esperienze di metodo e di lavoro, in Italia e fuori. Questo congresso ha avuto le cure sollecite e polemiche dell'Unità (16 e 21 aprile) e del Contemporaneo (n. 17, 23 aprile). Che il congresso non abbia del tutto soddisfatto e meriti qualche riserva, si può senz'altro concedere. E non tanto per la qualità delle relazioni principali, che al contrario furono buone, e in qualche caso senz'altro ottime, ma per il modo non sempre organico con cui i problemi della cultura popolare sono stati affrontati, e per le deficienze palesate durante i lavori dalla presidenza. La quale non è riuscita, fin dall'inizio, a imporre una disciplina ai congressisti, e a far convergere gli interventi intorno ad alcuni problemi fondamentali: donde il disordine e la dispersività di cui s'è fatto cenno. Non si comprende, perciò, come l'articolista del Contemporaneo, che si firma D. B., possa lamentare l'eccessiva invadenza della presidenza. Tra l'altro la stessa Unità del 16 aprile ha riconosciuto che essa fu larga nell'offrire « ospitalità alle tesi dei rappresentanti delle organizzazioni democratiche dei lavoratori ». Ma quel che sorprende di più negli articoli della stampa comunista è che in essi non si trovi questa volta neppure una parola contro i manuali di cultura 1 popolare distribuiti dal Ministero della Pubblica Istruzione, e che tutta la loro polemica sia stata rivolta, in assurda battaglia, « contro le concezioni sociologiche, cosm·opalitiche, di schietta inarca americana » (Unità, 21 aprile) , discusse al Congresso. Sappiamo bene che, sulla base di ben noti testi gramsciani, i comu11isti respingono la sociologia e addirittura aborriscono il cosmopolitismo: t11ttavia, finchè i loro risultati in questo campo saranno costituiti dalle discussioni tra intellettuali tenute nelle loro « case del popolo », o dal Calendario del Popolo, in cui, con un linguaggio da romanzo d'appendice, si erudiscono i lettori sulla « storicizzazione delle categorie », non potremo non pensare che i frutti migliori sian·o ancora quelli che si raccolgono in quei paesi « occidentali » che l'articolista del Contemporaneo cita con tanta ironia; e dai quali soltanto ci sono giunti sinora studi seri e approfonditi, e documentazioni ricchissime. E si badi che tale materiale non ci giunge solo dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra, ma anche dai paesi scandinavi, e fin dall'India; e che tutti qt1esti paesi son·o per di più ben lungi dal seguire tecniche unitarie, o anche soltanto simili. D'altra parte, non ci risulta se e che cosa sia stato - : I Bibloteca Gino Bianco

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