I dente che siamo di fronte alla colpa inerente al secondo caso. Le dichiarazioni del sen. Gava suonano, quindi, accusa, per lo meno di leggerezza (eufe. misticamente parlando), nei riguardi degli on.li Campilli, Vano~i, Medici, Mattarella, Fanfani. ì Non abbiamo rilevato questo aspetto della questione per eccitare rancori politici; ma per richiamare i ministri e il segtetario della D.C. a 11na più retta visione delle responsabilità e dei metodi di governo. Come si vede, nella questione degli 8 miliardi per la Sardegna si è venuti meno a esigenze che non oseremmo nemmeno chiamare di coordinamento, tanto appaiono elementari. Lasciamo da parte, poi, la questione del prestito B.I.R.S.: sono stati scelti i progetti più finanziabili; ed è probabile che, fra questi, non ve ne fosse alcuno che riguardava la Sardegna. Non ci sentiremmo perciò di gettare la croce addosso al Governo perchè la Sardegna è rimasta esclusa da que- ~ta tranche del prestito B.I.R.S.; ma non possiamo non rilevare la grossolanità con cui la concessione del prestito è stata annunciata, sottolineandosi, cioè, alla vigilia delle elezioni del 5 giugno, che la metà di esso era destinato alla Sicilia. Veniamo ora alle responsabilità degli esponenti isolani della D.C., dei consiglieri all'Assemblea regionale e dei dirigenti sardi del partito. Si è parlato di rivalità fra le « torri » di Sassari e i « campanili » di Cagliari, o viceversa, n·on ricordiamo bene, quasi a svuotare la crisi regionale con l'argomentazione delle .beghe locali. Ma le beghe locali sono mosse e alimentate da uomini. E questi uomini, nel nostro caso, vanno ricercati in seno alla D.C., si .chiamino Brotzu, Campus, Fontana o Sailis. Che cosa è la D.C. in Sardegna? I comunisti colpiscono nel segno quando affermano che la D.C. nell'Isola è « più che mai divisa in clientele e gruppi, che si uniscono e si separano in vista del raggiungimento di obiettivi particolari pratici (cariche, vantaggi locali, costituzione di influenze e clientele) e mai per esigenze di superiori qualificazioni e distinzioni politiche »; o quando soggiungono che « il chiuso mondo clericale della Sardegna e l'isolamento culturale del passato pesano sulla D.C. sarda e ne ritardano le pur inevitabili crisi di orien• tamento e di differenziazione ». E sono ancora i comunisti che possono avvalersi ai propri fini della interpretazione politica delle lotte fra « torri e campanili », affermando che « le divisioni all'interno della D.C., cristallizzate spesso intorno all'uno o all'altro parlamentare, ministro o sottosegretario, dispensatori di favori, mantengono artificialmente in piedi e rinfocolano ~ntiche rivalità, vecchie i,ncomprensioni fra provincie e circondari » (Vie Nuove del 19 giugno 1955). Ma quando, poi, i comunisti, da tutto ,ciò, traggono occasione per predicare l'unità di tutti i partiti e di tutti i gruppi in un indiscriminato fronte) dai fascisti ai comunisti stessi, « per l'autonomia Bibloteca Gino Bianco
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