Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

e alla cui ideale conformazione concorrono egualmente la Piazza dei Vosgi di Parigi e il S. Carlo di Napoli! Siffatte coercizioni, che offuscano un poco il valore del libro, per altro non privo di pagine suggestive e di precise os- . . . . servaz1on1, s1 spiegano con una preoccupazi9ne polemica dell' A., manifesta nelle finalità del suo lavoro e implicita nella stessa definizione di città. Che cos'è la città? Essa è << up luogo nel quale l'eredità sociale è messa a fuoco, e le possibilità di relazioni e reazioni sociali continue elevano ad un più alto potenziale le attività umane>> (pag. 153); << essa rappresenta la massima possibilità di umanizzare l'ambiente naturale e di inserire nella natura l'eredità umana; essa dà al primo una forma culturale ed esteriorizza in forme collettive permanenti la seconda >> (pag. XXVII). È una definizione che, specialmente se confrontata con quelle del Sombart e del W eber {la città, fondata su basi storico-economiche, come stanziamento di mercanti, luogo di consumo delle rendite), denuncia apertamente la concessione fatta alla mentalità conoscitiva, metafisicizzante, sempre latente nel pensiero sociologi~o. Una volta posta la città su tali basi, come la più alta manifestazione della socialità umana, come organico equilibrio tra natura e bisogni sociali dell'uomo, ne deriva che il processo storico viene puntualizzato dal M. in una serie di ascese e di cadute dall'organico e vivente all'inorganico e meccanico, dalla città all'anti- . ' c1tta. La città medievale, che in sè riflette l'unità dell'ordine sociale, realizzò nel più alto grado i fini umanitari e comunitari corrispondenti al concetto formulato dalJ'A.: nulla in essa che tradisse una finaBibloteca Gino Bianco lità men che umana, nulla di arbitrario, o peggio di irresoluto e refrattario alla spiritualità del tempo. La struttura, varia, pur nell'ambito di uno schema, simboleggia nella forte spinta verticale che si conci ude con la cattedrale giganteggiante in alto, l'itinerario dal profano al sacro, dall'individuale al collettivo, proprio di una concezione le cui finalità erano ultraterrene. La chiesa, il monastero e, fuori della chiesa, la ghilda e la corporazione, rappresentavano la vita associata nella sua forma più universale: il fatto più importante era il vivere collettivo, e fin l'associazione economica adernpiva a scopi sociali, ed era società di assicurazione, filodrammatica, educativa, religiosa. La casa favoriva le più strette relazioni sociali tra i signori e i servi, nella comunione della mensa e del letto. Il problema della difesa, impegnando a turno tutti i borghesi, esplicava una funzione educativa efficacissima, sviluppando il senso della responsabilità civica, laddove noi oggi, delegando questi compiti ad una polizia professionale, cui il cittadino guarda con estraneità e diffidenza, alimentiamo un sentimento di dispetto e di ribellione verso l'ordine e chi lo tutela. Così nelle manifestazioni politiche come in quelle religiose e spettacolari si realiz .. zava la viva partecipazione della comunità, e nella chiesa, nell'arengo, nelle processioni o nelle azioni drammatiche, tutti erano a un tempo spettatori e attori. L'aperta simpatia dell' A. verso la città medievale è oggi parecchio difJusa negli storici che al medioevo guardano con interesse nuovamente contemporaneo: codesto ritorno all'età di mezzo, diversamente da quello romantico, che ebbe una giustificazione politico-nazionale o. religiosa, mira a esaltarne i valori della

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==