Fine secolo - 4-5 gennaio 1986

PrarillD MR A.rte Contemporanea, via Garibaldi 53, tel. 5899707 10-13 17-20, fino al 15 gen. Arte ili mrnice Finalmente, il gallerista svela la sua più intima volontà. Si rivela 'cornice' dell'arte, sovvertendo però quello 'scopo decorativo' che indica il dizio– nario. Qui, la cornice precede l'opera, ne vuole essere l'ispirazione, in un diverte~te (ma anche molto serio) rovesciamento del vecchio rapporto quadro/cornice. Non si tratta più (o non dovreb– be trattarsi più, anche se Ragalzi ha scelto una cornice 'anonima' e l'ha poi imbrattata con le mani sporche di vernice) di quella polemica con– tro la cornice, iniziata dai futuristi. Non si tratta nemmeno (o non dovrebbe trattarsi, anche se Luzzi sceglie una cornice 'bozzuta' come i suoi bovi, Palmieri una floreale e regale come il suo campo di fiori roui cinabro e cadmio, Limoni e Tuelli delle cornici semplici e novecentiste, che non disturbano troppo) di un mero ritorno al– l'abbinamento tradizionale fra cornice e quadro. Si tratta (o si dovrebbe trattare), invece, di una mostra di 'cornici', appunto, beli cornici, anti– che, dorate, moderne cornici, objets choisis messe (un po' seriamente, un po' ironicamente) in risal– to da immagini e da una pittura discrete, som– messe, raffinate come le foglie di luce bianca che lentamente si calano attorno ad una sedia da giardino appena tracciata nel buio pesto della tela di Pizzi Cannella. Ecco, dopo l'atelier, il, punto di arrivo più coerente che si è finora visto di quell'(e)voluzione dell'arte lontana dal rumo– re, dal mondo, dall'avanguardia. Verso un'uto– pia d'incontro presente/passato e un ritorno al– l'ordine, in verità, sconcertante. Dimenticavo, c'è anche una Lunatica di Nunzio. La sua corni– ce? Una base di marmo bianco. Sargentini, via del Paradiso 41, tel. 6569846 ll-13 17-20, èhiuso dom. e_ lun. Mupredi Dorigatti: "A Maria Callas" Teatro dell'Opera, fino all'.8 gen. C.. Stru.za:"opere sa carta 1955--1985" ll Segno, via Capolecase 4 L'Arco, via Mario de'Fiori 39/a li Millennio, via Borgognona 3 11-13 17-20 chiuso fest. e lun., fino al IO gennaio, U~ore: T--, Usud, Petnr milli Pio Monti, via Federico Cesi 62 int.3, tel. 319447 Ndraltra ..... àll'alto: G.V...... ,i>e.ert.1779. Henst ...... Q11i ~ llocdoai, Mattiao, 1909. combinan: pannelli? A JOltt, i YllTi pezzi crescono assieme. In un tritti– a, Sfll rosso, per esempio, il pannello a destra è comeun campo di pace mentre gli altri, a sllll5tra, sono come ,ara guerra. A. sinistra, infatti, sta110 cercando qualcosae contÌnllllVoa distruggere e a rifare hdto. In altri casi, invece,dipingo i pannelli indipendentemente, senza pensare di unirli. Sono allora un modo per assicurarti che non stai lavorando con progetti o preconcetti in quanto la combinazione di tele già compiute provoca un effetto necessariamente non premeditato? Si, anche. I tu, •i quadri n:ccnti sono molto lirici e pratica– mente astratti, eppure qua e là ci sono ricordi della natura, dei fiori, dei boschi e dei campi che dipingevi prima. Perché la natura è una tale fon– te d'ispirazione? DoVllllf/lll! io sia, il paesaggio che mi circonda en– tra ,u·f ljlllldro.A.l/'epocain cui dipinge110 'paesag– gi', n-o stufo dell'idea del progresso e di do11ere creare 'lflOlcosa di '11110vo'. Cosi, andai in campa– gna, /omano da Vienna, per rivèderee riguardare la natura. In città ave110 sempre troppe idee in te– sta. Pensi mai alla storia? Certamente. Soprattutto alla storia dell'arte • Ve– /asquez, F.nsor,Van Gogh... Manipoli coscientemente l'arte del passato, op– pure si tratta sempre di una 're-invenzione', come, per esempio, una 're-invenzione' dell'in– fprmale o dell'espressionismo astratto? E sempreuna riscoperta. Come vedi la situazi(!lle oggi? \ · Sono molto confuso.E diffzcilemantenere fln equi– librioe ciò mi indebolisce.Forse non è tanto un'e– poca di confusionequanto di degenerazione.A.Ilo stessotempo,è anche unperiodo digrande liberlà. Grandi mostre Prima dell'avanguardia: da Fattoria Modigliani Più che 'prima•, qui si tratta - eccezion fatta per l'espressionismo anarchico di Lorenzo Viani - di 'accanto' all'avanguardia. Oltre cento dipinti te– stimoniano, infatti, di una stagione di pittura to– scana che è stata, in verità, forse un po' troppo trascurata dalla critica, quella dei 'post-mac– chiaiuoli' per lo più livornesi: Bartolena, Benve– nuti, Cappiello, Ghiglia, Kienerk, Liegi, Muller, Nomellini, Puccini, Tommasi e persino Modi– gliani - un po', appunto, macchiaiuoli, un po' di– visionisti, un po' impressionisti, un po' simboli– sti, un po' sulla via del novecentismo ... Si tratta, insomma, anche di un omaggio da un fine secolo (che guarda con timore al futuro senza riuscire a scorgere nulla) a un altro - schiacciato fra la grande stagione della 'macchia' e quella rivolu- · zionaria dell'avanguardia. Catalogo Artificio con testi di Raffaele Monti e Giuliano Matteuc– ci. Aosta, Tour Fromage fino al 26 gen. M~ e il suo tempo Una grande mostra, omaggio della città di Bolo– gna ad un "suo " pittore. Nei duecento e più quadri esposti sono illustrate le varie fasi ~ell'at– tività di Morandi: gli esordi, la breve ma impor– tante stagione metafisica (1919-20),-il ventennio· fino al conflitto mondiale, il dopoguerra fino al 1964, anno in cui il pittore mori. Ciascuna sezio– ne è poi arricchita dalla esposizione di quadri di altri artisti, compagni di strada più o meno occa– sionali di Morandi, oppure semplicemente suoi contennporanei: i "secessionisti bolognesi" (Li- Conuinque il presente non è peggio di una qualsia– si altra epoca, anche se siamo in un fl!omento di decadenza. Tutto ciò è molto fm de siècle. È il problema del figurativo e dell'astratto? Quale è il loro rappor– to all'interno di ogni singola opera? L'immagine è solo una struttura, un'occasione. Ciò che è diff,cile ottenere, e che tengo sempre presente, è una pittura senza concetti. A volte,per esempio, c'è un albero nel quadro. Ma è solo lo s_cheletro del dipinto. Non vogliolavorarerealisti– camente. L'albero accade e a volte mi domando, 'perchéc'è, ancora una volta, questo orribilealbe- ro?'. C'è, semplicemente. · L'idea di belleu.a è importante? li concetto di essere commosso-è imporLan!e. Ti preoccupa mai l'autenticità? Non'penso che sia possibile essere spontanei. Ma lo vorreiessere. Un tempo, ero ossessionatodall'i– dea di essere 'autentico'. Oggi, no. La funzione dell'arte? Non mi piace pensarci. Quando studiavo q//'acca– demia, un mio insegnante, Peter Weibe/, diceva che l'arte esisteva per formare la mente. Doveva essere 'rivoluzionaria',come nel lavoro di Beuys. Weibe/parlava molto della funzione dell'arte. Ma . non lo capivo, né vedevotutto ciò nella sua opera. li mondo cambia ·qualsiasicosa si faccia. Non è necessariofarlo apposta. li nuovo è inevitabile. Vedi, l'arte può avere un valore anche solo per l'artista, senza essere 'comunicazione'.Non so se questo sia un bene, ma è cosi. Anz 'f.mi sembra un po' disperato. Quando,a cinqueo sei anni, comin– ciai a volerfare disegni molto precisi di animali, mi sentivomolto isolato. Oggi è la stessa cosa,sol– tanto i rapporti sono diversi. Presto attenzione a ciò che accade dentro di me. Ho molte domande. A volte disegno molto in fretta e ogni schizzo è come una domanda. cini, Giacomo Vespignani ...); Carrà e De Chiri– co (conosciuti nel 1918 e presenti con Morandi in varie mostre all'inizio degli anni "20); la schie– ra dei novecentisti e dei "dissidenti" (Sironi, Tozzi, Casorati, Rosai, De Pisis, Mafai ...); una selezione - invero molto limitata - dei primi in– fonnali europei ( Fautrier. Rurri. Ta!'it's): e per– fino una dozzina di quadri sugli antecedenti (da Corot a Picasso e a Braque, passando per Cézan– ne, Renoir, e Derain). La figura di Morandi ne emerge come quella di un artista sostanzialmente isolato e difficilmente omologabile in una cor– rente - eccezion fatta per il periodo metafisico -, alle prese.con una ricer~ che non può certo ~i_rsi poco coerente, di un purismo lontano da ogm m-_ tento narrativo o espressionista: decenni dedicati allo sforzo di trasformare bottiglie, fruttiere, va– setti, bicchieri e lampade ad olio in rarefatte for– me classice, colonne e capitelli dorici, forse un po' melariconki. In occasione della mos~ra sono usciti anche gli atti del convegno "Morandi e il suo tempo'', tenuto, ovviamente a Bologna, n_el nov. '84. Fascicolo e catalogo della mostra editi da Mazzotta. . Bologna, Galleriacomunaled'arte moderna ·fino al IO feb. MicbaelFnmke , Ferrara, Palazzo dei Diaman'li dal 19 gen. : ' '. AlbertoMartini . , Milano, Palazzo della Perirzane,:,te, fino al 19 gen.· E.inni Mtmdt (1863-1944) Milano, Palazzo Reale, Palazzo Bagatti-Va/sec– chi, fino al 16 marzo DePisis Pastelli, colori lievi, eterei e quasi trasparenti. . Nature morte, rarefatte pitture di interno, tanti disegni di giovinetti nudi. L'estetica di De Pisis propende deci~ente verso un, chiamiamolo così, "secondo decadentismo". In effetti, gli in– flussi del futurismo sulle opere degli anni 'I O e la conoscenza di De Chirico e Savinio, nel 1916 a Ferrara (città natale di De Pisis) non servnno·per · sviluppare un linguaggio avanguardista autono– mo. E negli anni trenta che, fra pratiche esoteri– co-buddiste e via~ a Parigi, decisioni di andare a 'belare in Arcadia' e ricerche 'essenzialiste •, la sua pittura si caratterizza e trova collocazione storica. De Pisis muore nel 1956, in manicomio; dopo sette anni di internamento. Modena, Galleria Civica, Palazzina dei Giardini I 0-12,30 15,30-18,30 chiuso !un., fino al 19 gen. La 90glia: l'opera d'artetra riduzione costruzio– ne Vivere la porta di Duchamp, sostiene Filiberto Menna, curatore della mostra, come modo di vi-. vere il presente e le contraddizioni insite in un la– voro artistico che riaffronta la pittura come lin– guaggio: "un fare artistico che punta s,ulla prati– cabilità attuale di un'idea di costruzione, muo– vendo da un preliminare ateggiamento riduttivo, di sottrazione, che si contrappone in maniera netta agli orientamenti fin qui dominanti di una' pittura -che sembrava invece puntare tutto sul pieno, sull'ingombro, sulla ricchezza, anzi sulla sovrabbondanza coloristica, materica, narrati– va". Opere di Asdrubali, Rossano, Capaccio, Salvia, Adele Lotito, Mesciulam, Montessori, · Morelli, Pulsoni, Xodo; Santolini, Samonà e Ro– mualdi. Pordenone, GalleriaSagittaria ftno a feb. Il mmeo sperimentale di Torino Una mostra sugli anni sessanta in Italia; un com– pito arduo per chi ha pretese di oggettività e di esaustività. Qui ci si basa su di una raccolta pre– cisa: quella donata alla città di Torino da Euge– nio Battisti, professore 'rivoluzionario' di arte a Genova fino al '65. Nella sua intenzione, doveva andare a formare il nucleo di un mµseo 'aperto', sperimentale, in continuo aggiornamento e rap– porto con gli artisti, in linea, quindi, con il pen– siero anti-museale e anti-elitario che si sviluppa– va in quegli anni. In verità, però, le cose andaro– no diversamente, come ben racconta Rossana Maggio Serra nel catalogo (Fabbri), ~ la raccolta divenne appunto 'raccolta'. Fu an1phata soprat– tutto in occasione della sua esposiztone nel 1967, e comunque solo fino al '69. Poi rimase lì. nei de– positi, senza ulteriori donazioni e/ senza che al– cun pubblico ne potesse più fruire. A prima vi– sta, la presenza di una tale raccolla facilitava il lavoro critico della curatrice dell'attuale mostra, Mirella Bandini. Si poteva infatti sbguire la linea del documento rigoroso e esporre ~utte le opere, anche quelle di artisti che oggi a17Paiono meno significativi. Oppure, si poteva O!Xfrareuna scel– ta. Intendendo la mostra anche come documento di un'epoca, si è, an~?r più ambizi:osamente, vo: luto integrarla con c10che sembrava mancare. S1. è voluto fare, quindi, anche una rilettura storica, a posteriori, di un decennio. Inuti'F dire che ci si è esposti cosi a mille rilievi critici Je filologici. A cominciare dai commenti più ovvi, se ben quat– tro pagine di catalogo sono giustai;nente dedicat~ sia a Mario Merz che a Lucio Fc!intana, non s1 capisce però perché un simile trat:tamento fa~o– revole sia riservato anche a Nato frascà, Achille Pace , Giuseppe Uncini, Paolo Scheggi, Nicola Carrino e Gastone Biggi, e non anphe ad al!ri ar– tisti di rilievo come Mario Schirano, Mimmo Rotella o Emilio Vedova. Le esclusioni, poi, sono state veramente tante, anche la favore di ul: teriori aggiunte: se è naturale che Jna tempera d1 DeperÒ (1935) sia stata esclusa i'r quanto non pertint:nte, non è del tutto ovvio, invece, come mai Attilio Pierelli, presente nella raccolta d\ - Battisti, sia stato eliminato. Oppure, come mai Paolo Masi (fiorentino) sia stato fSCluso mentre Beppe Sesia (torinese) aggiunto. Inoltre, se si de– cide di aggiungere Burri, attivo lgià dagli anni '50, perché non Turcat-0? Se l'arte 'torinese' era scarsamente rappresentata dall'otiginale raccol– ta, ciò è stato corretto con l'incl11sione di opere di Gallizio, Pistoletto, Gastini e Gilardi. Ma l'o– riginale "museo sperimentale", si~. e~a pieno d\ lacune e giustamente, sono state fatte importanti aggiunte di altri artisti quali Cy !fwombly, Giò Pomodoro, Piero Dorazio. Gastone Novelli, Francesco Lo Savio e Ettore Colla. I discorsi su "chi c'è" e "chi non c'è" possono quindi diventa– re facili e interminabili. Ma questo era prevedibi– le, perché la storia, in un modo ,:, Qell'altro, va fatta e criteri di verità "assoluta!' oggi scarseg– giano. Che la personalifà. i gusti, e persino la provenienza di un critico traspaiano anche da una mostra che pretende di esserelesauriente è, in fin dei conti, una rassicurazione, ~a non ho par– lato degli anni sessanta ... Sarà pe~ un altro saba– to. (Reporter, E. De Mauro) Rivoli (Torino), Castello, tel. 958 547 Boccioni a Venezia I Correva l'arino 1909 ... Marinetti (a Parigi) esor– tava a "cantare le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere, dalla sommos~a"; Boccioni (a Mila– no) dipingeva Mattino, do~e spotadici e sparuti "pendolari", a piedi o su carretti, dalla campa– gna ~on del tutt? illuminata d_al~i~f!10sebbene desèntta con tom caldi e pacati, s1 dmgono al la– voro - verso ciminiere fumanti )e luce bianca. Poco, all'epoca, sembrava laccoll!unare i due ar– tisti. La discrepanza fu notata <Jaicritici che li trovarono, l'anno dopo, iri'una tjlostra a Cà Pe– saro: il primo a ''presentate"le /operedell'altro (fra cui, proprio Mattino).Bocciom passò per un divisionista di talento, ma non/ certo di avan– guardia. Marinetti - che ne eslt~va le presunte virtù incendiarie, ultramoderniste, anarchiche, futuriste, insomma - passò _pr9babilmente per uno che in deserto e/amava. E facile, invece, per noi che conosciamo i lavori succtssivi di Boccio– .ni rilevare il passaggio dalla scoqiposizione divi- sionista della luce nello sfondo alla scomposizio- ne dinamica dell'immagine. I Nelle due rassegne in corso, da un lato è. rico– struita la mo~tra di Ca'"Pesaro, dall'altro, sono esposti alcuni importanti quadri <lella"stagione" futurista" di Boccioni. L'iniziativa a cura di Ester Coen, Licisco Maga~ato e Guido Perocco è improntàta a notevole ngore s~orico e filologi– co e corredata da un catalogo (Mazzotta) davve– ro ben fatto, soprattutto nell'ambisi dei rapporti fra i vari artisti contemporanei f Boccioni. Pec– cato manchi proprio la trascrizione della presen- tazione di Marinetti... · I . Verona, Museo di Caste/vecchio e Galleria dello Scudo fino al 31 gen. Gallerie Herbert Brandi l Vedi riquadro! Modena, Mazzo/i, Via I azario Sauro 58/A,tel.243455 OmarGalliani:"Ossimoro" · In contemporanea alla mostra allestita presso i Civici Musei di Reggio Emilia, anche a Bologna c'è la possibilità di affascinarsi bella contempla– zione dei quadri del più manieri~ta degli iperma– nieristi, del più romantico dei neo-romantici. Magici venti sollevano e plasmano rigogliose femminee chiome; volti incantati ammirano gli effetti di trasformazioni alchemiche (forse) da loro provocate. Pietre filosofali( androgini e gi– ganti, uroboros e cherubini, tanti unicorni. . Bologna, Studio Cristoforo, via1Val'D'Aposa 7, te1. 228251 I 10-13 16-20, chiuso \un. StazioneCentrale J Arcangelo, Francesco Bonami, Gaetano Grillo, Nata', Marco Néreo Rotelli. . · Milano, Cannaviello,. via Cusani 10-I0/7,· te!. 807991 . MaurizioPellegrin Venezia, li Capricorno

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