Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

28 LOSTATO FRA N C-1 A '6 1 Ha fine il lungo arbitrio e il breve regno. Noi pensavamo che l'antico ribelle potesse portare la pace, ,che lo spezzatore dei vincoli potesse intrecciare la tela della nuova legittimità. No, non è possibile, neanche a Charles De Gaulle, abbracciare tutta la storia di Francia come un'unica, grande benedizione ter- [restre. Che cosa è mai la nazio.ne perché il suo nome possa sperar di [ salvare· ciò che si' è posto contro il Nome, segnato sul destino dell'universo. Solo l'ultimo giorno può rendere giustizia al grandi libertini. Noi no. Noi dobbiamo scegliere, anche se è duro, anche se abbiamo amato le cose che ora dobbiamo respingere. La Francia è una grande ferita fatta a forma di croce. Un popolo non è impunemente scelto, non è impunemente donato. Ogni suo gesto terrestre non ha più un eco terrestre, un premio, una pena terrestri. Esso si iscrive nell'una o nell'altra pagina del libro della vita, costruisce e isperde per tutti i tempi, per tutti i popoli, per l'eternità. A nulla vale Vercingetorige contro Cristo: non vale che l'antico furo,-e co1-rc1 ansimante a salvare tutti i suoi figli e i ·suoi greggi e le sue terre, tutti i frutti delle sue opere. li Galileo ha fatto ormai una troppo buona coltivazione del suo giardino francese: bi liotecaginobianco neanche i suoi pavidi servitori glielo possono strappare di mano ( eppure stavolta ci provano e<invigore inconsueto). Charles De Gaulle, tu non vieni dalla linea dei Santi, dei fondatori eterni che il popolo di Francia ha nella città celeste, pazienti e vigilanti Soloni dall'alto dei colli eterni, quelli che hanno dat~ alla Francia• il suo nuovo nome, il suo grande Nome nella doppia storia. E tu non vieni dalla ragione ragionante contro la Verità di Dio, non sei del lignaggio dei grandi libertini, che hanno dato alla Francia la sua moderna rinomanza. Tu vieni dal popolo di mezzo che non ha la passione celeste né l'ossessione babelica, ma vive di simboli, e di benedizioni, e di grida e di immagini. La croce di Lorena nelle tue mani diventa una croce celtica, un simbolo magico, impotente a salvare. Tu non vieni da Domremy, le tue mani stanche non· portano in se quella virtù da cui la Francia è rinata. In te è solo il segno disperato dell'eroe di Alesia che erige contro il destino la volontà solitaria di un grande cuore umano. Ti sarà perdonato tutto, o ultimo Gallo, tutto: di avere spezzato la legittimità, di aver osato confondere i segni della carne e del [sangue con il potere che viene da Dio. Tutto si perdona ad un grande cuore, ad uno spirito ·audace, ad una antica presunzione, ad una buona retorica, che ha sognato di fare di un eroe di Corneille una persona reale. Può essere che i fellaghà, impongano la loro legge barbara, alla Francia sfuggita ancora una volta dalle mani di Dio. fatto non con spada e con legge, ma con acqua e con sangue, con Spirito e verità. E" un'ora tragica e solenne. La terra tace, stremata, svanita, come in quel momento invisibile che separa la vita dalla morte. Di vivo c'è solo l'attesa di un passo furtivo, come di un ladro nella notte: di vivo c'è solo spasimo del presentimento, che già sente nell'aria, che si rifà chiara e silenziosa, la voce dolce e sonora, Ma quel che ci importa è che la grande legittimità sia restaurata; il Nome che consuma l'universo come una tela logora sia ancora invocato sul popolo di Dio. dal tono caldo e possente: di vivo c'è solo la mano che come si tende ad accogliere una mano larga e forte. E tutta la terra attende lo scoppio [improvviso delle parole insospettabili ed indimenticabili: « O popolo morente, alzati e cammma e mostrati ai sacerdoti e poi a tutte le genti zn testimonianza invincibile a! tuo Signore celeste, Alfa ed Omega, vincitore della morte ». Davide

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