Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

bi LO STATO (continuaz. da pag. 27) mano e Palatino, con alla testa il pro– fessor Romanelli, a:tro esperto in ma– teria africanista. Spesso e volentieri queste diverse competenze si urtano, specialmente nella .divisione delle zone, e ne nascono confiitti•più o meno gravi. Ma Ja questione principale è appunto la mancanza di un piano organico di ri– cerche. Per ·esempio, per restare a Ro– ma, la zona del Palatino attende anco– ra un vero e proprio rilievo. E' una deile zone più interessanti di Roma, si dice anzi che, al contrario di quanto fino a poco fa si era pensato, la prima Roma sia sorta proprio sul colle Pa– latino. Lo starebbero a dimostrare alcune co– struzioni che probabilmente risalgono a.Jsettimo secolo avanti Cristo. Ma co– munque la certezza non c'è, perché fino ad oggi sono mancati i fondi per fare ricerche complete. Il lavoro.maggiore però, sarebbe quei:– lo da svolgere negli antichi territori etruschi. La zona che la sovrintendenza dovrebbe controllare e s14llaquale com– piere ricerche, ha le sue direttrici prin– cipali lungo l'Aureì.ia e la. Cassia. Co– mincia praticamente a pochi chilometri da Roma, a Veio, va fino a Tarquinia, Cerveteri, Civita Castellana, fino a tut– to l'alto Lazio. Ora per questo lavoro fo Sovrintendenza dispone di tre ispet– tori. Costoro, che dovrebbero control– lare tante migliaia di ettari, sono invece quasi sempre bloccati a Roma, dietro carte balì.ate appresso la burocrazia mi– nisteriale. E per tutto questo territorio rest,;mo i tre custodi con un motorino. I giovani archeologi poi, dopo qual– che tentativo, si indirizzano verso pro– fessioni più redditizie. Basti pensare che u11 direttore dei ruoli delle Belle Arti guadagna al mese, se ·ha moglie e figli, meno di 80.000 lire. Un giovane non guadagna mai più di 45.000 lire al mese. lnoì.tre gli organici delle Belle Arti, dal 1900 ad oggi, sono stati ri– dotti, cioè sono passati da 978 a 863. Nel 1939, poi, le Sovrintendenze sono state .aumentate di più del doppio, mentre il personale è rimasto lo stesso. Per que– sto motivo una ventina di Sovrintenden– ·ze sono affidate ad incaricati, spesso in– capaci di prendere iniziative personali. Questa gente deve poi lottare dura– mente con i pochi fondi a disposizione, con i ladri di tombe, con le boJlette da pagare. Nonostante questo, i ritrova– menti si susseguono con ritmo impres– sionante e il mondo delìa cultura guar- u vO da interessato alla grandiosa città ter– male di Baia, alle tombe di Spina ai ri– trnvamenti di Locri. Il Governo ha dato una lauta sovven– zione di milioni ali' Arialda, mentre i sotterranei dei nostri musei sono pie– m d'opere d'arte di imm,enso valore an– cara da catalogare, da restaurare, da 29 mostrare; mentre il suolo italiano na– sconde tesori inestimabili, mentre un giovane archeologo viene pagato 45, mila lire al mese, e gli s'impone di fare il direttore, il campiere, il custode di questi tesori, di dare la cacci~ ai pirati delle tombe. Graziano Sarchielli Una biografia anticonformista Dalle pagine di Antonio Pagliaro la figura di Alessandro Magno acquista ~ma dimensione civile e religiosa che su– pera tutte le formule della storiografia moderna. Che le « Edizioni Radiotelevisione Italiana » abbiamo dedicato uno dei lo– ro volumi alla biografia di Alessandro Magno è già un fatto notevole, e che provoca una lieta sorpresa. Sorpresa che si fa più viva e più pia– cevole, quando ci sì rende conto che il libro dovute alla scienza e all'impegno di uno studioso serio e concreto, quale è Antonio Pagl-iaro, si di:stacca. netta– mente dalla mentalità positivistica e so– stanzialmente materialistica che anima tanta parte della moderna storiografia. .In verità, la figura e l'opçra di Ales– sandro sono le meno adatte a prestarsi ad una interpretazione << moderna ». Ma in questi -tempi ne abbiamo viste e sen– tite di tutte, e ci si poteva anche atten– dere di vedere il grande Macedone ri– tratto - a seconda dei punti di vista - come un liberatore di città e di popoli e come un megalomane guerrafondaio. Non è avvenuto niente di simile e dobbiamo essere grati a Pagliaro ed an– che -- una volta tanto - alla RAI-TV che trova modo così di emendarsi al– meno parzialmente, dei suoi tanti pec– cati. • A noi uomini di oggi, avvezz.i come siamo a conoscere l'esatta distanza, l'al– timetria e le coste di ogni sperduta iso– le.tta, riesce difficile intendere quan– to ampio, quanto libero, quanto so– lenne nel suo mistero . fosse il mon– do attraverso il quale Alessandro ed il suo esercito si mossero e marciarono. Era un mondo senza contorni e senza confini, ignoto e illimitato, vario nello aspetto dei suoi paesi e nei costumi del– .le sue genti. Apparentemente ristretto nel raggio di poche migliaia di chilometri, era in realtà assai più vasto del piccolo globo che noi oggi abitiamo. Lo spirito con il quale Alessandro ne i11trapr<::se la conquista, era pienamente rispondente al senso di questa vastità senza misura. Diver•so dunque inconte– stabilmente da quello che può ispirare un uomo politico moderno ma diverS{l• anche da quello che animava gli stessi greci suoi contemporanei, che avevano racchiuso l'universo nel contrasto tra la Grecia e i « barbari » che lo attorniava– no, res·tringendo il proprio orizzonte all'orgoglio della loro superiorità, ed or– ganizzando il proprio mondo nelle leg– gi già fisse e conchiuse di un pensiero che aveva trovato nella logica il suo equilibrio ma anche il suo limite. Di– verso era anche da quello con il quale i romani, contemporaneamente, andava– no già formando co~ concreta e metodi– ca azione il loro mondo, allargando di mano in mano il cerchio delle proprie conoscenze insieme al procedere delle proprie conquiste. Alessandro si muoveva verso il mondo cantato da Omero e descritto da Ero– doto. Verso di esso non portava certo la Grecia di !Demostene, ma nemmeno quella di Aristotele. Era la Grecia di Achille e di Eracle, di Dionisio e di Agamennone, che egli conduceva intor– no ad Ahura Mazda e ad Ammon-Ra, i grandi Dei dell'Oriente. E' in questo spirito che trova giusti– ficazione l'apparente irrazionalità di una impresa condotta in aperto contrasto con ogni_ norma strategica e politica, sia precedente che successiva. L'esercito macedone si muove .verso l'Egitto avendo

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