Fine secolo - 1-2 marzo 1986

FINE SECOLO * SABATO 1 / DOMENICA 2 MARZO Q uesto successe più di 40 anni fa. Devo finalmente adempiere alla promessa di scrivere questa storia. Continuano a dirmi: non devi far altro che scriverla così com'è andata ... Ricordo ogni dettaglio di com'è andata, penso di ricordare ogni dettaglio. Vuol dire che ricor– do i fatti. Ma posso forse rivivere quei giorni? E' forse possibile riandare ai giorni in cui non si aveva il tempo di ricordare che cosa fosse la vita normale, in cui ci adattammo a convivere col caos e a lottare per sopravvivere ...? La distanza -più di quarant'anni- dà alla no– stra considerazione degli avvenimenti una pro– spettiva: è quello che pensano molti. All'oppo– sto. mi sembra che una tal prospettiv.a, sotto la parvenza di un più lucido discernimento, celi facilmente il senno di poi, la tendenza a rimo– dellare ciò che è stato ... Come scamperanno i miei ricordi a questa insidia? E da dove comin– ciare? 25 settembre 1940 Port-Vendres (Pirenei Orientali, Francia) Ricordo di essermi svegliata nella stanza angu– sta del sottotetto dove mi ero addormentata da un paio d'ore. Qualcuno stava bussando alla porta. Doveva essere la bambina del piano di sotto: mi alzai dal letto e aprii la porta. Non era la bambina. Mi sfregai gli occhi assonnati. Era uno dei nostri amici, Walter Benjamin - uno dei tanti rifluiti a Marsiglia quando i tede– schi avevano invaso la Francia. Il Vecchio Benjamin, come lo chiamavo di solito, non so bene perchè: lui aveva allora 48 anni, circa. Ebbene, come mai era lì? IL VECCHIO BENJAMIN di Lisa FITTKO Azéma, il sindaco del paese vicino, Banyuls– sur-Mer: l'uomo che, come mi avevano detto a Marsiglia, mi avrebbe fatto trovare una strada sicura per i nostri parenti ed amici che erano pronti a passare il confine. Vecchio socialista, era fra quelli che avevano aiutato la repubblica spagnola facendo varcare il confine a dottori, infermiere e medicine di cui si aveva disperato bisogno durante la guerra civile. Una gran persona, questo sindaco Azéma, continuai a raccontare a Benjamin. Aveva pas– sato ore con me a progettare ogni dettaglio. Sfortunatamente, la famosa strada lungo le mura del cimitero di Cerbères era chiusa. Era un cammino abbastanza facile, e un buon nu– mero di rifugiati l'aveva usata per qualche mese, ma ora era rigidamente sorvegliata dalle gardes mobiles. Ordini della Commissione te– desca, senza dubbio. L'unica via sicura per passare il confine che era rimasta, secondo il sindaco, era la "strada Lister". [fl generale Li– ster de/l'esercito della Repubblica Spagnola ave– va condotto le sue truppe per questa strada, ndr]. Questo significava che avremmo dovuto attraversare i Pirenei più a ovest, a una mag– giore altitudine, dunque una scalata maggiore. «Questo andrà bene», disse Benjamin, «se è si– cura. Io ho bensì un difetto di cuore», conti– nuò, «e dovrò camminare lentamente. Inoltre ci sono altre due persone che sono venute con me da Marsiglia e che hanno bisogno di attra– versare il confine, la signora Gurland e il suo giovane figlio. Porterà anche loro?». «Gniidige Frau», disse, «voglia scusarmi per questo disturbo». Il mondo andava a rotoli, ma non la politesse di Benjamin. «Ihr Herr Ge– mahl», continuò, «mi ha detto come trovarla. Mi ha detto che lei mi avrebbe fatto attraver– sare il confine fino in Spagna». Ha detto che cosa? Oh sì, certo -"mein Herr Gemahl"-mio marito- potrebbe dire una cosa simile. Lui pre– sume che, di qualunque cosa si tratti, io sia in grado di farla. Esce in italiano l'opera capitale di Walter Benjamin. Passagenwerk, Passages pa– risiennes, Parigi, capitale del XIX secolo... Una sterminata e non finita mole di materiale documentario e teorico che avrebbe dovuto trovare forma nella grande opera: "il tentativo di fissare, per così dire, l'immagine della storia nelle cristal– lizzazioni meno appariscenti dell'esistenza, nei suoi cascami". Certo, certo. «Però, signor Benjamin, si rende conto che io non sono una guida competente in questa regione? Non conosco la strada, io stessa non sono mai salita per quella via. Ho un pezzo di carta sul quale il sindaco ha dise– gnato a memoria una mappa del cammino, e poi mi ha descritto alcuni particolari, le svolte da prendere, una capanna a sinistra, un piano– ro con sette alberi di pino che deve rimanere alla nostra destra o finiremo troppo a nord; la vigna che conduce al punto giusto della cresta. Vuole correre il rischio?». Benjamin se ne restava sulla soglia, perchè non c'era posto per una seconda persona tra il letto e il muro. Gli dissi in fretta di aspettarmi nel bistrò sulla piazza del paese. Tradotta in italiano da Einaudi, come voi.XI delle Opere di Benjamin (ma sor– prendentemente trasferita nei "Millenni", pp. 1110, al prezzo di 100.000 lire), l' edizione riproduce quella tedesca a cura di Rolf Tiedemann (Suhrkamp, 1982), ma si avvale delle osservazioni e dei nuovi materiali scaturiti dalle ricerche di Gior– gio Agamben. «Sì», disse senza esitazione. «Il vero rischio sa– rebbe non andare». Dandogli un'occhiata, mi ricordai che questo non era il primo tentativo di Benjamin di met– tersi in salvo. Impossibile, per chiunque lo co– noscesse, dimenticare il suo tentativo prece– dente. L'atmosfera apocalittica a Marsiglia nel 1940 produsse la sua assurda storia quotidiana di tentata fuga: piani di chimeriche imbarca– zioni e mitici capitani, visti per paesi che ave– vano cessato di esistere. Ci si era abituati ad apprendere dal Daily Grapevine quale sicuris– simo piano del giorno era incorso neJ destino di un castello di carte. Eravamo ancora capaci di ridere - dovevamo ridere - del lato comico di Dal bistrò andammo a camminare in modo da parlare senza essere ascoltati. Mio marito non aveva modo di saperlo, gli spiegai, ma effetti– vamente dopo il mio arrivo in quella regione di confine, la settimana precedente, avevo trova– to un modo sicuro di attraversare la frontiera. Avevo cominciato con l'andare giù al porto a chiacchierare con qualche scaricatore. Uno di essi mi aveva condotto dal delegato sindacale, che a sua volta mi indirizzò a Monsieur Ad Agamben abbiamo chiesto di presentare l'inaspettata testimonianza sull'ultimo giorno di Benjamin, e sulla borsa nera piena di carte "più importanti della vita stessa", che una signora finlandese, Lisa Fittko, pubblicò nel 1980. Qui essa viene per la prima volta tradotta in italiano. Si tratta di un racconto ef!lozionante e commovente; e anche di una testimonianza filologicamente importante sulla natura degli appunti per i Passagen parigini. Che non sono una stesura, neanche provvisoria, ma una congerie di appunti, citazioni, riflessioni. Una stesura manoscritta, per quanto incompleta, era nella pesante bor– sa del profugo Benjamin, e si è perduta con essa: "anche se non è escluso che più accurate ricerche presso gli archivi di Figueras possano un giorno portare al suo ritrovamento" ( Agamben: e così sia). N ell'inverno del 1980, Chimen Abramsky, professore di giudaistica all'University College di Londra, stava tra– scorrendo un congedo sabbatico a Stanford, California. Una sera, in casa di un collega, Abramsky fa la conoscenza di una vecchia signora di origine berlinese, ma da molti anni resi– dente a Chicago, che si trova a Stanford per far visita a una ni– pote. Abramsky è un lettore curioso e, casualmente, il discorso cade sui libri di Benjamin, da qualche anni tradotti in inglese. Con grande sorpresa del professore, la vecchia signora racconta di aver conosciuto molti anno prima, durante la guerra, a Port– Vendres, in Francia, uno scrittore di nome Walter Benjamin. Lo ricordava benissimo: lo aveva guidato attraverso la monta– gna nel suo ultimo viaggio, mentre cercava di passare clandesti– namente il confine con la Spagna. Portava con sé' una grossa cartella di pelle nera, che conteneva un manoscritto cui il vec– chio Benjamin sembrava tenere più che alla sua stessa vita. Pec– cato che l'avventura fosse finita male. Tornata indietro, aveva saputo infatti che Benjamin si era tolta la vita a Port Bou, in territorio spagnolo, dopo che la polizia aveva minacciato di ri– consegnarlo alle autorità francesi. Il professor Abramsky si rese conto che Lisa Fittko - questo era il nome della signora - gli stava raccontando qualcosa di impor– tante, di cui era probabilmente l'unica testimone vivente. Tor– nato a casa, scrisse immediatamente a Gershom Scholem, dell' Università di Gerusalemme, la cui antica amicizia con Benja– min gli era ben nota. L'uomo con la borsa nera di Giorgio AGAMBEN Nel maggio dello stesso anno, Scholem, di passaggio a New– y ork per una conferenza, telefona alla signora Fittko a Chica– go e nel corso di una lunga conversazione, stenografata alla me– glio in ebraico, apprende tutti i particolari della storia. Il parti– colare più importante riguardava quel prezioso manoscritto che, secondo la Fittko, Benjamin portava con sé nella cartella di pelle nera. La supposizione più logica era che si trattasse del– la stesura dèfinitiva della grande opera su Parigi, alla quale Benjamin aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita e i cui frammenti (più di 1.000 pagine) stavano per uscire in tedesco col titolo Das Passagen-Werk. Scholem avverte subito RolfTie– demann, curatore dell'edizione. La sorpresa di Tiedemann non potrebbe essere più grande: tuttavia un documento conservato nell'archivio Benjamin di Francoforte conferma puntualmente il racconto della Fittko. Nell'ottobre del 1940, dopo la morte di Benjamin, Horkheimer aveva scritto alla polizja spagnola per avere notizie più precise. La risposta del commissariato della polizia di frontiera di Figueras elencava, fra gli oggetti persona– li di Benjamin, oltre a una pipa, sei fotografie, un orologio, una radiografia e un paio di occhiali, anche "una cartera de pie! de las usadas por los hombres de negocios". Il 6 giugno Tiedemann, in compagnia di un'interprete, vola a Barcellona e di qui prosegue in automobile per Figueras, sede degli archivi giudiziari della regione. Febbrili, ma necessaria– mente troppo brevi ricerche negli archivi, con l'aiuto di D. Félix Garcìa de Marina y Prieto, funzionario del Juzgado de lstruc– ciòn di Figueras, non danno alcun risultato. 11manoscritto con– tenuto nella cartella può essere stato divorato dai topi o gettato al macero. E' anche possibile che Benjamin lo avesse affidato a Henny Gurland (più tardi moglie di Erich Fromm), che faceva parte del gruppo che la Fittko aveva guidato fino alla frontiera spagnola: ed essa potrebbe averlo successivamente distrutto in un momento di panico. Ma è anche possibile che il manoscritto si trovi ancora negli archivi di Figueras, sepolto sotto mucchi di documenti giudiziari fuori posto. Quello che qui pubblichiamo è il resoconto, redatto in inglese da Lisa Fittko nel novembre del 1980, dell'ultimo viaggio di . 'Yalter Benjamin.

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