_,, verso sera, i tavolini carichi di gente si spostarono per farci passare, con lei I 11 (31). che rideva scuotendo i prosciutti e e mozzare e. » Nei meandri di questa società inedita, di una ingenuità, di un'ignoranza, di una vitalità così testarde da diventare quasi fiabesche, Rea si aggira da par suo, con tutta la partecipazione di cui è capace e l'in11ato calore di cui trabocca. Si pensi alla carnalità, non folcloristica, ma veramente plebea, di certe sue scene, di certe sue figure; a che cosa sa diventare, sotto la sua penna, la fame, suscitatrice di immagini surreali, costruttrice di paradisi gastronomici ad uso dei poveri. Ricordiamo l'estasi gelosa di quello straccione che, nelle prime pagine di Gesù, fate luce, ruba tesori di salsicce in un convento di Suore: « Dovette accadergli in una di quelle meditazioni sul passato e il presente di presentir l'odore di prosciutto nelle vicinanze. L'odore suino gli apparve come un'oasi all'orizzonte del suo stomaco. La prima volta non vi badò. Credeva a un'estrema visione che si fosse trasformata anche in odore. L'odore vero gli si localizzò sotto il naso, gl'invase il cervello come un vento di resurrezione e divenne stringente, certo, indicativo, quasi uno scrupolo, che invocava aiuto. In verità, era un odore di prosciutto adorno di altri più solitari: formaggini, freschi e pecorini, salsicce al pepe e provoloni piccanti - dal1'odore ne intuiva la forma - più procaci di natiche umane, e altre essenze alimentari, belle e ridenti come un prato di primavera. E allora, ordinando un 'Tacete! ' ai familiari, a passo a passo, guidato dal solo naso, seguì per circa tre ore gli svolazzamenti dell'odore, finché non si tastò il sommo della pera con un sorriso topesco di chi ce l'ha fatta ... Parte del sotterraneo conteneva i commestibili dei rifornimenti vaticani, parte quelli gustosi e scelti a capriccio dalle monache e dal priore per i loro pr~nzi quotidiani: torri di formaggio gettato, come ruote di gomma in una rimessa, sotto i muri, prosciutti lividi, appesi come impiccati, il corpo dei quali, chiuso dal laccio al collo, se ne sia disceso giù, salsicce rossastre dall'aspetto lascivo, soppressate gocciolanti olio, e casse e casse di cioccolato, di marmellata, di farina bianca e di quanto fa beati l'ozio e la preghiera ... Per avere il cervello bene in sesto e impermeabilizzato agli odori e alle attrazioni, Piededifico volle provare di tutto e per l'ingordigia, empiendosi oltre misura lo stomaco, che nell'entrare aveva scavato, divenne incinto. Indi, cominciò a studiare la ripartizione del lavoro, la botte dove rifugiarsi i11 casi estremi, rassegnandosi a dover bere sol tanto vino ... » (32 ), ( 31 ) Spaccanapoli, (Milano, Mondadori, 1947), p. 46. ( 32 ) Gesù, fate luce (Milano, Mondadori, 1951), pp. 23-24. Bibloteca Gino Bianco
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