Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

16 Lo Stato pontificio E' di/ f icile definire la politica del!'on. A ndreotti. Egli si è chiuso nella "grande eccezione" romana e gode di una certa libertà politica ali'ombra de;/a cupola di S. Pie– tro. L'on. Moro, il vero autore delle Giunte difficili, non vuole spingere la sua audacia sino a re,:idere assoluta– mente "difficile" anche la giunta romana. L'on. An– dreotti è dunque così una destra autorizzata e riconosciu– ta dalla sinistra. E' questo riconoscimento senza contro– partite? Francamente ne dubiùamo. L'on. Andreotti, ri– conosciuto come eccezione dalla sinistra che governa i,' partito, si impegna a comportarsi come tale, non c'è dub– dio: così si spiega perché, in sostanza, egli non conduca nessuna polemica contro la politica dei Moro e dei Fan– fani ma vi si inserisca cautamente attraverso i paraven– to della "eccezione romana". Insomma, l'on. Andreotti rappi·e.renta, nella politica italiana, quello che è rimasto dello Stato Ponti/ icio. Ma è uno Stato Pontificio che ha firmato iZ concor– dato con i piemontesi. Per questo i voti romani di "pri– mavera" servirono al congresso di Firenze a rassodare il piedistallo del!'on. Moro ... Nell'ultimo numero di "Concretezza" mostra di non farsi poi troppe illusioni sulla situazione e cita persino una tesi di Gonella sui cicli ventennali del potere e su;fa possibile conclusione del ciclo politico democristiano. Pure egli è passato dal governo Tambroni a quello Fan– fani. In quel momento drammatico della vita politica na– zionale, non fu udita la voce del/' on. A ndreotti. Inoltre, per quanto egli attacchi la politica de;/'on. Mo– ro, il suo rappresentante, Evangelisti, siede ancora nel;a direzione unitaria ... L'on Andreotti si augura che l'anno che ora è comin– ciato sia un anno senza slogan. Noi ci auguriamo che, se degli slogan ci saranno, essi siano espressione di una buona politica. E ci auguriamo soprattutto che il gusto della "concretezza" non sia un alibi al dovere de;/a chiarezza. E chiedere troppo al 1961? Nessuno ce lo può dire meglio del!'on. Andreotti. Nostalgie dei socialisti Per « Mondo Operaio», rit•ista mensile del PSI, lo on. Antonio Giolitti ha scritto un lungo saggio sul do– cumento siglato a Mosca dai rappresentanti dei partiti comunisti di tutto il mondo. Da questo scritto di Giolitti si apprendono molte cose interessanti. Innanzi tutto, che il movimento comunista mondiale ha abbandonato, anche nei rapporti interni, il metodo del partito-guida ed accetta la discussione e ;a critica. Giolitti di questa « vittoria » è entusiasta. Finaimente - sembra dire - il comunismo si è democratizzato e, quindi, ogni polemica tra « sinistra democratica» e comunisti non ha più ragion d'essere. Nello stesso giorno è apparso sull'Unità un docu- bibliotecaginobianco SALA mento redatto dalla Commissione per le celebrazioni del 40" anniversario del PCI. In esso si afjerma che il PCI, pur non rinunciando al programma massimo de/;a dit– tatura del proletariato, si prefigge di ser;uire la « via ita– liana al socialismo»· che si fonda sul rispetto « di ogni fede e di ogni ideologia». Giolitti avrà, dunque, un nuovo motivo per gongolare: anche il PCI accetta di muoversi sul terreno de;/a demo– crazia. Un altro a '5ioire per la dichiarazione comunista sarà La Malfa che già nei '5iorni scorsi aveva lanciato la proposta di un nuovo fronte pooolare « perché la demo– crazia non si può difendere soltanto con l'apporto del PSI». Tutto è semplice, dunque; non resta che Jef?uire la strada izià intrapresa e Giolitti e La Mal/a potranno ve. dere finalmente coronato i; loro sogno: il ritorno ai go– verni C.L.N. I rotocalchi morotei A co.,a dovrebbero servire i grandi settimana;i a roto– calco? Fino a poco tempo fa ci era facile dirlo. La fun– zione di queste pubblicazioni a carattere popolare in/ atti dov1·ebbe essere quella di r,ermettere a milioni di per– sone, che non lo possono fare diversamente. di sur,era1·~ gli stretti confini de!1a loro città n della Zoro nazione I' di conoscere quc/10 che avviene nel mondn. E questa fun– zione le suddette pubblicazioni potrebbero assolverla egregiamente avendo modo di corredare i «servizi» di opportuno materiale fotografico e di dilungarsi in quei partico;ari che fatalmente il quotidiano è costretto a tra– la.,cim·e. Una funzione onesta; una funzione che, se fos simo in vena di facile retorica populista. tmtremmn de– finire umaniiaria in quanto va incontro ar;li insoddisfatti desideri di evasione di quei ceti che non possono per– mettersi una conoscenza diretta del mondo. Ma in questi ultimi tempi, leggendo i mtocalchi ita– liani, ci sembra che le cose nel campo della stampa a grande diffusione .,tiano mutando. E crediamo di sapere anche il perché. E' in atto, infatti, in questo settore la « o{'erazione sinistra democratica» che mira a fare di questi settimana:i f'opolari derzli organi di pressione al servizio della 'politica cosiddetta « morotea », di quella politica. cioè, che deve favorire l'inserimento dei socia– listi nell'area del potere. In questo senso la funzione dei rotocalchi diventa chiara. Essi debbono agire sul piano psicologico, essi deb– bono ;avorare a spezzai·e la resistenza che milioni di ita– liani oppongono al processo di marxistizzazione della po– litica italiana, essi debbono impegnarsi afjinché la poli– tica di centro-sinistra possa essere accettata nel profondo delle coscienze. Bisogna riconoscere che i redattori dei nostri settimanali popolari la buona volontà per asso;vere bene il loro compito ce la mettono tutta. Si legga, per esempio, l'Europeo, uno dei più difjusi. In ogni suo nu-

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