Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

bit LO STATO 11 SULREFERENDUM IN FRANCIA Il referendum dell'8 gennaio, al di là dei suoi risultati numerici, ha lasciato non pochi punti 1nterroga– t1v1sul futuro della Francia e dellAlgeria. Il nostro corrispondente da Parigi è riuscito ad ottenere una intervista da Georges Bidault, nel corso della quale egli ha espresso le sue opinioni su quel futuro. La figura di Georges Bidault è molto nota anche in Italia. Professore di storia, ha compiuto parte dei suoi studi al collegio dei Gesuiti di Torino. Tra i fondatori del Partito democratico popolare e de «L'Aube». Nel 1943diventa pr,esidentedel Consiglio Nazionale della Resistenza. Nel 1946 è presidente del governo provv1sono. Fondatore e presidente del Movimento Repubblicano Popolare (l'equivalente francese della DC ita– liana è stato più volte presidente del Consiglio nella quarta Repubblica e ministro degli esteri. D.: Il referendum dell'8 gennaio 1961 ha fornito una nuova maggioranza al generale De Gaulle; quali sono a suo avviso, signor presidente, le «nuove» possibilità di soluzione del problema al– gerino? R.: Il referendum, contra,riamente a quello che viene pubblicato da quasi tutta •1a stampa, ha fornito a,l generale De GauHe una maggioranza che supera di poco il 50 per cento; cioè un po' più di un francese su due ha votato per il generale. A tutto onore del mio paese devo dire che ci sono stati assai più francesi che hanno risposto «_Si» aU'ap– pello del!'·«Algeria francese» ed all'ap– pello del generale De Gaulle nel 1958, che per rispondere « si», nel 1961, al- 1' « Algeria algerina » dello stesso gene– rale ,De Gaulle, che afferma il contra– rio di quello che aveva promesso. Quan– to alle nuove possibilità... per nego– ziare bisogna essere in due; L'FLN ne– gozia, come tutti sanno, con il terro– rismo. E poi per poter fare qualche _cosa con la Frnncia, .bisogna ottenere che essa risponda ad una questione precisa. Ora, le questioni che sono state poste (con -il referendum) sono inin– tellegibili. Bisogna aggiungere anche un fatto senza precedenti nella storia di un paese democratico: l'ultimo appel– lo del Capo dello Stato, fatto dopo che lo scrutinio era già aperto, e rivolto al– l'opinione pubblica, il quale appello stipula semplicemente: « si tratta di un problema che concerne ciascuno di voi e me. Chiedo che voi abbiate fiducia in me, e nella mia persona soltanto ». De Gaulle ha, ora, questa fiducia, ma nessuno è capace, nemmeno lui, di sa– pere come potrà impiegarla. D.: Quale è il Suo giudizio generale e globale sui risultati del re/erendum? R.: I risultati del referendum mo– strano in primo luogo che una parte importante degli elettori ha abdicato la sua dignità civica votando su questioni incomprensibili ed in favore di un uomo i cui piani le sono ignoti. Essi dimo– strano anche che una parte dell'opinio– nè pubblica, non comprendendo più niente, si è rifugiata nell'astens·ione. In conclusione, questo referendum è in– somma il referendum dei montoni di Panurgo, che hanno votato pér paura di quello che potrebbe capitare se la Francia non avesse più il privilegio di avere il generale De Gaulle alla sua te– sta. E' bene :ricordare a questo propo– sito che se al momento di ·Monaco fosse stato indetto _un referendum, Da.Jadier avrebbe raccolto qua-si tutti i suffragi - ed al parlamento del resto egli otten– ne soltanto due voti contrar-i - all'ec– cez-ione dei comunisti che d'altra parte hanno riveduto le loro posizioni subito dopo. Inoltre, nel luglio 1940 anche il maresciaJ.lo Petain avtebbe avuto tutti i suffragi, e malgrado questo sicuro ple– bis<"itodella Nazione in-tera, il generale De Gaulle partÌ per Londra a bordo di un aereo inglese, ed ebbe ragione di fai-lo, benché fosse solo. Se dunque egli aveva ragione allora, vuol diire che siamo noi ad ·aver ragione oggi; e se aveva ragione allora è lui ad aver torto oggi. D.: Si parla tanto del 75,2 per cento di voti raccolti dal generale, mentre in realtà, con il gioco delìe astensioni, in pratica egli ha raccolto soltanto il 56,8 per cento dell'insieme degli iscritti, per– 'centuale che scende ancor più sotto se nel computo si iscrivono pure gli elet– tori algerini, che del resto, a norma di Costituzione, fanno parte del territorio deìla Repubblica; qual'è dunque il suo giudizio su queste astensioni? R.: Penso che rappresentino quella massa che è stata « disgustata >, che non comprende più nulla, e per questo è certamente scusabile; ma è vero anche che la stampa, doci-lee malleabile al Po– tere, si affanna a sostenere, e lo com- •prendiamo! ? !, che il Potere ha otte– nuto il 75 per cento. Si aggiunga poi che -la stessa stampa ha scritto in lungo ed in largo che tanto Soustelle, che Va- . lentin e io stesso, eravamo stati battu– ti nei nostri rispettivi collegi elettorali. Ora, per quel che mi concerne, nd mio co1legio, un francesei su due non ha dato la propria fiducia al Potere, ovvero il Potere ha ottenuto il 50,03 per cento in suo favore, e per questo dunque si può dire che sono stato battuto. E' ben chiaro comunque che se un giorno otterrò il 75 per cento dei voti, non credo che oseranno dire che son stato battuto, ma al contrario diranno che ho vinto con una· maggioranza del 95 per cento. D.: Si dice che i «no» rappresentino quasi esclusivamente i suffragi comuni– sti ed in minima parte quelli dei par– tigiani dell' « Algeria francese», che ne pensa? R.: Anche questa è una menzogna bella e buona; una menzogna che si stampa su ordine dall'alto. Basta esa– minare da vicino le cifre dei comuni nei quali 'il partito comunista detiene la municipalità. Basta prendere come esempio Saint IDenis, sobborgo pari– gino (n.d.r. una delle roccheforti tra– dizionali del PCF), per rendersi conto che i comunisti non soltanto non hanno raggiunto ·il « pieno » dei loro voti, ma un gran numero di essi ha votato favo– revolmente, mentre nella colonna dei voti negativi sono stati rimpiazzati da suffragi certamente non comunisti. (E come controprova un a,ltro esempio, il XVI quartiere di Parigi, il quartiere ,ricco e residenziale, ha dato -la più al– ta percentuale di tutta la capitale della flessione in senso antigolli:.ta). Questa è la verità che vale per tutta la Francia,

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