Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

di << Coketown » la resistenza alla barbarie che si esplica nel formarsi del movimento cooperativistico, tentativo di eliminare la << sacra» spinta dell'interesse privato: esso, sul piano della moralità, riuscì di gran lunga più avanzato di ogni società capitalistica. Pianificazione e cooperazione sono le parole nuove, ma pianificazione non imposta dall'alto, bensì elaborata nella cooperazione di tutti gli interessati e delle autorità centrali. Solo così si risolvono i problemi urbanistici che, nel M. (non è più il caso di ripeterlo), non vanno disgiunti dal complesso della realtà umana e sono quindi problemi sociali; mentre profondamente antisociali sono le soluzioni architettoniche della Megalopoli americana, i grattacieli nati da interessi finanziari, dei quali M., come W right, è stato critico spietato. La nuova città pertanto sarà espressione di una nuova forma di pensiero e di vita fondata sulla rivalutazione dell'ordine organico contro quello meccanico. Fulcro della città biotecnica è l'equilibrio tra i gruppi umani e l'ambiente. In essa, città e campagna costituiscono una effettiva unità o, piuttosto, un nucleo comunitario equilibrato; un numero variabile di tali nuclei, disposti a costellazione intorno a quello maggiore, forma la regione. Individualità organica fondamentale è la regione, non la città, o meglio siffatta città a struttura regionale. Si badi però che la regionf! ' . ' ' . cosi concepita non e un espressione puramente spaziale, applicabile a qualsiasi divisione amministrativa: a definirla non basta una sufficientemente varia ed equilibrata realtà geografica, ma è necessario che questa entri in dinamico equilibrio con l'eredità umana caratterizzata culturalmente, in modo che ogni risorsa, ogni energia trovi la sua naturale possibilità d'impiego. Questo problema meriterebbe certo un approfondimento. Mi limiterò però a due sole annotazioni, in margine. Una riguarda il nuovo concetto di << frontiera >> quale elemento dinamico della regione, che va definita non dalla periferia ma piuttosto dal centro, da cui si irradiano e sono messe a fuoco le energie, gli uomini, i mezzi che attraversano una regione, fin là dove giungono le irradiazioni di un'altra. È interessante la totale modificazione intervenuta nel vecchio concetto di frontiera, che tanta parte ha avuto nella vita e nella storiografia americana, intesa come il limitare delle conquiste strappate dall'uomo alla natu- · ra. L'altro punto riguarda l'autonomia economica della regione di cultura, che deve essere in parte autosufficiente, in parte specializzata. Le conseguenze sono importanti, la fine cioè della distinzione tra zone rurali e zone 1 industrial1, le prime naturalmente tendenti alla economia autosufficiente, le seconde a quella specializzata, poichè, nella stretta interrelazione tra città e agricoltura, le regioni già rurali attireranno le industrie e quelle industriali si creeranno una più vasta base rurale. È un problema che interessa l'Italia e il Mezzogiorno: ormai anche da noi si è maturi per ritenere superate e prive di un saldo fondamento certe idee circa la speci:ilizzazione industriale del Nord e quella agricola del Sud. Recentemente è stato dimostrato come una direttiva di specializzazione non possa non risolversi in una grave limitazione delle possibilità di sviluppo dei paesi sovrappopolati (v. P. SARACENO, Lo sviluppo economico dei paesi sovrapopolati, Roma, 1952). L'entusiasmo di M. nelle pagine in cui [126] Bibloteca Gino Bianco

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