Fine secolo - 7-8 dicembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 7 / DOMENICA 8 DICEMBRE 20 T_. utti noi, che abbiamo avuto occasione di conoscere e frequentare Elsa, siamo grati . alla vita del dono ricevuto. Era allegra, liberà, anarchica come un uccello; severa come le tavole della legge; pietosa al punto di sostenere che «ama il prossimo come te ~tes– so» significa «ama il prossimo perché è, te, stesso». Abbiamo vissuto in sua compagnia grandi felicità;· e a tutti noi ha posto sempre gravi, laceranti quesiti morali. Viveva nel reale come pochi e 1a sua prodi– giosa i111maginazionenon era fuga d~ esso, ma mezzo per rimanergli aderente e fedele. Perciò noi, suoi amici, andavamo volentieri a trovarla; o invece ne fuggivamo la compa– gnia quando, troppo contaminati dall'irreale, il male del nostro tempo, non riuscivamo-a sostenere un confronto che più che con lei era co~ il magico fardello di ènigmi, ché è la vita,, e che ella pareva te.nere in grembo e aprire e,dis!ribuire in nostra presenza. 2. Af funerali di Elsa non c'erano i ragazzini, · tranne Viola. Chissà dov'erano; a salvare il mondo. Erano certo à quell'ora nelle loro aule scolastiche e nessun insegnante ha pen– sato di leggere in classe pagine di uno d~i maggiori scrittor~ del '900 italiano per poi condurli a rendergli l'estremo saluto. Né c'e– rano i professori e gli studenti della facoltà di lertere. Né .lt> delegazioni del Comune di Roma o del Parlamento. Erano pochi i poeti · e gli artisti: i critici e i letterati. Moltissimi utenti· invece hanno assistito al funerale in TV. 3. C'erano in cambio, come usciti dal mira– coloso cestello di Elsa, mille sorprese e prodi– gi, fra cui: due straordinarie corone, omaggio del per.sonale della Casa Einaudi, non di fio– ri, ma di aranci e limoni - e inizia ora la loro stagione, quando illuminano festosi il lutto , invernale delle campagne del Meridione.: I.,:a sciarpa rosa di Carlo, come l'emblema dell;i. sua tenerezza. La preoccupazione scher~osa . di Tonino che non sapeva dove e come arida– re a prendere due alberelli di mandarini di Elsa, che gli amici gli avevano regalato perché li piantasse_ a Nàpoli nel suo giardi- di FabriziaAAMO\IDINO ,, PIUBELLA-·. . . .. ·DICHIARAZIONE? , ' ,. Qui sopra Elsa a Firenzejn un'istantanea del 1937. Al centro, Elsa con la/accia chiara e il vestito scuro, e il gatto co{ muso scuro e il mantello chiaro, sulla loro terrazza. netto: La voce affannata di Lucia che se nella confusione perdeva di vista la bara, chiedeva agli amici: «Dov'è Elsa?». Il volto severo di Natalia, che ha Jasrjato il letto a cÙi era co– stretta da un disturbo alla gamba. Quello semplice, schietto, rigato di lacrime d(Maria, la sorella, che il giorno innanzi in televisione una cronista spietata aveva tormentato con insistenti domande, tentando di frugare nel– l'infanzia di Elsa per trovarvi le ragioni di una vocazione di cui non saprà mai che è un mistero e un segreto. Tano e Raffaele, due fotografi, così commossi, così•fedeli alla con– segna di Elsa di non farsi fotografare senza il proprio consenso, che non hanno voluto scattare nemmeno un'immagine. 4. Ci sono·stati anche molti orrori, già prima attraversati ta_ntevolte in compagnia di Elsa, al tempo in cui camminava e parlava. Il cimitero di Primaporta con i suoi caseggia-• ti in miniatura per i morti, eguali·a quelli del– le moderne borgate, e -con le sue villette di marmo e vetro per i ricchj. «Anche da morti - è sbottata Patrizia - bisogna vivere in una casa!». E con il suo forno crematorio, «ardita opera dell'Arch. x», dinanzi al quale, in 1,m prato squallido, bruciava un mucchio di im- mondezza. Allora è stato Goffredo a sbotta– re: «Gli architetti, non paghi di còntribuire alla rovina dei vivi, infieriscono anche sui morti!». . E il numero di «Repubblica» del giorno pre– cedente. A piè della prima pagina c'era una brutta foto di Elsa ·- una foto rubatale in str.ada negli ultimi anni, sormontata dal lito- · lo «Morante Addio», come a dire «Final– iii.ente ci siamo liberati- di te!». Sopra, per caso, c'era una vignetta di Forattini, riferita certo al raid delle teste di cuoio egiziane, che· raffigurava di spalle la Signora Morte, vesti– ta di nero, con ·in testa un bel fazzoletto, la kefià, e che con la mano scheletrica reggeva la gran falce. In cronaca continuava a essere diffusa una (alsa notizia: che Elsa negli'ulti– r,ni tempi riceveva un sussidio statale. Infine, nel pàginone della cultura, Giuliani da un lato e Asor Rosa dall'altro provavano con le loro pinze chirurgiche disinfett?te a operare il corpo poetico di Elsa per separarne le parti malate da qùelle sane; o viceversa a salvare il corpo 'della .letteratura italiana da quella grande infezione che pareva loro quel mondo poetico. · ·Ora'se è legittimo che dei critici non predili– gano uno scrittore, che addirittura lo abbia– no in ·avversione; non corrisponde invece alle r~gole di· una ·corretta informazione non chiamare· accanto a un detrattore anche un ammiratore, Veniva anche in mente la fune– sta· pagina di «Repubblica» in cui 'Aracoeli' veniva annunciato con questo titolo: «~ra·· \forante, còsì non va!» e con una vignetta di pessimo gusto: Elsa vecchia e malata contro l'albero di Van Gogh. Ma poi «Repubblica», ospitando il bell'infer- . vento di Giulio Einaudi 'Il mondo salvato da' El~a•, hà un po' salvato se stessa. 5. Riflettendo a tanta avversione e ripugnan– .za manifestate anche in passato e da molti verso quel mondo poetico, ho ricordato che Goethe manifestò lo stesso sentire quando lesse la «Pentesilea» di von Kleist. Un eros arcaico, selvaggio, imperioso, vero veniva a tu'rbare le magnifiche sorti e progressive o solo un quieto vivere sostenuto da accomo– damenti, compromessi, buon senso, distacco, iron__ia. 6. Sono comparse in questi giorni tante foto di Elsa e voglio ricordarne alcune per l'affet– to che mi lega agli amici che le hanno scelte o scattate, Elsa col gatto sul.la prima pagina di «Repor– ter»: Spesso questo giornale usa titoli di sca– tola per eventi che tutti gli altri giomali-con– .siderano margin~li. Un segQo di aderenza al reale.·'. · . Elsa splendida, in abito nero· da sera, che ci introduce nel lutto e nella festa dei versi di commiato che scrisse in memoria di una per- · son~ da lei molto amata. La poesia, quella che apre 'Il Mondo saJvato dai ragazzini', s'intitola «Addio». Se quella pagina, fosse, 1;1nam'usica, sarebbe Verdi. Mentre l'<<AddiQ» di .«Repubblica» sa– rebbe una canzonetta di San-Remo. Elsa in . clinica, «in vétrina», come diceva' scherzan– do. Quando ·stava meglio, dietro la' vetrata del piano terra aspettava gli amiçi. E ci' sono con lei_Marouz, il bambino che le è stato più vicino in questi anni, ricoverato al suo stesso piano, e che la chiamava «La Capitana» perché guidava la nave-carrozzella; e Fabio, il figlio di Raffaele, con il quale anni prima aveva saltato e cantato per i campielli di Ve– nezta. 7. Elsa aveva una grande cura nello scegliere le parole. Considerava ogni parola impropria un tradimento del reale e della missione· del poeta. Anche per questo mi sono soffermata su quei due 'Addii', quello di «Repubblica» e quello di «Fine secolo». Un'impercettibile sfumatura nella scelta di una parola e nel suo accostamento a altre può capovolgere o stra– volgere sentimenti, pensieri, emozioni. Spesso le parole siedono stanche alla ricerca del poeta. Non si erano mai stancate invece di cercare e trovare Elsa.

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