Ma questa vena intimistica dei Tre operai non tarda ad evolversi, a diventare per un verso più tenebrosamente ideologica, quasi poliziesca, e in un'altra direzione a contaminarsi con le suggestioni del vernacolo più stretto e intransigente. La coesistenza di libri come Prologo alle tenebre (1947) da un lato e Speranze/la e Vesuvio e pane dall'altro nei temi del 1nedesimo autore potrebbe apparire almeno singolare a chi non andasse, nel leggere questi ultimi, oltre la scorza del naturalismo plebeo che li pervade, fino a cogliere la persistenza di certi motivi e di certi vezzi letterari. Releghiamo il primo di questi tre libri, Prologo alle tenebre, nel ripostiglio delle opere sovranamente noiose, delle cime quasi invalicabili. Quello che più ci colpiva, in quel nero clima di guerra, era l'educazione decadentistica del Bernari che veniva a collegarsi ad un simbolismo di marca nuova, allusiva, filosofico-defilippiana, per così dire. I personaggi che « scavano in sè stessi » e parlano difficile, magari sempre in dialetto, sono gli araldi di questa nuova maniera. Ma l'atmosfera della fronda è svanita, e tu.tto appare ormai freddo, voluto: « Don Placido, che s'era alzato per portare dei piatti in cucina, continuò il suo servizio senza fermarsi a quella domanda. Solo quando fu di nuov·o tra noi disse: ' M; è una delle lettere pericolose: :rvr, l\fare, Madre, ì\farito, Moglie, Mijitare, Munizione, Malanno, Miseria, Morte. E la N, che ne dite della N? Nobile, Nave, Nozze, Neve, Nero, Notte, Natura, eh, la Natura agisce. E la D, che altra lettera schifosa! Mamma mia, e che schifo! Donne, Danno, Diavolo, Dente, Dazio, Dolore, Dominio, Dormire, Disperazione, Dolore, Dubbio. Vi pare niente il Dubbio? Dubbio, Dubbio, e cos'è il Dubbio? Pensateci, e voi che ci avete l'istruzione, rispondetemi, che cos'è il dubl>io?Nessuno lo sa, eppure tutti ci hanno il dubbio che gli avvelena l'anima, pace a voi. Io ora, non ci ho forse un dubbio? E me lo posso forse togliere il dubbio? No, che non lo posso, me Io devo tenere come quello che si tiene il cuore guasto. Tre lettere, tre guai' concluse, 'la M, la N, la D '. Ridemmo di gusto a quella geniale, se pur spicciola filosofia, ma il vecchio ci dette sulla voce ... » (59 ). Speranze/la ci offre l'altra faccia di Bernari: la riproduzione pura e semplice del vernacolo. « Il gergo del vichi » si stende come una fascia incomprensibile e spesso stucchevole su una << tranche de vie » napoletana ( 59 ) Prologo alle tenebre (Milano, Mondadori, 1947), p. 30 segg. • I Bibloteca Gino Bianco
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