Fine secolo - 14-15 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 14 / DOMENICA 15 DICEMBRE Notizie utili e interessanti su Amnesty lnternatio11,a/ H o un appuntamento alla sede del Se– gretariato internazionale di Arnnesty International. So che incontrerò un membro italiano dell'organizzazione, Antonio Ml!,rchesi, chelavora presso l'ufficio legale del Segretariato (mi aspetto un tipo avvocato de- . mocratico di recente mezza età) e col Capo Uf– ficio Stampa, David Laulitch. La sede, non su– perlussuosa, manifesta però benessere e buona organizzazione. Mi accoglie una ragazza nera, di gran bella presenza, ed è un addetto stampa. Ho subito una sorpresa. Considerando che ip. Gran Bretagna, nonostante il terrorismo irlan– dese, si entra éd esce da sedi di partiti e sinda- . cati semplicemente annunciando il proprio nome, qui si ha invece un po' di sicurezza elet– tronica: carte individuali per aprire e chiudere porte. Chiedo perché, e lei minimizza un poco: «E' abbastanza normale. No?!». Norr tanto, al– meno in questo paese. E la conversazione suc– cessiva mi chiarirà perché: Amnesty ha un ric– chissimo archivio di dati su casi giudiziari, per– secuzione e tortura in ogni regime e paese del mondo. Qualche carta potrebbe far. gola a qu_alcheservizio più o meno segreto. Più neces– sario ancora, per Amnesty, è garantire il mas– simo di protezione alle proprie fonti d'infor– mazione. Da sottolineare che dati e informa– zioni raccolti sono tutti destinati da ultimo ad essere resi pubblici - è questa la parte decisiva dell'attività di Amnesty -'il .momento scelto per la pubblicazione deve però essere quello più opportuno. Introdotto con cortesia in un ufficietto, vi scorgo una faccia simpatica di giornalista ame– ricano (lo intuisco prima che apra bocca) usci– to fresco da «Prima pagina» di Billy Wilder, non più· tanto fresco d'età, ma vigoroso di modi e di parola. E' David Laulitch, e decido .di amarlo subito. Accanto, un ragazzo. Il suo . aggettivo credo sia «chiaro»: di capelli, innan– zitutto, biondissimo; d'occhi poi, un bell'az– zurro da maiolica; di parola, come sentirò tra poco; e, credo, anche d'anima. Ahimè, questo ·potrei amarlo sul serio. Parla ottimo inglese; con forte accento ;:imericano; è di Roma, ed è Antonio Marchesi. Il piacere di incontrare un compatriota che si destreggia bene nel mondo e nelle lingue, che è mosso da un forte impegno morale e, in giovane età, vi si dedica, è per me molto intenso. Spero anche per voi. lnizi9 cercando di farmi dare da loro un'idea dell'organizzazione. Qui nel Segretariato, a Londra, lavorano 200 persone, a pieno tempo. «Ma - aggiunge subito David - quel che conta per noi, soprattutto nella raccolta delle infor– mazioni, per ogni membro professionale dello staff, ci sono migliaia di volontari nei più vari paesi». E come raccogliete· dati, dico io, ad esempio in un paese difficile come là Russia? David scoppia a ridere: «Hai sbagliato di gros– so. La Russia è tra i più facili per la raccolta di informazione. I nostri volontari, esterni ed in– terni hanno a disposizione innanzitutto le sen– tenze dei tribunali, che sono pubblicate. I no– stri esperti giuridici studiano inoltre le leggi, se siano o meno conformi a quei principii ele– mentari contenuti nella carta dei diritti umani. Esempio tipico è il reato di "denigrazione del– l"Unione Sovietica". Abbiamo poi esperti che analizzano la foltissima stampa ufficiale. Altra ricca fonte sono poi i rifugiati. E come saprai il "Samiszdat" è fiorente in Russia». Ho proprio sbagliato. Fare pressione sui governi è espressione che i due usano continuamente; ma in che modo la si fa? «Li si tempesta di lettere e telegrammi. La ri– chiesta iniziale è sempre quella di garantire al prigioniero il cui caso è stato da noi studiato che il suo processo sia equo e tempestivo. Le nostre lettere sorio sempre molto gentili. Non facciamo distinzione tra governi buoni e go– verni cattivi. La nostra mossa successiva è mo-· bilitare l'opinione pubblica, attraverso i media e campagne internazionali o locali». E se i go– verni non sembrano rispondere con sollecitudi– ne? «Continuiamo. _Quel che noi ricordiamo ai UNTE' ·.AL ·SEGRETARIATO LONDINESE di Luca FONTANA governi è quella base minima del diritto conte– nuta nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uo– mo·. Il problema nostro è che ci muoviamo in paesi diversi, con tradizioni e sensibilità giuri– diche diverse. Dobbiamo quindi trovare un de– ·nominatore minimo da applicarsi, dopo debita analisi del caso e della tradizione di giustizia o di ingiustizia specifica del paese». Amnesty non è però soltanto costretta ad oc– cuparsi di regimi autoritari:, In quest'ultimo decennio le democrazie occidentali sembrano darvi parecchio da fare. L'Italia e la Gran Bre- tagna sono tra quelle che più vi hanno impe– gnato in questi anni. «Sì purtroppo, - David è molto informato - il problema in Italia è quello della carcerazione preventiva. Due terzi della ·popolazione carceraria in Italia sono in attesa di processo. Non hanno ancora incontrato il proprio giudice naturale. Con la legge antiter– rorismo poi l'Italia si può permettere di esten– dere la carcerazione preventiva sino a sei anni. Questo contraddice ogni tradizione giuridica occidentale, e peraltro anche il senso comune. Mai possibile che ci vogliano sei anni per rac- cogliere prove di colpevolezza?». E vi siete mai occupati di un problema che coinvolge in egual misura, e vergogna, Italia e Gran Bretagna, in– tendo i pentiti, qui detti "supergrasses"? (In questo le due leggi antiterrorismo sono perfet– tamente parallele). Antonio deve avere a cuore la .cosa e mi spiega: «Non possiamo affrontare globalmente il problema dei• pentiti. Decampa dal nostro ambito che consiste semplicemente nel ricordare ai govei:ni là necessità di equo e tempestivo processo. Analizzando però ogni · singolo caso, se la presenza del pentito ha por– tato ad un inquinamento delle prove, ricordia– mo a chi di dovere che questo contraddice il principio di equità». «In Gran Bretagna - con– tinua David - siamo intervenuti per le torture e l'isolamento inflitti a sospetti terroristi irlande– si: Dopo le nostre pressioni, il parlamento ha nominato una commissione d'inchiesta che do– vrebbe elaborare una riforma delle legge anti– terrorismo. Abbiamo notizie che dopo le no– stre pressioni, tortùre e isolamento stanno di– minuendo». D'un tratto la conversazione è diventata quasi personale, per un caso che sta particolarmente a cuore a me.· Ve la riferisco minutamente perché credo illumini sul tipo di rapporto che qualsiasi esterno può avere con Amnesty. Dic_o:mi sono molto occupato di questi tempi di «riots». Ho condotio una mia inchiesta sul Broadwater Farm Estate di T ottenham: Da quel che mi dicono i ragazzi dello Youth Cen– tre, si ha qui il caso di una aperta violazione. Più di 70 ragazzi sono stati arrestati. Sparsi per tutte le carceri del paese senza informare la fa– miglia dove si trovano. A tutt'oggi, a costoro è stato impedito di incontrare il proprio avvoca– to. Se non sbaglio questa possibilità è contem– plata dalla legislazione antiterrorismo. Ma questa si applica soltanto all'Irlanda del Nord, non alla madrepatria. La nuova legge di poli– zia, che entrerà in vigore alla fine di Febbraio, prevede appunto che per i reati di sommossa si possa impedire a un prigioniero, a discrezione della polizia, di incontrare il proprio avvocato. Ora, applicare una legge non vigente per il ter– ritorio inglese, o una legge che non è ancora vi– gente, mi pare perlomeno un eccesso di zelo. Si dimostrano interessati. David mi dice: «Devi essere almeno due volte sicuro di quello che stai dicendo. Se lo sei almeno una, fai una cosa, torna al Boadwater Farm Estate, parla con tutte le persone coinvolte. Poi raccogli i tuoi articoli, le note che hai preso e mandaci un piccolo dossier sulla questione». Sono for– temente impegnato a farlo. Il giornalista di Prima pagina ha un impegno e si congeda. Ag– -giunge però: «Hai notato, a Ginevra, Reagan e Gorbaciov, tutti e due col loro fascicolone sui diritti umani sott-0 il braccio. I diritti umani sono oggi diventati argomento principale della nuova chiacchiera politica. E' una specie di partita a football in cui tutti se li ributtano. Il problema per noi è non diventare il pallone. Per esempio, quando le nostre fonti d'informa– zione sono le opposizioni ai regimi costituiti, dobbiamo stare molto attenti. Vagliarle bene, e non farci tirare da nessuna parte». Mi accompagna alla pòrta Antonio. Come sei arrivato qui, gli chiedo. «Sono sempre stato · pacifista, e ho obiettato al servizio militare». Comincia da parte mia un serratq interrogato– rio quasi poliziesco. Voglio sapere cosa motiva una scelta morale, in un ragazzo come lui, che ammette di non avere alcuna passata militanza politica. Credo che solo la sua ottima educa– zione gli abbia impedito di mandarmi a quel paese. Ma io insisto. Un dato importante è che è nato e vissuto in una casa con tanti libri at-· tomo. Ne sono contento, perché questo con– ferma le mie convinzioni sull'effetto benefico della letteratura. «Sei religioso?», domando. «No, sono ateo».Troppo poco tempo ho avuto per capire cosa lo muova. Ma quanto mi con– forta vedere in un ragazzo che l'impegno mo– rale non dipende di necessità da credenz.e o fedi. Spero conforti anche qualcuno di voi.

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