Fine secolo - 8-9 febbraio 1986

FINE SECOLO * SABATO8 / DOMENICA9 FEBBRAIO 2 S an Paolo appare, più di ogni grande città, un conglomerato di elementi forte– mente contrastanti. Banche, grattacieli, favelas. Mescolanza di razze, come e più che negli Stati Uniti. Anche·lo zoo, pieno di verde, di acqua. è meno a misura d'uomo degli zoo italiani. Gli uccelli soprattutto danno un'idea della ricchezza va– riopinta della foresta amazzonica. Il nostro concerto (di Manzoni e mio) è alla Biennale d'Arte che per la prima volta organiz– za un programma musicale (a cura di Anna Maria Kieffer, cantante). Ci ha preceduto di pochi giorni Cage, alla sua prima visita in Bra– sile. Anche questo mi fa pensare che il Brasile non è, come potrebbe, all'avanguardia (nel senso di proporre nuove musiche, nuovi modi di fare· musica), ma ripropone a distanza di anni o di decenni esperienze già acquisite in Europa. Lo si vede anche dal dibattito su mu– sica e impegno politico. C'è per esempio un compositore, già d'avanguardia, che oggi rifiu– ta polemicamente l'avanguardia e la tradizione borghese per scrivere una musica semplice che nelle sue intenzioni dovrebbe mettersi al servi– zio del proletariato. Tentazione che in Europa è stata tipica di vari compositori d'avanguar– dia fino ai primi anni settanta. Molto interesse per le posizioni nostre (già l'anno scorso, quando ero stato per la prima volta in Brasile, mi ero meravigliato che circolasse il mio libro eisleriano) e in generale della sinistra italiana, molto lontane da quelle -sostanzialmente po– puliste- della sinistra brasiliana. I musicisti progressisti brasiliani rimangono favorevol– mente sorpresi nel sentire che in Italia la sini– stra non ha combattuto, ma anzi ha favorito la ricerca artistica. Brazil, via da Vienna Esiste un'identità musicale brasiliana, o addi– rittura latinoamericana? Anna Maria Kieffer parla della tradizione nazionalistica, rappre– sentata da Villa Lobos (sicuramente il maggior compositore brasiliano, di cui in Italia si cono– scono troppo pochi pezzi), poi da Camargo Guarnieri. Durante la guerra, emigranti prove– nienti dall'Europa (soprattutto il tedesco Koel– lreutter, che ha avuto grande influenza ·come didatta) hanno portato informazioni sull'avan– guardia europea. Questo avrebbe causato l'al– lontanamento dalle tradizioni brasiliane, dan– do luogo a una produzione musicale sostan– zialmente epigonale. Che abbia o non abbia a che fare con questo fatto, mi colpisce il rifiuto delle tradizioni brasiliane da parte d~ singoli musicisti\ come per esempio Rodolfo Caesar, giovane compositore di Rio, che aborre il sam– ba. La sua musica (fa soprattutto musica elet– tronica) è di formazione europea. Una certa insistenza sull'aspetto ritmico mi sembra però segnalare, al di là delle sue inten~oni, la matri– ce latino-americana. Wilhelm Zobl (compositore austriaco che ha passato alcuni mesi in America Latina e che incontriamo a Rio) vuole invece basare la sua prossima composizione sulla struttura ritmica del samba. Così ognuno fugge dalla propria identità cercandone un'altra nel diverso da sè. Assistendo a uno spettacolo di un gruppo del Nord del paése (Bahia), risulta evidente la ca– ratteristica della musica (e in genere della cul– tura) popolare del Brasile, e cioè la mescolanza di tradizioni diverse: africana, indiana, bianca– cristiana. In fondo dovrebbe essere possibile (e · in questo credo che. risieda uno dei maggiori stimoli che vengono dal Brasile) pervenire a una reale integrazione delle diverse culture, su– perando l'alternativa manichea Europa-sì Eu– ropa-no che condiziona in modo contradditto– rio le posizioni di alcuni musicisti latino-ameri– cani. San Paolo e Rio simboleggiano due modi di– versi di vivere (un po' come Milano e Roma). Ma Rio, checchè ne dicano i 'Paulisti', è una città magnifica: moderna, spaziosa, con scorci paesaggistici di grande bellezza. Tutto è gran- I DIARIO SUDAMERICANO DI DUE MUSICiSTI CONTF:MPORANEI- Luca LoJbardi e Giaco~o Manzoni, noti compositoril di musica contemporanea, hanno trascritto le impressioni essenziali di un lungo viaggio ''professionale", dal Brasile a Buenos Aires, da Montevideo al Cile. I . di Luca LOMBARDI de, anzi grandioso, a cominciare dalla natura: la città si estende su una sottile striscia di co– sta, disseminata di colline rocciose (morros) e massicci (come il Tijuca, alto più 1di mille me– tri). Anche gli sbalzi di temperatura sono enor– mi: alla fine di ottobre (siamo a primavera inoltrata), passando da un quartiete all'altro ci può essere una differenza di 14 gradi (36 gradi a livello del mare, 22 in collina). Naturalmente è gigantesco anche il contrasto tra ricchezza e povertà. A Copacabana, pullulante di gente che vuol divertirsi, si è letteralmente assediati da nugoli di persone (moltissimi i bambini) che vogliono venderti qualcosa. E se passeggi di sera, devi stare attento a scansare chi dorme per terra (anche intere famiglie). Nella patria di Gardel 2. A differenza di San Paolo e Rio, Buenos Ai– res è una città abbastanza europea, già nella. struttura urbanistica, molto squadrata e 'ra– zionale'. Il traffico convulso, il rumore e l'in– quinamento (dai tubi di scappamento di auto– mobili e autobus escono enormi nuvole nere) mi ricordano Napoli. Visto che sono di origine napoletana, non mi si accuserà di pregiudizi antimeridionali se dico che un'altra cosa mi ha fatto pensare a Napoli: il fatto che sia durante il mio soggiorno a Buenos Aires (agosto 1984), che questa volta, sono stato elegantemente im– brogliato da un tassista. . In occasione dei due concerti con musiche no– stre, delle conferenze e dei seminari che tenia– mo nei due Conservatori della città, incontria– mo un gran numero di compositori, tra cui molti giovani. Non abbiamo modo di renderci conto del loro livello tecnico e musicale, ma è indubbio che ci sia molto fermento. Tra l'altro, Buenos Aires, che anche in questo si differen– zia da altre città del Sud America, ha uno stu– dio di musica elettroacustica -sovvenzionato dal Comune- di livello internazionale. Lo diri– ge Francisco Kroepfel. E' lì che incontriamo una decina di giovani compositori che hanno fondato un gruppo den~minato 'Altre Musi– che'. Punti di riferimento per i giovani compo– ·sitori è oltre Kroepfel, Gerardo Gandini, musi– cista cinquantenne (è stato allievo di Petrassi in Italia): forse il più interessante compositore argentino. Nel campo della musica contempo– ranea l'altro polo è costituito da Alice Terzian, compositrice, direttrice di un ensemble, orga– nizzatrice infaticabile (è lei che ci ha invitato in Argentina). A Buenos Aires incontriamo un Consigliere del Ministero degli Esteri italiano in 'missione' sudamericana per preparare un convegno di italianisti. Ci chiede se la nostra tournèe ci procurerà "uno scatto di carriera". Quando sente che non solo non avremo nessuno scatto di carriera, ma neanche ci ripromettiamo un guadagno economico, ci guarda perplesso. Cile: l'imprevisto incontro con la spirale 3. Inizialmente ero piuttosto perplesso sul fat– to di andare in Cile. Ma il mio amico Sergio Ortega (il compositore cileno, autore di 'El pueblo unirlo', che dal 1973 vive in esilio a Pa– rigi) mi aveva spinto ad andare: "Devi andare, è importante conoscere la realtà cilena e incon– trare i musicisti che lavorano in quella realtà". Poichè ho dedicato tre composizioni al Cile (la mia 'Prima Sinfonia' nel 1975, una composi– zione corale -in memoria di Salvador Allende– su testo di Neruda nel 1977 e una breve com- posizione scritta nel 1983 in occasione del deci– mo anniversario del colpo di stato fascista), e poichè non avevo nessuna intenzione di na– scondere le mie idee, confesso che ero pronto a ogni evenienza. Grande meraviglia perciò, al– l'arrivo all'aereoporto di Santiago, quando non veniamo neanche controllati. Le prime impressioni contrastano con l'immagine che mi ero fatto del Cile, quella di un paese sotto la cappa della repressione più dura. Santiago si . presenta -almeno finchè ci si muove in centro o nei pressi del centro- come una città abbastan– za gradevole: c'è verde (parchi e giardini), c'è un fiume (che sempre contribuisce a rendere piacevole una città), ci sono molte isole pedo– nali, gli edifici sono ben curati (tra l'altro nè a Santiago, nè a Vina del Mar -dove facciamo una gita- si notano più tracce del terremoto che c'è stato solo pochi mesi fa). Se però pren– diamo un autobus e andiamo verso la periferia della città, passiamo rapidamente dalle vetrine luccicanti e ben fornite dei negozi del centro allo squallore e alla desolazione delle poblacio– nes, dove vive il nerbo della resistenza a Pino– chet. Le poblaciones sono il corrispettivo delle favelas brasiliane, ma più che ad esse fanno pensare a quelle che sono (o erano fino a pochi anni fa) le borgate romane. Fanno più impres– sione per il loro squallore (appunto come le borgate di Roma) che non per la povertà cen– ciosa delle favelas brasiliane. Nostra guida a Santiago è Alejandro Guarello, giovane compositore, ex allievo di Manzoni, che ci ha fatto invitare dalla Pontificia Univer– sità Cattolica, dove insegna composizione (questa università, ci dice, è l'unica università cilena che non ha un rettore militare). Per la strada Guarello éi fa notare che il bruciore che sentiamo al naso e agli occhi è provocato da gas lacrimogeni. Ordinaria amministrazione. In giro si vedono molti militari che stazionano in piccoli autobus con i vetri protetti da grate. All'università abbiamo due incontri con stu– denti e giovani compositori. Facciamo ascolta– re musica nostra, ascoltiamo musica loro. Io presento la mia 'Prima Sinfonia' affrontando senza remore gli aspetti politici e strettamente legati al Cile della composizione. Sembra che tutti siano d'accordo, anche se non si sviluppa una vera discussione sul problema del rappor– to tra musica e politica. Una funzionaria del– l'università mi stringe la mano guardandomi significativamente negli occhi, uno studente mi scrive su un foglio di carta la melodia e il ritmo dell'ultimo slogan anti-Pinochet ("E va cajer e va cajer, la dictatura militar"). Da quel po' che ci siamo potuti rendere conto, il clima cultura– le, anche tra gli oppositori al regime militare, è piuttosto spento; si respira un'aria di apatia che è sicuramente una conseguenza di tanti anni di dittatura. Sembra, comunque; che da un paio d'anni l'opposizione sia riuscita a gua– dagnar.e importanti sapzi. Con sorpresa vedia– mo che esistono (e si possono comprare dap– pertutto) riviste d'opposizione ('Hoy'; A psi', 'Causa' ecc.), sulle quali la dittatura viene at– taccata apertamente. Si trovano anche giornali stranieri di vario orientamento (vedo addirit– tura il 'Paese sera') e si possono comprare libri e dischi di Neruda, Violeta Parra e dello stesso Victor Jara, assassinato dagli sbirri di Pino– chet. All'aeroporto è in vendita un libro di "poesia politica" il cui autore viene presentato sul risvolto come 'anarchico libertario'. Si trat– ta di spazi guadagnati dall'opposizione o di contraddizioni interne al regime o di una poli– tica di 'tolleranza repressiva' perseguita ad arte dal regime stesso? Una delle più belle esperienze dell'intero viag– gio in Sud America è per me la visita al museo precolombiano di Santiago. Le rappresenta– zioni antropomorfe o zoomorfe (in genere in oggetti d'uso come vasi, piatti ecc,) non sono realistiche e tantomeno naturalistiche, ma sem– pre inventate con grande fantasia o stilizzate. Bellissimi i tessuti (tappeti, arazzi ecc.). Anche qui i disegni sono stilizzati, oppure del tutto astratti, con uso frequente di strutture modula– ri (uno stesso motivo si ripete con piccolissime

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