Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

morale contro la dittatura·. Un simbolismo un po' decadente, il gusto di una cronaca trasognata, un << sapore strano e ambiguo delle cose proibite » (5 ::), uno psicologismo intimista, erano allora le forme più idonee a mimetizzare lo sfogo di troppo concitate proteste umane e politiche (56 ). Il « decadentismo proletario >> di Tre operai è perciò ancor oggi, pur nelle sue chiare derivazioni letterarie e perfino nelle sue forme più ingenue, il segno di un tempo. L'atmosfera è quella delle più sterili, complicate e compiaciute lotte interiori, di uomini che, nel complessivo sfacelo morale, tendono soltanto a conseguire una « vittoria su sè stessi >>, a scoprire « la vera funzione di un uomo vero >> (57 ). Ma il dibattersi di queste creature letterarie entro gli schemi, aridi e fissi, della redenzione marxistica, era accompagnato da una passione e da una sofferenza vere, storiche, ancorate alla squallida opacità di un regime che trasforma va e intristiva le cose. Seguiamo questi << diseredati >> in una pagina che ci riporta, pur senza alcun riferimento concreto, quasi inspiegabilmente, il sensò di quegli a11ni: « La plaga stepposa e arida, chiusa fra Castellammare e Torre, divenne così una colonia di piccoli borghesi che ,nelle sere di luna e nelle domeniche lunghe si riunivano in grosse comitive a sorbire bibite ghiacciate, a organizzare gite in barca e in automobile. Gli operai, per i quali erano state costruite quelle case, passavano all'imbrunire il più Ionta110 possibile da quella gente quasi per non vedere la loro vita meravigliosa. La domenica anche gli operai andava,no al bagno, ma si riunivano fra di loro e se ne stavano in disparte in qualche angolo della spiaggia, che non aveva fine; dove gli uomini e le cose, per la vista larga, si perdevano in una nebbiolina lucente che il caldo sollevava dalla rena. Le voci dei villeggianti si facevano eco di tenda in tenda e giungeva,no fino ai diseredati cariche di vapori, di calore e d'intatta felicità, e sembravano provenire da una terra ignota, dove tutto squilla di piacere e ogni cosa brilla, anche la spiaggia che, da quella parte, invece, appariva più sporca e triste. Il mare batteva quasi sempre su quel lato portandovi lunghe sbavature di erbe marine, che seccandosi diventavano verminai su cui mosche e moscerini, zanzare e vespre facevano un carosello tumultuoso ... » (58 ) • ( 55 ) REMOCANTONI:prefazione a Tre operai di Carlo Bernari, II ediz. (Milano, Mondadori, 1951). •( 58 ) Cfr. N. i\JELLO: Letteratura vittoriniana e comunismo in Il Mulino, anno II, n. 3, marzo 1953. ( 57 ) Tre operai·, cz·t., p. 173. ( 58 ) Ibidem, p. 160 segg. Bibloteca Gino Bianco [110]·

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