Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

e quella miserabilissima mendicante, << la Vecchia di Cava >>, che difende vivacemente il suo diritto ai piaceri del mondo - « Io sono vecchia e fatico e debbo mangiar bene, l'uovo, la pastina, il latte, la verdura nell'olio buono, la carne tenera, o se no, come mi mantengo? >> (33 ) - e quel poveruomo che, vedovo, elegge una tomba a commensale del banchetto festivo ( <<••• con le venti lire avrebbe pagato parte dei debiti e si sarebbe fatta la Pasqua in santa pace che lui celebrava sulla tomba di terreno della moglie, portandosi il mangiare e stendendo la tovaglia sul tumulo muliebre come sul ventre vivo >> (34 ) ), e il favoloso banchetto di Cummeo nella casa dei << signori » presso i quali lavora sua sorella: « Cummeo mangiava. Non ci vedeva bene, ma sapeva che era quasi la prima volta che mangiava. ~,occò tanto un mezzo filone di pane bianco e soffice. Volle odorarlo. Portava in bocca maccheroni e polpettine. 'Questa I sera c'è festino', disse la sorella. Cummeo andava rianimandosi. Portava in bocca carne imbottita con le uova; una, due, tre, dieci forchettate, una d'insalata mista, qualche patata fritta, un sorso di vino fresco. Mangiava e pensava: ' Guarda che mangia Giovanna. Perciò sta bella grassa e giovane '. ' Il rosso viene dal muso ', diceva il padre. » (35 ). Q,uesto mondo plebeo, straordinariamente mimico, che in Gesù, fate luce ha imparato a parlare in "1ndialetto più tradotto ed acèessibile, si trova meglio a suo agio quando è ancorato tra gli scenari della storia e della cronaca. Ecco che l'estro e la fedeltà del Rea memorialista si affermano nella dolorosa atmosfera dell' << Interregno >>con la stessa incisiva commozione che ritroveremo nell' « Idillio>> del C ummeo. La scena è consueta, nel repertorio della Napoli del dopoguerra: una umanità promiscua giace in un sotterraneo per ripararsi dalle vendette della guerra; ma qui l'attesa e la paura diventano insieme drammatiche e vivaci: « Quando si distribuiva un po' di pane, i lattanti annaspavano con le manine, quasi tentassero raggiungerlo a nuoto. E infine un nugolo di vecchie, fitte fitte, come un esercito di scarafaggi. Con quelle lor bocche a palette, che sembra ruminino la cicuta, nelle incursioni più spaventose levavano un mare di preci e di bestemmie sacre; quelle con cui si rimprovera a Dio la ( 33 ) Ibidem, p. 138. ( 34 ) Ibidem, p. 142. ( 35 ) Cummeo, cit. p. 77. Bibloteca Gino Bianco

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