Fine secolo - 14-15 dicembre 1985

L'associazione che adotta • • • • • 1pngion1en dì coscienza Storia, princìpi, metodi e modalità di impiego di Aìnnesty International Nel maggio del/'86, Amnesty lnternational ce– lebrerà i suoi venticinque anni dalla fondazio– ne. L'atto costitutivo fu un articolo de/l'avvo– cato londinese Peter Benenson, apparso sul– /'«Observer» del 28 maggio 1961. Recava il ti– tolo «I prigionieri dimenticati». In alto, seifo– togra;ie di «prigionieri di coscienza» (noi diciamo d'opinione, ma il Termine inglese pone un più forte accento sull'aspetto morale). Tra questi, perché rimasti nella nostra memoria o nella storia del nostro secolo, vale la pena ri– cordare Agostino Neto, allora sparito nelle se– grete portoghesi del Capo Verde; il Cardinale Beran, arcivescovo di Praga; il leader sindaca– le comunista greco Toni Ambatielos; il Prima– te d'Ungheria Mindszenty. Quelle foto erano già la dimostrazione del/'assolutà imparzialità che Amnesty intendeva osservare. t<Apriteil giornale ogni giorno della settimana - così iniziava Benenson - e vi troverete notizia di qualcuno che in qualche parte del mondo è tenuto in prigione perché le sue opinioni o la sua religione sono inaccettabili per il suo go– verno. .. Il lettore del giornale proverà un nau– seante senso di impotenza. Eppure, se questi sentimenti di disgusto, in ogni parte del mon– do; potessero essere uniti in una comune azio– ne, si potrebbe forse fare qualcosa d'efficace». Poco più avanti, Benenson citava in esteso /'articolo 18 e 19 della Dichiarazione Univer– sale dei Diritti Umani sottoscritta nel 1945 dai paesi membri delle Nazioni Unite. Questi ri– mangono sino a oggi i due principi f ondamen– tali della ;doso;,a e dell'azione di Amnesty; sono anche la base minima di accordo ideolo– gico che si richiede ancora oggi ai membri di Amnesty, nie11tepiù di questo viene loro impo– sto. Vale la pena ricordarli. Art.18: «Ognuno ha diritto ·alla libertà di pensiero, coscienza e religione. Tale diritto include la libertà di cam– biare religione o credenza, e la libertà, sia da soli che in compagnia con altri, in pubblico o in privato, di manifestare la propria religione o credenza nella pratica dell'insegnamento, del culto e dell'osservanza religiosa». L'art.19 reca: «Ognrmo ha diritto alla libertà d'opinio– ne e d'espressione. Tale tfiritto include la li– _bertà di avere opinioni senza che alcuno inter– ferisca, e la libertà di ricercare, ricevere,e im– partire informazioni e idee attraverso ogni me– dium e senza impedimento di frontiere». Ad ispirare Peter Benenson nella sua idea di creare un gruppo internazionale di ricerca e di pressione - si badi bene, non un movimento d'opinione - erano state due recenti esperienze. Due comitati internazionali si erano costituiti. in quegli anni per ottenere la liberazione dello scrittore ungherese Tihor Dery, prigioniero dalla rivolta del '56, e del professore spagnolo Tierno Galvan. In entrambe i casi, i due pur diversi regimi avevano dimostrato di reagire al peso dell'opinione pubblica mondiale, e in quell'anno 1961, sia Galvan che Dery erano· stati liberati. L'appello di Benenson ottenne subito una rea– zione positiva in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. Tre mesi dopò, con una riunione tenuta in Lussemburgo, cui partecipavano persone delle più diverse profes– sioni e vocazioni provenienti da Inghilterra, Belgio, Francia, Germania Feder_a/e,Irlanda, Svizzera e Stati Uniti, Amnesty lnternational nasceva come vera e propria organizzazione. Nello statuto, si dava uno scopo volutamente limitatissimo: raccogliere informa:;:ionisu casi individuali e specifici di «prigionieri di coscien– za» in OJ!Tli parte del mondo e sotto ogni tipo di regime; esercitare pressioni dirette sul regime in questione, e indirette, mobilitando tutti i media possibili della pubblicità e de/l'opinione pubblica. Ancora oggi ogni gruppo nazionale o locale di Amnesty si costituisce sulla base di almeno due casi giudiziari specifici. Il termine interno che si ùsa è quello di «adozione»: il gruppo adotta i propri casi, e in tal modo si co– stituisce. E' condizione necessaria, sin dall'ini– zio, che i casi adottati siano in paesi diversi da quelli del gruppo e anche dei singoli membri del gruppo che li adottano, a garanzia di asso– luta imparzialità e internazionalismo. Partico– lare enfasi si pone, nello statuto, sulla assoluta apoliticità di Amnesty come organizzazione; ciascuno dei suoi membri ha naturalmente di– ritto ad avere le opinioni che crede. L'organizzazione ha una struttura perfetta– mente democratica fondata sul principio mag– gioritario. L'autorità direttiva è il Consiglio Internazionale, che si riunisce periodicamente e oltre ad avere funzione, per così dire. legisla– tiva, elegge i membri del Comitato Esecutivo Internazionale, che ha potere appunto esecuti– vo tra una riunione e /'altra del Consiglio. Il Consiglio elegge inoltre i membri del Segreta– riato Internazionale, che ha sede permanente a Londra, con compiti direttivi dell'attività di Amnesty. L'organizzazione è totalmente autofinanziata sulla base delle quote d'iscrizione (in Italia, te– nuto conto delle differenze scalari tra varie ca– tegorie di reddito, la quota annua è in media di 25.000 lire), pagate da più di mezzo milione di membri in tutto il mondo. Si accettano dona– zioni private - e sono molte quelle che perven– gono - ma è norma assoluta che il donatore non ponga alcuna condizione, nqn richieda cioè che il suo dono sia finalizzato a uno scopo particolare. Norma assolutissima è: Amnesty non accetta soldi da governi. Si premura sem– pre perciò di investigare afondo lefonti da cui il pur necessarissimo denaro proviene. Ha an– che altre forme di ;manziamento quale /'orga– nizzazione di concerti, aste, etc:, oltre al mar– keting delle proprie pubblicazioni. Due tappe fondamentali nello sviluppo di Am– nesty si sono avute negli anni '70. Nel '73, ·Amnesty ha allargato il proprio ambito d'azio– ne a una nuova campagna contro la tortura - CAT, la si chiama in sigla. Campagna per /'A– bolizione della Tortura. Spero che qualcuno ri– cordi che questa campagna - e dovremmo ri– cordarlo con angosciatà vergogna - ha dovuto di recente occuparsi anche dell'Italia. · Un terzo ambito d'azione è stato deciso con una conferenza tenutasi a Stoccolma nel '77: l'apertura di una nuova campagna per l'aboli– zione della pena di morte. L'opposizione di Amnesty a tortura e pena di morte sceglie a proprio principio minimo, anche in questo caso, la dichiarazione dei diritti dell'uomo, dove si afferma di rifiutare ogni forma di «trattamento o pena inumani, crùdeli o degra– danti». Nel 1977 ad Amnesty lnternational è stato conferito il premio Nobel per la pace. A riassunto della filosofia e dell'attività di Amnesty val la pena citare due frasi che fanno un poco parte del suo leggendario interno. Una è la famosa e bella frase che tutti considerano detta da Voltaire, ma in realtà apocrifa: «De– testo quello che dici, ma sono-pronto a morire per difen<jere il tuo diritto di dirlo». L'altra,_ del filosofo americano John Dewey, fu scelta da Peter Benenson per un titoletto del suo arti– colo fondatore: « Vuoi farti urropinione di una certa società? Guarda chi vi è in f(alera». FINE SECOLO* SABATO 14 / DOMENICA 15 DICEMBRE 23 Foto di Guy Le Querrec LA STORIA ITALIANA DIAMNESTY di Antonio MARCHESI A mnesty International è un'organizza– zione che ha scelto di avere molti limi– ti. Nell'ambito generale della protezio– ne dei diritti umani fondamentali, il suo ruolo è specifico. Chiedere il rilascio dei «prigionieri d'opinione», processi equi e tempestivi per tut– ti i prigionieri politici, l'abolizione della tortu– ra e della pena di morte rappresenta un pro– gramma ambizioso ma circoscritto. Amnesty lnternational non ha interesse per le ideologie, ma per i comportamenti dei governi. Così pure non si interessa delle opinioni politiche o del credo religioso dei suoi iscritti, dei suoi attivi– sti, ma solo della loro volontà di impegnarsi per la realizzazione degli obiettivi del movi– mento. Questa impostazione consente di con– centrare risorse umane e finanziarie su un obiettivo che diventa realistico, concreto. Con– sente sopratt utto di ra ccogliere in una batta– glia comune perso.ne che, .probabilmente, in comune tra loro non hanno quasi nulla: diver– se per razza, lingua, cultura, età, ma impegnate insieme per Amnesty. Ed è così che i «limiti» dell'organizzazione si trasformano in un punto di forza. Amnesty Intemational è dunque uguale e di– versa: il fine e i metodi di intervento non cam– biano, i soggetti sì. L'organizzazione esiste in Inghilterra, negli USA, in Olanda, ma anche in Senegal, in Perù e nello Sri Lanka. Esiste anche in Italia. Le prime adesioni indivi– duali e la creazione dei primi gruppi risale al 1962, poco dopo la nascita del movimento ins ternazionale. Questa prima esperienza.italiana fu preziosa, ma-elitaria. E' dur~ta fino al 1967. La sezione italiana attuale è nata nel 1974. I pochi attivisti erano concentrati in alcune città del nord e dèl centro. A.I. non era ancora nota all'opinione pubblica italiana. Un trafiletto su un giornale nazionale rappresentava un suc– cesso notevole. · Nel 1977, la sede di Roma si trovava in Via della Penna. in due stanzette affollatissime di persone e di cose. I soci attivi erano così pochi che si potevano riunire, forse non tanto comp- damente, in una sola stanza. Si passava il tem– po al ciclostile o al tavolino per la raccolta di firme in Piazza Navona. Credo che a Milano, Torino, Firenze, ed in altre città il quadro fos- se più o meno lo stesso. _ Man mano che la sezione italiana cresçeva e si diffondeva in città e regioni nuove, andavano affermandosi, all'interno del nostro paese (così come avveniva e avviene su scala mondiale), realtà diverse tra loro. Infatti è difficile indivi– duare il socio «tipico» di Amnesty lnternatio– nal, che forse non esiste. E' questo uno dei co– rollari della impostazione particolare che il movimento ha sin dagli inizi voluto scegliere e la realtà italiana ne è una dimostrazione. I gruppi di Amnesty in alcune città sono compo 2 sti in buona parte da studenti. Altrove, è pre– sente in fasce d'età diverse. Alcuni gruppi sono composti quasi esclusivamente di donne. La sezione italiana conta fra i suoi soci atei, catto– lici, valdesi, persone legate alla sinistra e ai partiti moderati. Nonostante questa tendenza ad attraversare i diversi gruppi della società italiana (o almeno una parte di essi), lo sviluppo -e la diffusione di Amnesty in Italia sono stati lenti e in genere difficili. L'attenzione riservata dalla stampa alle notizie dell'organizzazione è cresciuta no– te_volmente.Una fascia piuttosto ampia di opi– nione pubblica conosce Amnesty e tende ad es– sere favorevole alle sue iniziative. Ma la diffi– coltà maggiore consiste proprio nel trasforma– re questa attenzione in impegno concreto, in militanza' attiva. Creare un'organizzazione di lavoro pe'r il rilascio dei «prigionieri d' opinio– ne», contro la tortura e la pena di morte (e non semplicemente un movimento d'opinione): è questa la sfida che aspetta Amnesty Intematio– nal, in ltll.lia, nei prossimi anni. L'indirizzo del Segretariato Internazionale di Amnesty fnternational è: I Easton Street, Lon– don WC i X 8 DJ, Gran Bretagna. L'indirizzo della sezione italiana è: viale Mazzini 146. 00195 Ro.ma (te/. 380898 - 389403)

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