ciali » - essa possa più chiaramente rivelare i limiti di lui, che felicemente coincidevano nella misura dei racconti di Spaccanapoli e del Gesù, e di alcune cose di minor mole nel recente Cumnzeo. Accanto alle cronache paesane di Rea, e non distante dalla sua cittadina letterariamente ribattezzata Nofi, ci si imbatte in una nuova e diversa espressione narrativa della provincia napoletana. Obiettivo comune è la storia e la psicologia del « cafone >>,ma, nel confine della medesima campagna meridionale « sfatta di luce>>, i compiti si distinguono, la natura, l'indole, le attitudini dei due scrittori si biforcano: al cafone fiabesco~ plebeo, prealfabetico, sottoproletario di Rea, si sostituisce la puntuale analisi psicologica di una borghesia di provincia che << l'autore ha sentito, senza più fonde ricerche, come una qualità dell'animo, piuttosto che come una espressione sociale >>: << una ristretta aristocrazia di facoltosi borghesi agganciati tra loro da un vincolo di pigra amicizia: proprietari terrieri, industriali di aziende alimentari o corallifere nelle vicine città costiere le più sviluppate, taluni professionisti, qualche rappresentante della stanca nobiltà cittadina ». È « lo studio di un mondo ancora oggi, in tanta successione di convulse e sempre fortunose esperienze, partecipe dei limitati confini di una casta, seppure volta verso un inconsapevole quanto fatale declino >>,il diario di << una vita placida, ferma, un po' trasognata >>, ma vivificata e funestata da << una superbia ottusa e convinta, portata come vessillo di signorilità>> (38 ), e che sembra sovrapporsi alla realtà di una ambigua ed inquieta decadenza. Accompagnato dal successo di una scoperta personalissima, che vuol essere << un esempio di umanità piuttosto che una riduzione geografica», Michele Prisco prende ad inseguire i suoi infelici eroi sullo scenario di questa sua Arcadia vesuviana, piena di influssi e di ricordi letterari, che ancora tanto gli assomiglia da attendersi da lui, anzichè un giudizio morale, una minuta e significativa esplicazione di stati d'animo, rigorosamente collegati ai luoghi in una « passività attonita e stanca » che << raggela i movimenti e le rade parole >>S. i ricordino i suoi << interni >>. V ecc hie case di aristocrazia paesana, sommerse anc!1'esse da una << vacua albagia>>,percorse dai profumi e dagli influssi della « provincia addormentata»: « Le stanze, i vecchi mobili conseryavano come un contrassegno esclusivo e geloso un odore di dispensa e di mele -che pareva trasudare dal parato, ( 38 ) MICHELE PRisco, prefazione a La provincia addormentata (Milano, Mondadori, 1949), p. 9 segg. Bibloteca Gino Bianco
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