strada << infrascata >> di Libero Bovio. << Quattro o cinque gradini bassi di pietra scura e l'aria di giugno a mezzanotte che stagna negli angoli umidi»: ecco i veri protagonisti di Scala a San Potito: le figure umane di cui Luigi Incoronato popola questo suo angusto teatro sono anonime, non hanno s·toria, sono le stesse che conobbero ben altra pirotecnia letteraria, e ben altra retorica, nelle pagine di Malaparte (45 ), e molta ancora ne conosceranno in seguito. Ma qui, nell'esile stesura del racconto, la misurata drammaticità della loro presenza si accorda a una sorta di secchezza e quasi di povertà espressiva dell'autore, che riesce a fornire la sensazione di una miseria fredda, nuda, incolore, non folcloristica, ma a tratti veramente vicina all'uomo, alla sua tana infelice, al suo giaciglio improvvisato in un angolo di una metropoli moderna. La cosa più caduca del libro è il suo intreccio, .cui vanno giustamente addebitati certi modi narrativi << rugiadosi e stantii » (46 ); quello che ne resta alla memoria è invece qualche figura di diseredato, gli atti che nascono nei perso11aggi dalla loro condizione di vita, inesplicabilmente, senza gigioneria, o solo perchè << qualcosa che non è giusto è nel nostro cuore>>.E·cco una delle abitatrici della scala rt San Potito, protagonista di un gesto di follia: « ••• il caso volle che due sere dopo io e Giovanni fossimo seduti al medesimo posto, quando il più piccolo prese a lan1entarsi e a chiedere del pane alla madre. Nessuno dapprima diede alcuna importanza a quella richiesta, nè la voce di lei si levò di tono nella risposta. Anzi era tanto sommessa che non giungeva fino a noi. Se io non avessi preso interesse alle condizioni di Rosa, forse in quel momento i miei occhi non sarebbero stati fissi su di lei, quando il bambino si avvicinò alla sua veste nera, tirandola con le manine. Fu uno strappo, forse un po' violento, perchè anche le piccole dita erano senza più calma. E uno strappo avvenne di certo anche nel profondo di lei: dove, in g.uale angolo del cervello, della mente, del cuore, del sangue, non so. Si lacerò un tessuto, o semplicemente morì o semplicemente cadde in letargo? Non so. Vidi la donna afferrare con ambo le mani il fanciullo e con un'ira bestiale sbatterlo contro la parete. Per un attimo tutto fu fermo: il ragazzo caduto, il suo pianto insorgente, la paura, e Rosa, la sua follia e ·1 . (47) 1 mio orrore ... » • ( 45 ) Cfr. N. AJELLo: Storia e antologia della Napoli-Sciangai·, in questa rivista, anno I, n. 1, dicembre 1954. ( 46 ) Cfr. Guino BoTTA: Narratori· napoletani del secondo dopoguerra (Napoli, 1955), p. 23 segg. ( 47) LuIGI lNcoRoNATo: Scala a San Poti"to (Milano, Mondadori, 1950), pp. 83-84. Bibloteca Gino Bianco
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