Fine secolo - 4-5 gennaio 1986

Misteri orfici Nella foto della pagiaa ac:cuto. ..-fladielncia-èla nffiaeria, Agip Ilei 1915, _ .. raflile&aV- -,o i a t --mti 1e11'43. La citti è ..,re Napoli. (Ardlmo ENI). Intorno al Natale si verifica anche il solstizio d'inverno, poi esistono anche gli equinozi. Ne ho parlato in classe (sema nominare questi termini astrusi). Si sono incuriosi– ti e meravigliati. Poi: ma a voi chi lo ha detto? Il tempo, anche per un bambino di sette anni, è gia solo quello del– l'orologio al quarzo. L'osservazione del tempo àstrono- . mico che è ciclico e non omogeneo è già fuori della loro portata. Solo i maghi ( o magi) si trasmettono tra loro il segreto del tempo vero, e io sono uno di quelli: grazie bambini. (Jndeg~nti stereotipi: sindrome da, clausura Carcerati, bestie in gabbia, persone o bestié che non rie– scono a risolversi tra la fuga e l'attacco, finiscono per as– sumere caratteristici movimenti stereotipi che sono una sin:tesi o una simboliu.azione dei gesti cp.e vorrebbero compiere, ma non possono compiere a causa di barriere fisiche e psicologiche. Già negli anni passati ho osservato questi comportamenti in bambini piuttosto cresciuti rinchiusi in classe. Ora ho "normalmente" due bambine che si dondolano stando in piedi con le palme appoggiate al banco: ·tutte le volte che hanno le mani libere o comunque quando cresce il loro . disagio. Passando da un'aula grande (si fa per~) a una piccola (4x4 metri) e buia il numero dei bambini dediti a ondeggiamenti stereotipi è salito a 5-6. Analogamente si sono moltiplicati tutti i comportamenti di disturbo. Ri– tornando nell'aula grande i casi di ondeggiamento sono ritornati ai "normali" due. Ragazzi del '68 e ragazzi del '95 Nel dicembre del 1966 quando occupai per la prima volta l'università (la prima volta si ricorda sempre) avevo com– piuto da poco 20 anni, in 15 anni di studio non avevo mai marinato la scuola (capito Cossiga?) e potevo conta– re sulle dita le assenz.e per malattia. Ciononostante avevo parecchi conti in sospeso con la scuola (e li ho tuttora). Per i primi tre anni mi hanno costretto a imparare tutto a memoria, isolato dagli altri; in castigo, perchè a memoria non mi andava niente. La scuola era la copia gemella di quella in cui insegno ora (una migliore vista s11: Capri, se non ricordo male): foce accesa tutto il giorno, aria mefiti– ca, niente moto per il corpo. in quarta e in quinta sono stato in una scuola nuova con un insegnante decente. Poi, alla scuola media e liceo ancora antri bui, pigiapigia, insegnanti sordi, clausura. Già non resistevo più. L'ulti– mo anno cambiai città e scuola sperando che all'univer– sità sarebbe stato diverso. Non è stato così. Per me e per tanti meridionali capitati al nord negli anni intorno al '6~, la traiettoria che ci ha portati a dormire sui pavimen– ti dell'università è cominciata in questi antri bui chiamati scuole. I ragazzi a cui insegno oggi stanno facendo le stesse espe– rienze aggravate dallo sfascio del terremoto e dallo iato più stridente tra realtà della scuola e realtà esterna (io ignoravo praticamente tutto_ quello che non si svolgeva sul percorso casa-scuola). Nel 1995 questi ragazzi saran– no adolescenti. Il 40% di loro sarà bocciato nelle scuole medie della zona già in prima classe, un altro 30% si per– derà in seguito. Tra i sopravvissuti una buona parte ten– terà la scuola superiore con l'illusione che, reduci come sono da una dura guerra, gli possa toccare in sorte qual– cosa di meglio. Ma saranno delusi e arrabbiati. I ragazzi dell'85 sono arrivati al loro ballo di debutto, con una sto– ria già vissuta-e perciò immutabile: andrà come potrà an– dare; ma per i ragazzi del '95, che sono ancora in forma– zione, c'è qualcuno in grado di smentire le facili profezie avanzate su di loro? Ragazzi da marciapiede Carrozzieri, negozianti, artigiani, hanno fatto del marcia– piede una parte della loro bottega. La scuola non poteva essere da meno. L'anno passato fuori della mia scuola FINE SECOLO* SAèATO 4 I DOMENICA 5 GENNAIO 15 Foto di RaffaeleVenturini. appoggiati ·ai paletti (sostantivo derivato dal verbo "pa– lettiu.are" che significa munire i marciapiedi di fortifica– zioni tali che impediscano il parcheggio di automobili) c'erano insegnanti e alunni che attendevano l'ora di en– trata. Poi si è ~operto che il regolamento tipo del mini– stero (i nostri ministeri prevedono tutto) prescrive che gli alunni siano inquadrati e accompagnati dai bidelli. Ora sui marciapiedi ci sono solo i bambini: come è nell'ordine delle cose . Il probf!,bile e il P.Ossibfle 1 ovvero· di come s, affronta il pericolo · Il principale ostacolo. alla installazione delle centrali nu– cleari -dice un esperto- è in real~ di natura culturale: vi– viamo in una cultura del possibile, mentre dobbiamo im- , parare a vivere in una cultura del probabile. In pratica: non ci basta sapere ch,e esiste il 90% di probabilità che il tale incidente nòn accada, il nostro pensiero corre sempre a quel dieci per cento in cui la cosa n_onè probabile ma possibile. Sarà vero. Qui a Napoli, se non.ci attaccassimo al possibile non potremmo vivere. Esistono buone proba– bilità di: eruzioni del Vesuvio, terremoti, incendi disa– strosi di impiànti industriali, epidemie, crolli, eppure noi contiamo sempre su quella piccola percentuale secondo la quale è possibile che nulla di tutto ciò avvenga. , Anzi per non lasciare le·cose a metà; costruiamo le case sul Vesuvio e accanto ai depositi AGIP e Mobil; i bambi- . ni sguazzano sulle spiagge dove sfociano le fogne, e nelle scuole passiamo sopra all'igiene, agli indici di affollamen- to e a tante altre cose. · Tutto questo produce anche ricchezza; la nascita di nuovì capitali avviene proprio sul rischio nel senso elementare del termine: rende cento volte di più un investimento a ri– schio che riesca, piuttosto che un investimento ove ì ri– schi siano previsti e si adottino misure preventive e co– perture assicurative. Prima della droga i soldi facili sono venuti fuori in questo modo. In una scuola fatiscente e precaria i bambini fanno ap– prendistato di tutto questo: cioè che la salute, la sicurezza e la tranquillità sono generi di lusso che possono permet– tersi quelli che già hanno abbastanza danaro. Diritti umani: qualcuno e' piu' umano degli altri L'edificio scolastico di cui sto parlando, ufficialmente è adéguato alla sua funzione. Ingegneri del comune, ENPI, medici scolastici, giudice tutelare: ciascuno per le sue competenze, dopo aver richiesto modifiche marginali, ha rilasciato il suo "nulla-osta". Ho conosciuto di persona tutti 'questi funzionari: sono attenti, impegnati e responsabili. Forse troppo. Hanno a cuore il diritto allo studio dei bambini di una zona già tanto degradata, e in nessun modo si prenderebbero la - responsabilità di sottrarglielo. Perchè il guaio sta al di so– pra di loro: in una autorità talmente imbelle e irresponsa– bile che l'eventuale decreto di chiusura di una scuola perchè indecente, anzichè sollecitare immediati migliora– menti rischierebbe di diventare una chiusura sine die. Ecco allora che tutti "sLpassano una mano per la co– scienza" e tròvano la formula, le parole che consentono di "essere a posto con la legge". Così le persone respon– sabili sono costrette a reggere il sacco agli irresponsabili, e gli insegnanti c~stretti a mettere il suggello finale· sul "tutto va bene" ,promuovendo tutti 'ope legis'. Ma cosa diventa il diritto allo studio se il diritto alla salu– te, alla tranquillità, àÌla serenità e al gioco (citati non a caso nella carta dei diqtti del ~ambino) sono sistematica– mèntè _e_programmatìçamente violati? Rinchiudere i bambini in un ammasso .di pietre impropriamente chia– mato scuolà significa ancòra una volta adottare la prassi della detenzione preventiva. Primo rinchiuderli, poi si _vedrà. · 1 , 1 E il poi non arriva mai. '· Evasione Dizionario Devoto, pag. 852: fuga da un luogo in cui si è rinchiusi o sorvegliati./fig. Rottura della intollerabile mo-

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