Fine secolo - 22-23 febbraio 1986

FINE SECOLO* SABATO 22 / DOMENICA 23 FEBBRAIO ;;;;;;;::::_~-;;::::-·-·~~~---·~=~~:::::::::·······-·----·····-·-~1~~.;_.~~~~~~;~ ... __ ........... rnrmrr·-·-r- ..... ............................................................................................. 11111.··!!··l·········::m1111111111111111111111111m ...........m .11 ........................................................................................ : 1 s uomini in nome di ideali, in nome di dogmi, in nome di Dio. Ci saranno così altre guerre e queste porteranno con sé un immenso dolore. Il problema dunque non è quello di impedire un particolare tipo di guerra ma di abolire la guerra, qualsiasi guerra. Lei critica il concetto di «non-violenza»... Gli esseri umani sono violenti e hanno inventa– to l'idea di non-violenza. Sono violento e cerco di diventare non-violento. Nell'inseguire que– sto ideale, e cioè nel tragitto che separa i due punti, continuo ad essere violento. Ecco. perchè la non-violenza è bella in teoria ma non funziona. Sono violento: questo è il «fatto», la realtà. Se rimango con quello che «è>►, posso fare qualcosa per modificarlo. Se inseguo l'i– deale evito di affrontare la realtà. Ha appena detto che bisogna abolire qualsiasi tipo di guerra. Lo ritiene possibile? Finchè esisteranno le nazioni, ci saranno le guerre. Finchè continueremo a dividerci in arabi ed ebrei, italiani e francesi, tedeschi e in– glesi, hindù e musulmani· ci sl!ranno le guerre. Il nazionalismo è una delle principali cause di guerre. Dobbiamo guardare al mondo come a un'unica cosa. ·E invece continuiamo a divider– ci in tribù: geograficamente, linguisticamente, religiosamente. Bisogna mettere fine agli istinti tribali che ci dividono. L'unità del pianeta è impedita dalle disparità esistenti tra chi ha e chi non ha; come mettervi fine? La cosa può avvenire solo quando non ci sa– ranno più nazioni. Prenda questo paese, l'In– dia. E' molto povero. C'è il problema della so– vrappopolazione. Basta il ritardo di un monso– ne a causare terribili carestie. Eppure, tutti gli altri. paesi del mondo dicono: dobbiamo pen– sare prima a noi stessi; così facendo ci si isola, ci si divide. Vogliamo veramente spazzare via la povertà? Allora mettiamoci tutti assieme: l'Italia, la Francia, la Germania, l'India ... Ma non lo faranno; per via dei loro interessi politi– ci... Duemila anni di carità cristiana e due secoli di lotta di classe non sono riusciti a mettere fine a queste disparità... Hanno creato solo divisioni e conflitti. Prenda le religioni del giorno d'oggi, stanno tornando aifondamentalismi del passato ... Oggi, sotto tutte le latitudini, l'insoddisfazione, la solitudine, l'ansia, la paura sembrano caratte– rizzare la vita dell'uomo; esiste una causa pro– fonda di tutto questo? La paura esiste in tutti gli esseri umani. Il pen– siero e il tempo ne sono le radici. Il tempo inte– so come futuro; il tempo come passato che condiziona il futuro; il tempo còme movimen– to da quello che è a quello che dovrebbe essere e che forse non sarà. C'è poi il pensiero. E' il pensiero che ha creato miseria e conflitto nel mondo. Quello stesso pensiero che ha prodot– to un grande sviluppo tecnologico ... Sviluppo tecnologico che significa mezzi di tra– sporto, chirurgia; ma anche armi nucleari... La conoscenza tecnologica è una cosa buona per l'uomo. Tanto più essa sarà sviluppata, tanto migliori saranno le sue condizioni di vita. Ma nel momento in cui l' «io» comincia a servirsene, le cose vanno ~aie. E' come un mu– sicista che si serva del proprio pianoforte per diventare famoso. Qùello che gli interessa è la notorietà, non la bellezza della musica in sé... Torniamo per un attimo alla paura. L'uomo continua a cercare riparo da essa nella religio– ne... Tutte le religioni, in quanto organizzate, sono strutturate dal pensierò. Tutti i rituali, i para– femalia che accompagnano le religioni - la messa, le preghiere - si basano sul pensiero. Dio è stato inventato dall'uomo; è stato inven– tato dal pensiero. E' stato il pensiero a mettere dentro alle chiese, ai templi e alle moschee l'immagine di un Dio che poi l'uomo ha ado– rato. Questo è un aspetto del problema. Vi è poi un autentico spirito religioso che può esi– stere solo quando non c'è la paura. Quando la religione non diventa un eccitamento emotivo, l'adorazione romantica di alcune immagini ... li rifiuto della religione organizzata di cui lei parla è. in ultima analisi, il rifiuto dell'autorità. Qual è il limite tra libertà individuale e respon– sabilità collettiva? Esiste veramente l'individuo? In ognuno di noi è racchiusa l'intera coscienza dell'umanità. Ognuno di noi è il mondo. Tutti gli esseri uma– ni hanno in comune una medesima coscienza. Quando si capisce questo diventa impossibile uccidere un altro uomo. Facciamo per un momento un'ipotesidi pace, o per lo meno di assenza di guerra. Lo straordina– rio sviluppo tecnologico continuerà a produrre e a perfezionare computer e robot. Che ne sarà del cervello umano? Ho discusso a lungo questo argomento con scienziati che si occupano di computer. In America e in Giappone stanno mettendo a punto un computer in grado di funzionare quasi come il cervello umano. E' quella che chiamano "la più avanzata delle possibili intel– ligenze meccaniche". Se questa macchina sarà in grado di fare quasi tutto quello che fa il cer– vello del'uomo, che ne sarà. di quest'ultimo? Esistono due possibilità. O l'uomo cercherà sempre più l'evasione, il divertimento (come l'assistere a partite di calcio o l'andare a mes– sa), oppi..re si rivolgerà al suo interno, al suo mondo interiore. Potrà così scoprire molto di più di quanto non abbia finora fatto nel mon– do esteriore. Alcuni scienziati, per spiegare quello che con la sola scienza non riescono a fare, stanno pren– dendo in considerazione l' «ipotesi Dio», una di– mensione trascendente. Lei dice che "/'universo non ha conosciuto disordine", che "c'è ordine nella natura". Sembra riferirsi a un concetto di ordine eterno... L'universo è in ordine. La natura, per quanto terrifiç:ante a volte possa sembrare, è in ordine. Sono gli esseri umani che hanno creato il di– sordine. Nella società, nei rapporti con gli al– tri, nel mondo animale ... L'uomo deve quindi rapportarsi a questo ordine universale? Non ci si può rapportare a esso rimanendo nel disordine. Solo quando l'uomo avrà messo or– dine· nella propria vita si potrà rendere conto dell'esistenza di un ordine eterno ... A parte la rivalità fra le due superpotenze, c'è chi ritiene che una catastrofe nucleare possa es– sere provocata dal/' «istinto di morte» che è al fondo dell'uomo. La morte resta un problema ir– risolto. L'Occidente tecnologicamente avanzato la occulta. Le religioni, col "paradiso", cercano di darvi una risposta consolatoria. La stessa "reincarnazione" è intesa da molti; qui in Orien– te, come un superamento della morte... La morte fa parte del nostro vivere, fa parte della nostra vita. Tutti moriremo. Questo lo sappiamo. Ma ci comportiamo come se essa non esistesse. Diciamo; la morte è lì, ma men– tre vivo non ci voglio pensare. Eppure, quando la morte verrà, mi costringerà a lasciarmi tutto alle spalle: la mia famiglia, i miei soldi, il mio Dio ... Allora io chiedo: è possibile, psicologi– camente, vivere con la morte? E' possibile vive– re senza attaccamento? La morte è la fine dell' «io», la fine delle mie ambizioni, della mia bra– ma, della mia violenza. Vivere con la morte si– gnifica vivere senza violenza, senza attacca– mento. La morte e la vita non sono separate. Finire significa cominciare. Dall'alto:Taormina,gennaio 1914.Nella foto, in piedi:George Arundale,Dr. Mary Rocke, Nitya;seduti:LadyEmily, Krishna,Miss Arundale. li padre di Krishna,Narianiah. L'arrivoa Bombay,nel novembre1924. ConKrishna, Nitya e Mrs Besant. Nella paginaa fronte, Krishnamurti fotografatoda Carlo B'uldrini durantel'intervista.

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