Fine secolo - 14-15 dicembre 1985
re: 'io sono marxista! il miglior marxista sono ior 0 • Ma com'è possibile questo radicale stravolgi– mento dei valori? Perchè il partito e il marxi– smo diventano, nella loro presunta assolutez– za, i criteri ultimi, cui si sacrifica verità e li– bertà? Come si crea una mentalità e un lin– guaggio che sottomettono la verità al dogma del marxismo e la libertà alla dittatura del par– tito? La po /emi.ca sulla "cultura prolet aria" · Una risposta a queste domande aiuta a darla il terzo episodio dello sviluppo del marxismo ri– voluzionario di Lenin: la polemica sulla "cul– tura proletaria". Per Lenin il problema della cultura non era secondario a quello politico, poichè la sua conce'Lionedella rivoluzione, così come egli l'aveva attuata nell'ottobre 1917 e negli anni successivi, si prestava, tra le varie critiche, anche a quella di aver progettato una rivoluzione in un paese, come la Russia, non ancora culturalmente preparato a un simile svolgimento./ .../ "Perchè non possiamo comin– ciare dapprima dalla conquista, per via rivolu– zionaria, delle premesse di questo determinato livello /culturale/, e poi ormai sulla base del potere operaio-contadino e del regime sovieti– co, muoverci per raggiungere gli altri popoli?'' . E' qui espressa· la formula della rivoluzione bolscevica: dapprima la presa del potere e poi, sulla base del regime così creato, operare una "rivoluzione culturale". Si deve chiarire allora perchè Lenin, fautore della "rivoluzione cultu– rale", combattesse l'idea e la prassi di una "cultura proletaria" come quella sostenuta dal Proletlrul't. In questa opposizione c'era, in– dubbiamente, la vecchia ostilità verso la filoso– fia di Bogdanov, teorico del Proletkul't./ .../ ·Direi che agiva in Lenin una conce'Lionedella cultura come deposito di beni e di strumenti da popolariu.are e da usare per l'~one del socialismo, mentre gli sfuggiva-completamente lo spirito della cultura, cioè l'insieme delle con– dizioni per l'incremento dei beni culturali ac– quisiti. La cultura aveva un significato pura– mente subalterno in quanto era data: era que– sto dato che doveva essere preso in co:nsegnà, non lo spirito critico e creativo che costituiva la garanzia di un'ulteriore produzione di cultu– ra./ .../ Retorica e pratica della tolleranza Che l'intolleram.a non sia qualcosa di acciden– tale nel marxismo al potere, mi sembra chiaro, almeno per quel che riguarda il determinante marxismo di Lenin. E mi sembra chiara anche la contraddizione fondamentale di questo mar-. xismo, contraddizione che, per· dirla in. breve, consiste nel lodare la tolleranza senza praticar– la, facendosi paladini di battaglie democrati– che in nome di un "assoluto" che non è il so– cialismo laico e riformatore, tutto calato nella relatività della storia, ma un comunismo come mitico regno della libertà, nel quale si salta fuoriuscendo dal regno della necessità. Oggi la "nuova società", dove la "tolleranza" del dis– senso non ha alcuna cittadinanrn, si è costitui– ta in vaste aree del mondo ed appare caratte– riu.ata dai meccanismi intellettuali e dalle strutture mentali che abbiamo rilevato nei tre momenti del marxismo leniniano e che si sono ormai trasformati in istituzioni ideopolitiche: il partitò come regolatore assoluto del movimen– to storico e come dominatore unico della realtà sociale; il marxismo come scienza spe– ciale e intangibile, alla quale devono essere sot– tomesse tutte le sfere della cultura e al cui svi– luppo (è preposto soltanto il partito; la mobili– tazione permanente della società in vista di una "rivoluzione culturale" locale e universale; e, infine, la lotta costante contro un nemico "oggettivo". Si è costituito, insomma, un nuo- .--=-- - ~ _5--: =-===- FINE SECOLO* SABATO 14 / DOMENlèA15 DICEMBRE 1 · vo tipo di società che alcuni chiamano "totali– tarismo", altri "comunismo", altri ancora " socialismo reale" e che noi, per non ferire le orecchie di nessuno, qui chiameremo sempli– cente "Sistema". Si tratta di un sistema socio– politico che non coincide con i tradizionali au– toritarsimi e che è agli antipodi, s'intende, del– la democrazia liberale: una "terza via" tra essi; se così si può dire. A questo punto Strada esamina il rapporto fra Sistema ma,:xista vittorioso e Marx attraverso la peculiare concezione della totalità esposta da Lukàcs, "lafigura più importante e più interes– sante del marxismo reale". Dobbiamo omettere questa parte, e arrivare alla conclusione. Un mondo salvato dai filosofi? Eppure questa visione totale della storia uni– versale passata, presente e futura non ha previ– sto alcuni eventi epocali che si sono verificati nel nostro secolo e che hanno modificato il corso della storia. Non ha previsto il luogo in cui il marxismo avrebbe conquistato in un pri– mo tempo il potere e le forme che tale potere avrebbe assunto, anzi, per quel che riguarda quest'ultimo aspetto, furono gli avversari del marxismo, come Bakunin, a prevedere le for– 'me nuove di statalismo ultraautoritario in cui il marxismo sarebbe sfociato. Non ha previsto che il capitalismo sarebbe continuato ad essere una forza produttiva di valori materiali e spiri– tuali e avrebbe trov~to nuove modalità di par– tecipazione democratica alla gestione del pote– re. Non ha previsto che contro le democrazie liberali si sarebbe levato anche un fenomeno 'del tutto nuovo come il fascismo e che la lotta contro il fascismo avrebbe interrotto e modifi– cato la fondamentale guerra tra il marxismo organizzato e il capitalismo democratico. Non ha previsto, soprattutto, che una grandiosa scoperta tecnico-scientifica avrebbe permesso un'unificazione, per così dire, negativa dell'u– manità, dando luogo alla totalità potenziale della sua autodistruzione e creando ostacoli a quella che per il marxismo sarebbe invece la Totalità positiva, cioè l'universalizzazione del proprio dominio. Il piano della Provvidenza è risultato alquanto diverso da quello proclama– to dai teorici e dai pratici della Totalità. E per conoscere qualche aspetto di-questo misterioso "piano" ci sono più d'aiuto le scienze borghesi che non la superscienz.a marxista, anche se di questa si possono senz'altro utilizzare, se l'iro– nia involontaria ci è concessa, quegli elementi empirici 'che la apparentano in parte con le scienze borghesi. La tolleranza ora diventa meno impossibile e si basa sul fatto che pochi oggi osano dirsi padroni della conoscenza del– la totalità o addirittura suoi portavoce e tutti cercano di conoscere frammenti e sistemi di frammenti di un Tutt_oche l'uomo non domi– na. Solo l'ideologia del "socialismo reale" o del totalitarismo o ,del Sistema, come neutra– mente l'ho chiamato, continua imperterrita a proclamarsi unica e assoluta, e non può essere altrimenti, poichè quell'ideologia, detta marxi– sta e leninista, è l'unica base di legittimazione del Sistema, essendo escluse tutte le forme di legittimazione democratica, ossia un consenso basato sul dissenso. Resta quella che ho definito la Totalità negati– va dell'autodistruzione. Qui, in conclusione, mi permetto di ritornare a Marx, all'ultima, e alla più celebre, delle sue Tesi su Feuerbach, che proclama: "I filosofi hanno solo interpre– tato il mondo in modi diversi; si tratta però di trasformarlo". Mi sia lecito mutare profonda– mente questa tesi in un'altra che propongo come criterio di un rifiuto delle due Totalità che ci minacciano: quella realmente negativa dell'autodistruzione e quella' falsamente positi– va dell'intolleranza: "I filosofi hanno interpre– tato e trasformato il mondo; si tratta però di salvarlo". ·
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