dursi, senza che i cattolici se ne rendessero conto, nella più pericolosa (e verbosa) inattività. L'impostazione dei goliardi appariva, per contro, profondamente legata ad una ricostruzione delle vicende dell'Università italiana; e si manteneva aderente alle caratteristiche proprie degli organismi rappresentativi e dell'U.N.U.R.I .. La constatazione delle deficienze dell'Università diveniva per i goliardi tutt'uno con la riscoperta di una reale continuità storica: si acquistava un senso vivo dei problemi, nasceva l'incentivo ad operare. Già nell'Italia prefascista si coglieva il porsi delle maggiori questioni: al diffondersi di un insegnamento troppo specialistico, quale s'attuava nelle «facoltà», sempre più numerose e disorganiche, si accompagnava nelle Università un'unità burocratico-amministrativa, esteriore e inefficiente. Ma già si andava delineando, sia pur lentamente, fra i professori, un movimento di riforma, che si preoccupava di rivendicare l'unitaria funzione forma tiva, o etico-politica, propria degli studi universitari, senza che vi contrastasse la contemporanea richiesta di una piena autonomia didattica ai fini di una più libera e articolata organizzazione del lavoro scientifico. Tale movirpento era alla base anche della riforma Gentile, i cui aspetti liberali e moderni venivano però decisamente combattuti dal fascismo. All'accentramento che ne seguì, all'aggravarsi di un'esteriore uniformità burocratica, corrispose il prevalere dell'accademia e della retorica, o il rifugio negli studi specialistici. L'opposizione antifascista ebbe poi, per breve periodo dopo la Liberazione, l'occasione per un'azione risanatrice (e furono Rettori allora Einaudi, Marchesi, Omodeo, De Ruggiero, Russo, Calamandrei), ma per molteplici ragioni mancò uno sforzo deciso, organico e continuo, per dare vita e prestigio al mondo accademico italiano, per imporre veramente al paese l'Università come grande e moderna istitt1zione culturale. Nè dal '45 ad oggi la situazione appare mutata: e resta sensibile nelle nostre Università la mancanza di una salda coesione, di un'approfon- , dita e generale convinzione delle responsabilità che ad esse spettano. Come organizzazione, come corpo unitario, l'Università deperisce. La direzione della vita universitaria è spesso avocata per troppa parte alla burocrazia. Le organizzazioni stesse che dovrebbero raccogliere le forze più interessate alla vita dell'Università (come l'A.M.P.U.R., Associazione Nazionale Professori Universitari, o l'U.N.A.U., Unione Nazionale Assistenti Universitari), si mostrano pigre e restie di fronte a un severo sforzo di riforma. Rischiano di prevalere così pressioni esterne che tendono ad aggravare [18] Bibloteca Gino Bianco
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