Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

denti portassero nei seminari universitari << il frutto delle loro osservazioni di ambiente ..., del loro incontro con le esperienz~ umane più diverse ». L' << adeguamento dell'università alla società », in cui si assommavano le richieste dell'Intesa, avrebbe dovuto poi basarsi sulla ricerca spregiudicata dei << nuovi contenuti della realtà culturale e popolare oggi esclusi dalla vita accademica»; e occorreva immettere nell'Università « la problematica della società italiana >>,pena il suo inaridirsi e venir meno. La cultura universitaria doveva ~innovarsi; se ne auspicava (un po' contraddittoriamente) il suo « sviluppo autonomo>>; al fine di creare << intellettuali organici», << professionisti dirigenti», << profondamente inseriti nella vita del paese>>. E tale rinnovamento doveva avvenire non solo mediante un contatto più profondo con la società, ma anche mediante una miglior fondazione delle singole scienze, alla luce di un'unitaria impostazione ideologica. Quest'ultima richiesta, cui s'accompagnava fortunatamente un'affermazione del valore della libera ricerca e un tentativo, purtroppo non approfondito, di distinguere fra l'Università e i suoi problemi da un lato, e lo svolgersi della cultura nel suo complesso dall'altro, rimaneva però in sott'ordine. Ed era _ questo un segno del prevalere, nell'ambito dell'Intesa, dei gruppi giovanili D.C. rispetto alla F.U.C.I.; e del conseguente accentuarsi della preoccu- • pazione <<sociale». I giovani cattolici inseguivano così il loro sogno di una << Università nuova »; ma, se era possibile avvertire al di là delle loro formulazioni un genuino senso di disagio per l'attuale condizione dell'Università, un bisogno giustificato di intendere il legame corrente tra gli studi e i diversi impegni concreti cui essi si trovavano di fronte, tt1tto era poi travestito e soffocato da uno schematismo dottrinario, privo di ogni vivacità e profondità, di ogni freschezza e di ogni chiarezza. Le conseguenze che derivavano sul piano congressuale da un simile atteggiamento si potevano poi veramente dire disastrose. Non solo l'Intesa si sottraeva alla concreta storia della rappresentanza, ma era portata dalla sua impostazione massimalistica a svalutare ogni problema imminente, per grave che fosse. Infatti la preoccupazione sociale, espressa in termini così generici, si concludeva non a caso con la richiesta di un lavoro « culturale » come compito pre- · cipuo della rappresentanza. Mentre si proclamava che occorreva impostare un'iniziativa veramente rinnovatrice dell'Università e della società italiana, questa proposta dell'Intesa, che era poi priva di ogni riferitnento ,concreto, di ogni esempio illuminante, di ogni senso della realtà, rischiava di traBibloteca Gino Bianco

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