Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

LO STATO spone il generale De Gaulle per risol– vere il problema algerino. R.: Non ne ha alcuna, ma questo non ha importanza per lui. La Costituzione è violata ogni giorno! Per ben dodici anni ci disse che la Costituzione del 1946, che avevo promulgato, era la fonte di tutti i mali della Francia. Ora è stata fatta una Costituzione che è « perfetta », sia per quel che concerne l'autorità, che per la stabilità e la con- tinuità. E poi, quando De Gaulle ha visto che questa Costituzione non dava i risultati che attendeva, allora ha re– clamato i « pieni poteri », il che significa che può fare quello che vuole, e inoltre ha fatto questa confessione: « si sa bene cosa valgono le costituzioni»! In conclusione il generale De Gaul– le farà quello che meglio gli parrà fino al giorno in cui troverà sul suo cammi– no una volontà oppure una impossi- 13 bilità. La Nazione francese non ha an– cora denunciato con chiarezza questa volontà, ma l'impossibilità è davanti al generale. L'unica possibilità infatti che gli resta per fare, cosl come egli dice, « la pace », è di abbandonare contro il diritto naturale, contro la Costituzione, e contro il Codice Penale, i francesi ai quali vuol strappare contemporanea– mente: la loro terra, i loro morti, il loro lavoro. Nei pro :;simi num1ri pubblicheremo in esclusiva per i lettori italiani, interviste con autorevoli uomini politici europei. Inquietudine nel· ''Terzo potere" Di fronte al progressivo cedimento dei vari poteri dello Stato avanti all'offensiva marxista, la Magistratura resta il baluardo più saldo per la_difesa del prestigio e della dignità della Nazione Qualcosa di nuovo è avvenuto questo anno in occasione ·dei discorsi pronun– ziati per l'inaugurazione dell'anno giu– diziario dal Procuratore Generale della Cassazione e dai Procuratori Generali delle Corti di Appello della Repubbli– ca. Attraverso la voce loro, l'intera Ma– gistratura italiana si è posta alla ri– balta della Nazione con una sensibilità e una sollecitudine per le sorti della comunità nazionale quali certamente gli altri poteri dello Stato, che pure hanno impronta squisitamente politica, non hanno dimostrato di possedere nell'ul– timo semestre del 1960. Non si è trattato, questa volta, delle ormai consuetudinarie rassegne statisti– che dei settori di stretta attinenza al funzionamento degli organi giudiziari, ma di argomenti ben più vasti e impor– tanti. Pur con il linguaggio sobrio e di– staccato che loro si addiceva, i rappre– sentanti della Magistratura hanno, in– fatti, posto l'accento su11'intero arco della vita politica e sociale italiana di questo non feli_ceperiodo. Perché tutto questo? Perché evidente– mente i rappresentanti del terzo potere hanno avuto modo di rendersi conto, pur essendosi mantenuti estranei a ogni attività politica, che questi sono tempi calamitosi, che gli altri poteri dello Stato vanno gradualmente cedendo alla violenza marxista, che la loro rimane, in questo momento, l'ultima trincea a difesa e a presidio del prestigio e delle i~tituzioni della Nazione. La migliore conferma di tutto questo è la violenza de11areazione de11astampa marxista dei giorni 11, 12 e 13 corrente, reazione che, dietro la maschera della indignazione e della protesta, rivela la vera preoccupazione dei comunisti e dei loro alleati, che è quella di essere staiti smascherati, quando e da chi meno se lo aspettavano, nelle loro manovre eversive contro i poteri costituiti della Stato. Che cosa infatti, avevano sostenuto i mairxisti dall'infausto luglio 1960 in poi con il tacito e scandaloso assenso dei partiti della cosiddetta « convergen– za democratica»? Che quella di luglio era. stata la vittoria de11'«antifascismo> contro « il fascismo », de1la « democra– zia » contro il pericolo della dittatura e che tale vittoria <'ra stata conseguita dalla « spontanea » rivolta de11a « co– scienza nazionale e popolare » contro il governo T AMBRONI. Ebbene la risposta di due tra i più alti rappresentanti della Magistratura italiana è stata di una chiarezza cristal– lina: durante i fatti di luglio « si verifi– carono a Genova delitti di eccezionale gravità> (sono p:\role del Procuratore Generale della capitale ligure Dr. NI– COLARDI); e nello stesso mese i cit– tadini che, a Palermo, si fecero « spon– taneamente » portatori della coscienza « nazionale e popolare » e scesero in piazza per difendere « la libertà contro il tentativo di far risuscitare il peggior fascismo attraverso la compiacente con– discendenza del governo TAMBRONI», altro non erano che « comuni criminali reclutati per organizzare un'azione sel– vaggia quanto incivile di banditismo che suscitò grave avvilimento e dolore nei cittadini, i quali all'alba del 9 lu– glio assistettero sbigottiti e addolorati alla visione di una città, che sembrava aver mutato volto» (sono, queste, pa– role del Procuratore Generale di Paler– mo, Dr. MERCADANTE). Più chiari di così, i Magistrati ita– liani non potevano essere; più autore– vole condanna dei responsabili dei fatti di luglio non potevamo attenderci. Ciò significa che è arrivato il momento di quella verità che, tra non molto, ne siamo certi, sarà patrimonio comune di tutti gli italiani di buona fede. Né meno espliciti sono stati i Magistrati su altri problemi, che, al di là del loro aspetto tecnico e giudiziario, hanno una vera e propria rilevanza « di fondo» nell'at– tuale situazione della comunità nazio– nale, in quanto attengono alle cause <lei-

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