Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

484 pagine del romanzo. Tutte le parole, dalle più eccelse alle più banali, nello sforzo di assumere un significato, sono costrette a cominciare con la lettera maiuscola, atteggiarsi a simboli. Ne elenc_hiamo alcune, spigola.te via facendo_.. senza addentrarci, per brevità, nella vasta categoria delle arti r dei mestieri: Miseria, Debito, Sogno, Demonio, Vita, Popolo, Fame, Città, Estate, Disperazione, Cattiveria, Flanellista, Cuore, Cosa, Affari, Pianto, Bellezza, Morte, Tempo, Disgrazia. È a questo punto che ci si accorge come la cooptazione da parte marxistica di una letteratura del genere, arcaicamente decadente, e del tutto sterile per giunta, rappresenti una grave distorsione critica e politica, un equivoco imperdonabile. Al fine di dimostrare che « Napoli è sempre Napoli» e che << Pulcinella è ancora forte per i vichi », mentre si credeva che fosse << morto e seppellito», ecco che, all'uscita da questa selva di maiuscole, l'autore ci fa assistere ad una rappresentazio.ne della popolare maschera napoletana (62 ): cc Comincia così l'odissea di Pulcinella, che no11 meno stregato di lJlisse, naviga in un mare di debiti, finchè non gli sembra di essere approdato all'isola felice. Ma non tarda ad accorgersi che anche lì la felicità è solo apparente, giacchè sotto le spoglie del benefattore si cela uno -che, al pari di lui, Pulcinella, cerca un Debito per afferrarlo per il collo: perciò: Debito sopra Debito, che è un piacere da farci sopra una cantata e un balletto ... Il giovane che finora aveva badato a sedare i tumulti scoppiati fra i ragazzi, e a tener lontani dal baracchino i più curiosi, finito che ebbe il giro col piattino, chiamò Pulcinella due volte, finchè questi sospese di recitare e si affacciò al proscenio: - Che vuoi? - Pulcinè, qui è meglio che sospendiamo lo spettacolo! - Tu davvero dici? Dobbiamo scappare? - No, Pulcinella mio, il guaio è che dobbiamo restare. - E restiamo! - Ma se restiamo, restiamo digiu11i! - E perchè? Hanno proibito il mangiare? - Peggio, Pulcinella mio, qua stiamo da un'ora, tu a sgolarti io a fare la guardia, e vuoi sapere quant'ho raccolto? Ventidue lire! Lo sai quanto sono ventidue lire? - Ignorante! - gli disse allora Pulcinella. - A scuola ci sei andato? - E come no, ho fatto fino alla terza! ( 62 ) Vesuvio e pane (Firenze, Vallecchi, 1953), p. 474 segg. Bibloteca Gino Bianco

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