Fine secolo - 22-23 febbraio 1986

FINE SECOLO * SABATO 22 / DOMENICA 23 FEBBRAIO 16: ...... C onfesso di non aver più pensato a Kri– shnamurti da anni, non solo perchè ciò che aveva detto lo avevo assorbito una · volta per tutte tempo addietro, ma anche perchè preferivo scacciare dalla mente Ì'idea che, vecchio com'era, si stava avvicinando a quel punto di non-ritorno che fa: di un uomo incontrato e conosciuto, una muta spoglia - e a questa evenienza francamente preferivo non pensare.· Inoltre il tempo è un gran setacciato– re. E alla traccia lasciata da Krishnamurti si sono via via sovrapposte, nel giro di cento scottanti stagioni, quelle di altri, più o meno giovani ma'ìtres _à penser" del versante orientale: per esempio, in rapporto alla mia diretta espe– rienza, quelle di Nisargadatta Maharaj o dello stesso Rajneesh - a parte il caso a sé, peraltro già meno attuale, dell'inafferrabile scrivano dell'indio Don Juan: Carlos Araòa Castaneda ·- dove però l'influsso della sua antropologia poetica sulla generazione degli odierni trenten- -hi, compone un precipitato di esperienze cultu– rali che non mi sentirei, lì per lì, di raccordare a quelle innescate dall'insegnamento di Kri– shnamurti fino almeno al 1980. Morti come la sua (o di Nisargadatta, pochi anni fa, e di Ramana Maharshi, prima che molti di noi nascessero), sono l'occasione per vagliare la qualità, la bellezza o la miseria del proprio vissuto, per passare al setaccio quei tanti/pochi micro-istanti memorabili in cui la vita è scrosciata più forte in noi, lasciandoci _interdetti, disarmati e muti. Non è facile par– larne, ma si può tentare a ridosso della scarna nòtizia dell'altro giorno, che un cittadino in- -diano di anni novanta, Jiddu Krishnamurti (al secolo Narayana), è deceduto per un cancro al· pancreas (la stessa malattia di Ramana e Ni– sargadatta), a Ojai, in California, nei quartieri della Fondazione in suo nome. . Quell'uomo, per migliaia di individui di tre ge– nerazioni sparsi nel mondo, non era uno sco– nosciuto, anche se sono altrettanti, e molti di più, coloro soprattutto tra i più giovani, cui oggi il suo nome dice poco o nulla, qualcosa di meno di un vago riferimento all'India, ad uno dei suoi innumerevoli messaggeri di liberazio– ne. Il carisma, e l'abdicazione Tra contestazione - ma di una marca tutta spe– ciale - e liberazione - nel senso indiano classico - la vita di quell'uomo è stata per novant'anni una corda tesa sull'assurdo. L'assurdo di voler trasmettere un carisma - la "prima ed ultima li– bertà" - senza però detenere carisma alcuno, anzi avendo abdicato al carisma che un'ambi– gua concomitanza di eventi aveva fatto attri– buire a lui, ancora bambino, daUa branca in– diana della Teosofia, la Società iniziatica di fratellanza fondata, com'è noto, dalla veggente russa Helena ·p_ Blavatsky e dal colonnello H.S. Olcott, nel 1875 negli Stati Uniti, e presto ramificata in molti Paesi. Con quel carisma at– tribuitogli dall'Ordine della Stella d'oriente, istituito appositamente per lui, Jiddu Naraya– na, figlio di un impiegato locale della Società Teosofica di Adyar (Madras), assunto il nome di Krishnamurti (alla lettera "forma" (murti) del Beato Krishna), era stato avviato nel .vol– gere di diciott'anni, tra il 1909 e il 1927, a una fulgida carriera messianica alla quale, sulle pri– me, il piccolo Jiddu, accanto al fratello minore Nityananda, aveva acconsentito. Ch; si trovasse tra le mani - evenienza peraltro improbabile - il libricino intitolato Ai piedi del Maestro, a cura dell'Ordine della Stella di To– rino), entrerebbe in contatto con la mente di una creatura innocente, assetata di attingere alla Grazia del Maestro - altrove indicato con le sole sibilline iniziali K.H. - in un rapporto di resa e cieca sottomissione alla Sua divina vo– lontà. Impiantato nel dharma (la Legge .etica e spirituale buddhista), e intriso di abbagliante devozione, il vangelino del primo Krishnamur– ti è ciò nonostante un _testo-spiadella sua futu- Oltre le migrazioni di esotisti della nuova e nuovissima generazione a nuovi e volanti guru, resta una testimonianza di · vita che ha preteso di dare carisma spogliandosi di carisma, e ha immutabilmente rifiuta.lo ogni cristallizzazione organizzata di - . - religioni e verità. . Alla premurosa ansia di tanti adepti - "Bisogna diffondere il suo pensiero, custodirne le reliquie" - si può rispondere come Krishnamurti avrebbe risposto: "Perché?" L'ARTE DEL ERE OSSIA DEL MO -E ra, caparbia determinazione a prescindere da qualunque sostegno esterno per attingere al fondamento di se stesso con le uniche forze della lucidità, dell'attenzione, d'una indomita concentrazione dell'energia vitale e mentale, focalizzata su se stessa - senza oggetto, senza scopo, senza attesa, ossia nello stile apofatico zen - senza NÌENTE. Nello stòrico discorso di rinuncia ai suoi poteri del 1929, dinanzi alla sgomenta assemblea de– gli adepti teosofi, Krishnamurti precisò le linee del suo programma di insegnamento: un van– gelo alla rovescia che, denunciando la falsità intrinseca di ogni organizzazione sedicente re– ligiosa, indicava tuttavia un percorso alternati– vo al libero, consapevole, non-dogmatico rag– giungimento della verità. E per dare più forza di persuasione al suo dire, egli narrò la storiel– la del diavolo a passeggio con un amico per le vie del mondo. Un uomo, davanti a loro, si china a raccattare qualcosa e se la infila in ta– sca. "Che cosa ha preso?", chiede al diavolo l'amico, "Un pezzo di verità". "Sarà un guaio per te!" - gli fa l'amico. "Niente affatto - repli– ca il diavolo - Lascio che lui se la organizzi a modo suò". - "Se vuoi raggiungere la cima della montagna - dirà Krishnamurti più tardi - devi partire dal basso, a valle, e da lì inerpicarti, senza tema di precipitare ad ogni istante. Per accedere alla vetta-Verità, nessuna organizzazione, nessuna chiesa o maestro possono allestire dei trekking per te. Se ti appoggi all'organizzazione, ti at– tacchi a una cosa morta, entri in un'altra gab– bia che _tirende assai meno libero e più condi– zionato di prima .•Se ti metti a seguire qualcu– no, perdi di vista la mèta. Quello che ho capito da me stesso, mi piace disinteressatamente di spartirlo con chi-a sua volta lo sta cercando. E se solo incontrerò cinque persone disposte ad accoglierlo, cinque facce rivolte all'eternità, mi basta e avanza". di Grazia MARCHIANÒ Nuovi guru e nuovi esotisti In mezzo secolo di parola ininterrotta, senza altra autorità che la sua stessa forza di persua– sione i cinque volontari della sua esperienza dell'assurdo sono diventati legioni. Hanno ascoltato, colloquiato e argomentato con K..ri– shnamurti facoltosi signori delle alte sfere bor– ghesi e aristocratiche, ma anche inteJJettuali, scrittori, artisti, scienziati e politici oltre alle immense platee di giovani di ogni estrazione ·sociale, della prima e della seconda generazio– ne dei fiori, marcusiani d'assalto e nipotini di Marcuse, finchè nel decennio sessantotto-set– tantotto, una strana frenesia si impadronì degli esotisti della terza generazione: saltabeccare dall'uno all'altro dei guru alla moda, carpendo ·una sentenza qui, un mantra là, viatici e tecni– che di alterazione e di messa a fuoco della co– scienza. Un gigantesco potlatch dell'effimero spirituale, un grande falò di tutte le tradizioni o presunte tali. E la stella di Krishnamurti len– tamente impallidì. La sua austera, incrollabile fermezza nel respingere qualsiasi scorciatoia alla verità, il suo scarno apparato di ragiona– menti schematici, il suo prescindere da qualsia– si riferimento scritturale e sapienziale, circo– scrissero il raggio di un insegnamento che par– ve di recente aver fatto il suo tempo. Ma i suoi libri, cioè i resoconti dei discorsi di Saanen. Benares, Brockwood Park e delle altre scuole aperte, nelle Fondazioni di quattro continenti, dall'India alla California all'Australia (in Italia si deve all'editore Astrolabio-Ubaldini la pri– ma, e poi costante, diffusione di quelle opere), compongono una vasta biblioteca. Mentre le registrazioni delle conferenze degli ultimi ven– t'anni passano di mano in mano, di casa in casa, come preziosi talismani. Perchè? Mi capita di ricevere telefonate da città. persi– no borghi lontani; voci_sconosciute domanda– no: "L'ha incontrato? È sua seguace? Bisogna

RkJQdWJsaXNoZXIy