fia, come un uccello moribondo, coi neri capelli spioventi sulla gobba e un viso color limone, dominato da un grande naso a punta che cadeva sul labbro leporino. Stava pettinandosi davanti a un frammento di specchio, e tra i denti stringeva qualche forcina. Sorrise, vedendomi, e disse: - Nu minuto. - La _mia felicità nel vedere un sorriso simile in u,n luogo simile mi indusse a riflettere qualche attimo se fosse o no sconveniente rivolgerle il titolo di signora. Non era che un enorme pidocchio, ma quale grazia e bontà animavano gli occhi suoi piccolissimi. .. » (52 ); « ••• ed era, come si può capire, il funerale più semplice che avessi mai veduto. Il morto non era neppure nella cassa, ma in braccio alla madre, una cosa gialla, tra la volpe e il bidone delle immondizie. Il bambino era per metà avvolto in una coperta, di cui pendevano i lembi qua e là, insieme alle braccia sottili. Era un biondo con la faccia fine, le labbra semiaperte in un'espressione meravigliata, che neppure la benda intorno alle mascelle era riuscita a frenare. La sua calma e la sua gioia, caratteristiche di quelli che han-no lasciata la vita, erano come sottolineate da un grumo di catarro, fermo sotto la narice destra, che faceva pensare a un abbandono e un silenzio che nessuno avrebbe più turbato ... Dietro i genitori, seguivano cinque o sei giovanotti, dagli sguardi ebeti, tutti figli della volpe e fratelli del morto, affiancati da un gruppo di donnette che pregavano ad alta voce, ed era stato questo, insieme ai falsi singhiozzi di qualcuno dei fratelli, il rumore assurdo che mi aveva colpita ... » (53 ). « ••• Questa infanzia, non aveva d'infantile' che gli anni. Pel resto, erano piccoli .uomini e donne, già a conoscenza di tutto, il principio come la fine delle cose, già consunti dai vizi, dall'ozio, dalla miseria più insostenibile, malati nel corpo e stravolti nell'animo, con sorrisi corrotti o ebeti, furbi e desolati nello stesso tempo. Il novanta per cento, mi disse ]a Lo Savio, sono già tubercolotici o disposti alla tubercolosi, rachitici o infetti da sifilide, come i padri e le madri. Assistono normalmente all'accoppiamento dei genitori, e lo ripetono per giuoco ... » (54) . Anche se di rado giunge a tali trasparenze, il decadentismo neorealistico annovera tra le sue file un altro tra i più diffusi e prolifici scrittori di Napoli. Il suo modulo narrativo è meno scandalistico, meno << à la page »: alla potenza seduttrice del rotocalco subentra il grigiore della letteratura engagée. Comparso nel 1934, Tre operai, il primo romanzo di Bernari, si ~nserì come un capostipite nei confini di una nobile e mal definita protesta ( 52 ) Ibidem, p. 88. (5 3 ) Ibidem, p. 102. (54) Ibidem, p. 105. Bibloteca Gino Bianco
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