Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

12 ma esiste un ordine dall'alto di dire « che non ci sono partigiani cieli'Algeria francese nella metropoli» perché il Po– tere teme proprio questo... ed aggiun– go che in questo il Potere ha ragione. D.: Lei pensa, signor Presidente, che i francesi siano « decisi ad abbandona– re » l'Algeria? R.: Non sono « decisi ad abbando– nare» l'Algeria; ma nella misura con la quale il Potere, che aveva tutto in mano per conservarla e che è stato portMo la dov'è al grido di « Algeria francese », non ha fatto un solo gesto in trenta mesi se non quello di smantellare le Forze Armate, se non quello di intro– durre un'amm1mstrazione costante– mente portante all'amicizia verso Ferhat Abbass, verso gli altri stati del Magreb che ci fanno la guerra e che armano i fellagah sulle frontiere dell'Algeria, stando così le cose, dunque, è compren– sibile che la Nazione stessa si senta sco– raggiata. Che vuole... se nel 1917 Cle– menceau al posto di mettere in pri– gione il Bonnet Rouge e Caillaux avesse detto; « ma insomma, dopo tutto, e se noi cominciassimo a trattare la pace? », allora è evidente che non ci sarebbe stata la Vittoria. Noi attendevamo un C!emence2,u, abbiamo· trovato invece, ahimé, il contrario di quello che aspet– tavamo, ed il contrario di quello che ci era stato promesso. D.: Signor Presidente, ntzene che l' Armée possa « lasciar perdere» l' Al– geria? R.: E' difficile poter dire qual'è la situazione in seno alle Forze Armate, __:,:~~i~:a,;-~--= ~-~~ -.- _.__:::·- ✓- -----:.- - ~ _.,.h ___ - ~ --...,,~T~ -.._ _ _.. -:::: -· bibliot caginobianco stante il regime al quale esse son sotto– poste e quando si obbligano dei gene– rali superiori, il comandante in capo e i comandanti di settore, a firmare degli ordini che impongono agli ufficiali su– balterni di far votare in un certo senso i mussulmani che ripongono la loro fiducia nell'Armée. Dal momento in cui un abuso del genere, che è indegno della democrazia sempre reclamizzata, indegno della Francia e che infine ap– pare agli occhi delle Forzé Armate co– me un attentato alle sue tradizioni, non si può sapere quello che potrà fare o pensare domani. Quel che è certo tut– tavia è che, come ha detto il generale Valluy, l'Armée è oggi « indignata, forse sull'orlo della rivolta, certamente carica di disprezzo )). D.: Per ritornare al noccioìo della questione, così com'è stata prospettata dal?attuale Regime, e cioè ai « negozia– ti». Lei crede che l'FLN sia disposto a trattare? R.: L'FLN è certamente disposto a trattare sulle sue basi. Se si ritornas~e all'esperienza di Melun questo vorreb– be dire che si vuol montare un «decoro» alla capitolazione. L'FLN sa perfetta– mente cosa vuole; le persone che con– sidera come traditori, le sopprime. In Francia invece, sotto questo Regime che sembra ci abbia «rinnovato», i tra<li– tori ottengono la promozione; parlano alla radio ed alla televisione e nessuno di essi è messo sotto accusa; nessun caso di tradimento è stato portato davanti alla giustizia militare; le uniche cose che hanno interessato il Potere sono « le grazie » per i terroristi. LO STATO D.: Quali conseguenze prevede nel caso della creazione di una « Repubbli– ca Algerina»? R.: Molto semplice! Come lo scri– veva nell'aprile 1958 sul « Populaire de Paris » l'ex Presidente del Consiglio so– cialista, Ramadier, « una Repubblica Al– gerina vuol dire l'installazione di rampe per missili ad Algeri, a 800 chilometri da Marsiglia )), ed un italiano può facil– mente valutare a quale distanza dalle sue coste. E questo significa anche che ad ogni modo, se si considerasse persa l'Algeria (questo caso non mi sembra possibile, ma comunque ci saranno gravi sommovimenti) le persone che l'hanno persa saranno spazzate nella collera e nell'ignominia. D.: E quali conseguenze prevede per la Francia metropolitana? R.: L'ho detto. Nessuno potrà scam– parla, salvo forse in prigione. D.: Quale sarà il comportamento dei francesi di fronte alla creazione della « Repubblica Algerina»? R.: Si risveglieranno dai loro sogni ur· po' tardi e naturalmente ne rende– ranno responsabile il governo. Non è escluso del resto che, a quel momento, chi sarà il responsabile cerchi di rifilare il frutto del suo parto a qualche perso– na di buona volontà suscettibile d'in– dossare la paternità. Personalmente auguro loro una grande gioia per que– ste• « manege )), ma si sa bene chi sono i responsabili: sono quelli che stanno oggi al Potere. D.: Sempre in rapporto a tutti questi problemi concernenti l'Algeria, desidere- 1·emmo conoscere la Sua opinione in me– rito al comportamento dei cattolici, tan– to più che Lei è stato il fondatore del MRP, partito d'ispirazione cattolica? R.: In realtà i cattolici francesi non hanno preso posizione in quanto cat– tolici. Esiste una certa tendenza, ben visibile, nelle comunicazioni dei Car– dinali ed Arcivescovi, incoraggiate del resto dal Potere in condizioni che sono note. C'è stata una certa tendenza a con– siderare che il Potere stabilito dovesse essere seguito nella sua azione, e che tale azione aveva per scopo la pace. Io conosco questa storia. Ho già inteso tutto questo al tempo in· cui Petain era la Francia, e la Francia era Petain. Al– lora, secondo il mio punto di vista, era un errore; ora De Gaulle è la Francia, e la Francia è De Gaulle e sono le stesse persone ad affermarlo. D.: Per concludere desidereremmo sapere di quali «armi costituzionali» di-

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